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Il Cile brucia: oltre 100 vittime, intere colline distrutte

Un'ondata di caldo estremo e la siccità, portati dal fenomeno El Niño, stanno devastando il paese latinoamericano

Cresce di ora in ora il bilancio delle vittime degli incendi che da giorni devastano il Cile. In questo periodo estivo per il Sudamerica buona parte del continente è colpito da una forte ondata di calore, venti e siccità, temperature sui 40 gradi e l’effetto del fenomeno climatico denominato El Niño. I soccorritori continuano a combattere gli incendi nella regione turistica costiera di Valparaiso ma la catastrofe ha già assunto proporzioni spaventose. Sono al lavoro circa 1.400 vigili del fuoco e 1.300 militari e volontari, col supporto di 31 elicotteri antincendio.

Abraham Mardones, un saldatore fuggito dalla sua casa in fiamme a Viña del Mar, ha detto all’Agence France Presse (AFP) di essere scampato per un soffio alla morte, venerdì 2 febbraio. “Abbiamo guardato di nuovo fuori e il fuoco era già sulle nostre mura. Ci sono voluti solo 10 minuti. L’intera collina è bruciata” ha detto l’uomo. “Il fuoco ha consumato tutto: ricordi, comodità, case. Non mi è rimasto altro che la mia tuta e un paio di scarpe da ginnastica che mi sono state regalate“. “Ho potuto salvare solo il mio cane“. Al suo ritorno, domenica 4 febbraio, ha detto di aver trovato diversi vicini di casa morti tra le fiamme. L’uomo ha visto con i suoi occhi amici transitare alla guida di un camion “che trasportava i corpi bruciati di un loro fratello, del loro padre e della loro figlia“.

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Foto X @AFP

Cile, il peggior disastro dal 2010

Il ministero dell’Interno del Cile ha fatto sapere domenica sera che delle 112 vittime sino a quel momento individuate se ne erano potute identificare soltanto 32. E che ci sono 40 incendi ancora attivi nel paese. Parlando a Quilpue, una comunità collinare vicino a Viña del Mar, il presidente Gabriel Boric ha dichiarato, secondo quanto riporta AFP, che si è trattato del disastro peggiore dal terremoto e dallo tsunami del 2010, quando morirono 500 cileni.

Il sindaco di Viña del Mar, Macarena Ripamonti, ha detto ai giornalisti che “190 persone risultano ancora disperse” in città. “Non è rimasta una sola casa, qui“, ha detto all’AFP la pensionata Lilian Rojas, 67 anni, riferendosi al suo quartiere vicino al giardino botanico, anch’esso distrutto dalle fiamme. Boric ha dichiarato lo stato di emergenza, promettendo il sostegno del Governo. Secondo il servizio nazionale per le catastrofi (Senapred), fino a domenica 4 febbraio gli incendi avevano incenerito quasi 26mila ettari di boschi e vegetazione nelle regioni centrali e meridionali del Cile.

La causa degli incendi

Le autorità hanno imposto il coprifuoco, mentre migliaia di persone nelle zone colpite ha dovuto evacuare le proprie case. L’infuriare degli incendi ha determinato il 2 febbraio la chiusura della strada che collega la regione di Valparaiso alla capitale Santiago, a circa un’ora e mezza di distanza, poiché un’enorme nube di fumo ha compromesso la visibilità. L’eco della tragedia è giunto a Roma. Al termine dell’Angelus di domenica 4 febbraio papa Francesco ha invitato a pregare per i “morti e i feriti nei devastanti incendi in Cile“.

Al netto di cause umane dolose, che di solito sono quasi sempre presenti nei casi di roghi devastanti, si collega l’origine degli incendi in Cile a un’ondata di caldo estivo e alla siccità che sta colpendo la parte meridionale del Sud America. Una situazione causata dal fenomeno meteorologico El Niño, che provoca un forte riscaldamento delle acque superficiali dell‘Oceano Pacifico Centro-Meridionale e Orientale (America Latina) nei mesi di dicembre e gennaio, ogni 5 anni circa. Ma gli scienziati avvertono che, più in generale, il surriscaldamento della Terra, di cui i cambiamenti climatici sono l’espressione, ha aumentato in tutto il mondo il rischio di disastri naturali come caldo intenso, alluvioni e incendi fuori controllo.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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