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Ilaria Salis, l’Italia protesta e convoca l’ambasciatore ungherese

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Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha fatto convocare per oggi 30 gennaio l’ambasciatore ungherese a Roma per una formale protesta sul caso Ilaria Salis. La cittadina italiana, 39 anni, è detenuta in attesa di giudizio in Ungheria da 11 mesi con l’accusa di aver partecipato a scontri di piazza con neonazisti. Il 29 gennaio ha fatto il giro del mondo la foto di Salis tradotta in un’aula di tribunale a Budapest in catene, mani e piedi legati, tenuta da una poliziotta con un guinzaglio. 

Il racconto dell’ingresso in tribunale a Budapest per la prima udienza del processo lascia senza parole. “È stato scioccante, un’immagine pazzesca. Ci aveva detto che veniva sempre trasferita in queste condizioni ma vederla ci ha fatto davvero impressione“, ha riferito all’Ansa Eugenio Losco, uno dei suoi avvocati presenti in aula. Poi la rabbia del papà Roberto che sbotta: “Mia figlia viene trattata come un animale e i politici, il Governo e i giornali fanno finta di non vedere“.

Foto Ansa

L’intervento di Tajani sul caso

Questa volta mi sembra che si sia ecceduto” ha dichiarato a Radio Anch’io il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Si tratta di “violazione delle norme comunitarie“. E quello che sta accadendo a Ilaria Salis non è “in sintonia con la nostra civiltà giuridica“. Secondo Tajani “gli avvocati devono chiedere gli arresti domiciliari in Italia“. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha incontrato il padre di Ilaria, Roberto, e sta seguendo da vicino il caso.

Quello che è certo è che Ilaria Salis dovrà rimanere ancora a lungo in cella, visto che la prima udienza si è chiusa e subito è stata aggiornata al 24 maggio. La donna è accusata di aver aggredito due estremisti di destra a Budapest ma si è dichiarata non colpevole. Scelta diversa per un altro coimputato tedesco, che si è dichiarato colpevole ed è stato condannato a 3 anni di reclusione. Ilaria Salis rischia ora 11 anni di reclusione. Il 31 gennaio è previsto un incontro fra i legali e il padre Roberto con l’ambasciatore italiano a Budapest, Manuel Jacoangeli.

Foto Ansa/Peter Magyar

Di cosa è accusata Salis

Nell’udienza del 29 gennaio la procura di Budapest ha chiesto 11 anni di carcere per Salis. In apertura di processo la 39enne milanese si è dichiarata non colpevole. Il pubblico ministero l’accusa di aver partecipato, con esponenti del gruppo di estrema sinistra Hammerbande, a una ‘caccia all’uomo’ contro militanti neofascisti tra il 9 e il 10 febbraio dell’anno scorso. Salis deve rispondere di tentato omicidio colposo in concorso.

Adesso lo Stato italiano non può davvero più continuare a ignorare una situazione carceraria e processuale che vìola le nostre leggi“, ha detto l’avvocato Losco. Anche perché “Ilaria si è dichiarata non colpevole ma ha spiegato di non aver mai potuto leggere gli atti, che nessuno le ha mai tradotto in italiano. E di non aver ancora visto le immagini su cui sostanzialmente si fonda l’accusa. E quindi ha riferito di non poter presentare nessuna memoria, cosa che è ammessa nel processo ungherese“.

Per questo, ha insistito, “Ilaria Salis deve essere trasferita ai domiciliari in Italia. E il Governo deve fare subito qualcosa perché questa situazione deve finire subito“. Un possibile spiraglio viene dall’Unione europea. Il commissario alla Giustizia Didier Reynders ha fatto sapere che “la Commissione è sempre disponibile ad aiutare nel quadro di questi contatti bilaterali che sono stati presi dall’Italia con l’Ungheria“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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