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Come finanzia il suo arsenale nucleare la Corea del Nord?

Kim Jon Un innalza la tensione nell'Indopacifico e minaccia Seul. L'economia criminale della Corea del Nord.

Nell’Indopacifico, una delle aeree più calde del mondo ad oggi secondo gli esperti, la contesa di Taiwan incrina i rapporti fra Cina e USA. Ma c’è un altro protagonista che partecipa al surriscaldamento degli equilibri globali nell’area: la Corea del Nord.  E in un discorso tenutosi questo lunedì al parlamento, Kim Jon Un avrebbe richiesto di rivedere la Costituzione nordcoreana per definire la Corea del Sud il “Paese ostile numero uno” e codificare l’impegno ad “occupare completamente” il territorio sudcoreano in caso di guerra.

Schierato saldamente dalla parte del blocco sino-russo, anche il leader nordcoreano dunque lancia oggi un chiaro messaggio non solo a Seul, ma alla comunità internazionale, circa i propri obbiettivi espansionistici. La Cina punta a Taiwan e com’è noto, la Corea del Nord sogna da tempo di riunificarsi con quella del Sud. Ed oggi Kim possiede un apparato bellico e nucleare che spaventa il mondo. Ma come lo ha costruito? Su cosa si basa l’economia nord coreana? Lo Stato Nord coreano avrebbe la sua ricchezza in una fitta e oscura rete di traffici illegali che sfuggono ai sistemi di embargo internazionali.

Esercito Corea del Nord/ FOTO ANSA

Kim Jon Un e le ambizioni nell’Indopacifico: la riunificazione con la Corea del Sud 

Nell’Indopacifico le micce ad esplodere potrebbero essere varie, al primo posto ovviamente la contesa di Taiwan fra Cina e USA. Ma un altra incognita è rappresentata dalla Corea del Nord. Il suo leader Kim Jon Un, alla pari dei suoi predecessori, sogna da tempo la riconciliazione delle due coree, e adesso, forse complice il quadrante internazionale.  Avrebbe sollecitato l’elaborazione di misure legali per considerare Seul “non più una controparte per la riconciliazione e l’unificazione” pacifica, secondo il disegno primario. Ma un nemico, dalla quale “difendersi” e prepararsi a invadere anche con l’uso della forza. Secondo la KCNA, Kim ha messo in guardia infatti Seul che “la violazione di meno di un millimetro del territorio nordcoreano varrebbe come provocazione di guerra”. La mossa di Pyongyang innalza inevitabilmente la tensione, alla pari delle “ambizioni” cinesi su Taiwan. Il leader nordcoreano possiede infatti un esercito e un arsenale nucleare tra i più pericolosi al mondo.  

Monumento a Pyongyang/ FOTO ANSA

Il sistema statale criminale della Corea del Nord: l’organizzazione segreta Room 39 e il traffico di droga

Ma come ha fatto una delle dittature e delle economie più isolate del globo a produrre un arsenale tanto sofisticato? Secondo varie inchieste internazionali, la Corea del Nord da decenni possiede un fitto sistema di traffici illegali di dollari contraffatti e droga, che finanziano non solo i progetti bellici del Paese, ma anche le necessità e gli sfarzi delle élite locali e quelle del suo leader. Questo sistema illegale vedrebbe il suo centro nevralgico nell’organizzazione segreta Room 39.  Chiamata così in quanto la sua iniziale posizione fisica era al terzo piano stanza 9 del Korean Working Party. In questo sistema illegale statale sarebbero coinvolti anche i diplomatici nordcoreani in persona. Che nelle ambasciate estere, come conferma un’inchiesta del Washington Post, grazie ai privilegi della figura del diplomatico, sotto l’ordine delle alte sfere di Pyongyang spaccerebbero grandi quantitativi di droga.

Parlamento nordcoreano/ FOTO ANSA

L’economia terribilmente povera del Paese dunque nasconde in realtà una “minieconomia” parallela sostentata in buona parte da un sistema statale criminale. La droga viene prodotta sotto severi controlli di qualità nelle fabbriche di Chongjin and Heungnam, e sarebbe di altissima qualità e dunque molto ricercata all’estero. Varie inchieste fra cui quella dell’Economist , hanno recentemente infatti parlato del traffico di Crystal Meth o metanfetamina del Paese. Dove secondo le autorità locali, in Nord Corea, vengono prodotti 3,000 kg di droga all’anno con un profitto fra i 100 e i 200 milioni di dollari. Il traffico dal Nord al Sud della Corea è cosa ben nota dall’intelligence di Seul, oggi alleata di Washington. Che riceve diversi camion e navi pieni di stupefacenti di produzione nordcoreana ogni anno, attraverso la Cina. In Europa invece dalla metà degli Anni 90, le organizzazioni criminali transnazionali sono state i principali distributori dei prodotti illegali della Corea del Nord.

I “superdollari” contraffatti nordcoreani e gli investimenti nel cyberattacco

Ma fra le attività illegali più note vi sarebbe anche la produzione di milioni di dollari contraffatti ogni anno. Banconote da 50 e da 100 dollari talmente perfette da essere chiamate dagli stessi americani “superdollari”. La Corea del Nord sarebbe infatti in possesso delle stesse stampanti usate dagli USA e dello stesso inchiostro verde prodotto in Svizzera. Indistinguibili da quelli prodotti dalla FED, questi dollari garantiscono al Paese delle risorse da investire nonché riserve monetarie in valuta internazionale. Dato il valore irrisorio della moneta locale, il won. Le ultime inchieste parlerebbero inoltre di progressivi e ingenti investimenti di Kim nel cyberattacco, dove le cellule nordcoreane ad oggi avrebbero raggiunto livelli preoccupanti. Mentre il popolo muore di fame ed è privo dei più fondamentali diritti, il leader nordcoreano e la sua stretta cerchia di fedelissimi usufruiscono dei proventi di queste attività criminali. Secondo la stampa sudcoreana, Kim Jong Un detiene ad oggi fondi neri, stimati tra i quattro e i cinque miliardi di dollari nascosti in conti bancari, ovviamente non a suo nome, in Paesi come Austria, Cina, Lichtenstein, Lussemburgo, Russia, Singapore e la Svizzera.

Chiara Cavaliere

Attualità, Spettacolo e Approfondimenti

Siciliana trapiantata nella Capitale, dopo la maturità classica ha coltivato la passione per le scienze umane laureandosi in Scienze Politiche alla Luiss Guido Carli. Senza mai abbandonare il sogno della recitazione per cui ha collaborato con le più importanti produzioni cinematografiche italiane tra cui Lux Vide, Lotus e Italian International Film.
Si occupa di attualità e degli approfondimenti culturali e sociali di MAG Life, con incursioni video. Parla fluentemente inglese e spagnolo; la scrittura è la sua forma di attivismo sociale. Il suo mito? Oriana Fallaci.

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