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Caso Pozzolo, un testimone oculare: “Era allegro, ha sparato lui”

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Assume i contorni di un caso politico, oltreché giudiziario, la vicenda che ha coinvolto il deputato Emanuele Pozzolo (FdI) a una festa di Capodanno in Piemonte, a Rosazza (Biella). Dalla sua pistola è partito un colpo che ha ferito in modo lieve il genero di un agente della scorta del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro. Tutto sarebbe avvenuto davanti a diverse persone, bambini compresi, nel contesto di un veglione che volgeva al termine nella notte dell’1 gennaio.

Man mano che passano le ore e che avanzano le indagini della magistratura, i contorni oscuri della vicenda cominciano a chiarirsi. Spunta anche un testimone. Si tratta di un agente di polizia che era alla festa, nella Pro Loco di Rosazza, quando è partito un colpo di pistola dal revolver del deputato di Fratelli d’Italia.

Emanuele Pozzolo. Foto Ansa/Maurizio Brambatti

Il racconto del testimone

Pozzolo è arrivato a fine serata” ha raccontato l’agente nel corso di un’intervista a Repubblica. “Era allegro, ha tirato fuori la pistola senza che nessuno glielo avesse chiesto e all’improvviso è partito lo sparo“. Si sarebbe trattato, dunque, di un gesto “superficiale, assolutamente immotivato“. “Purtroppo ho visto tutto” ha confermato l’uomo. “Era circa l’una e mezza, la cena era già finita. Avevamo già sparecchiato quando è arrivato Pozzolo. Stavamo andando via tutti, perché eravamo tutte famiglie ed era già tardi“.

Dall’arrivo del deputato al momento dello sparo passano pochi minuti. “Si è consumato tutto in un attimo. Pozzolo era allegro. Ha tirato fuori la pistola dal taschino per mostrarla ai presenti. Un gesto superficiale, assolutamente immotivato“. L’agente ha quindi confermato a Repubblica che era il deputato di Fratelli d’Italia a impugnare l’arma quando è partito il colpo. “La stava facendo vedere ai presenti. In un attimo si è sentito il botto dello sparo, ha rimbombato. C’erano diversi bambini, erano in piedi anche loro“. Il testimone non ha nessun dubbio che sia stato lui a sparare, sia pure involontariamente, e non altri, come era sembrato in un primo momento. “È successo sotto i miei occhi, come me l’hanno visto anche altri presenti. È stata una leggerezza: poteva costare davvero cara” al ragazzo ferito.

Una foto dal profilo Facebook di Pozzolo del deputato con Giorgia Meloni e Giovanni Donzelli

Meloni infuriata con Pozzolo

Il caso Pozzolo – un deputato della Repubblica che gira armato e col colpo in canna a una festa di Capodanno con bambini – ha naturalmente sollevato duri attacchi da parte dell’opposizione politica. Ma a quanto raccontano diversi cronisti, la stessa premier, Giorgia Meloni, del cui partito fa parte il Pozzolo, sarebbe infuriata e pronta a cacciare il deputato.

Se c’è stata anche solo una leggerezza sarà punita” ha dichiarato al Foglio una fonte vicina alla presidente del Consiglio. A quanto riporta il quotidiano, l’unico che sta parlando con il deputato al momento è Giovanni Donzelli, coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia. Più passa il tempo e più la vicenda si complica, però. La procura di Biella ha ritirato il porto d’armi per difesa personale al deputato. Emanuele Pozzolo sarebbe un appassionato di armi. E oltre al mini-revolver North American Arms Provo Ut, calibro 22, a casa avrebbe altre armi e fucili regolarmente registrati in prefettura.

I magistrati della procura di Biella lo hanno indagato per lesioni colpose come atto dovuto al fine di poter proseguire le indagini. Le opposizioni chiedono un intervento chiaro e definitivo di Meloni. Che potrebbe dare l’annuncio giovedì 4 gennaio in conferenza stampa, sempre stando al Foglio. La leader di Fratelli d’Italia ha anche un’altra possibilità: dire che è stato il deputato ad autosospendersi. Comunque vada a finire, nel partito c’è anche chi vorrebbe le dimissioni di Pozzolo da parlamentare.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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