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Dal Corso morto in carcere, un testimone: ” Lo hanno ucciso”

Il detenuto romano di 42 anni, deceduto un anno fa nel penitenziario di Oristano, avrebbe assistito a scene scabrose e perciò sarebbe stato eliminato

A seguito della riapertura del caso – lo scorso ottobre, a un anno dai fatti – emergono nuovi inquietanti particolari sulla morte del detenuto Stefano Dal Corso. L’uomo, 42 anni, fu trovato impiccato all’interno del carcere Massama di Oristano, in Sardegna. I magistrati archiviarono la vicenda come suicidio. Ma i familiari di Dal Corso non si sono mai arresi e continuano a chiedere che si faccia l’autopsia.    

In base alle rivelazioni di un testimone, infatti, il detenuto sarebbe stato assassinato. Il killer gli avrebbe “rotto l’osso del collo con una spranga e due colpi di manganello“. Secondo il testimone, che afferma di essere un ufficiale esterno della polizia penitenziaria, Dal Corso avrebbe visto un rapporto sessuale in carcere fra due operatori e per questa ragione lo avrebbero ucciso.

Dal Corso detenuto ucciso carcere Oristano
Foto Roma.repubblica.it

Il particolare dei vestiti

Il detenuto del Tufello (Roma) è deceduto nel carcere sardo il 12 ottobre del 2022. Secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, il testimone avrebbe affermato in una mail, e poi in alcune telefonate, di avere prove sulla vicenda. Tanto da poter dimostrare che che Dal Corso non si sarebbe tolto la vita, bensì che qualcuno lo avrebbe assassinato.

A questo proposito, quasi un anno più tardi, il 4 ottobre 2023, la procura oristanese ha riaperto le indagini. Il testimone avrebbe parlato anche con la sorella della vittima, Marisa Dal Corso, sostenendo di essere in possesso di un video in cui si vedrebbe l’aggressione e, particolare importante, i vestiti che il detenuto indossava quel giorno. Secondo le parole del testimone, infatti “hanno modificato le relazione, hanno cambiato medico legale, hanno vestito tuo fratello con indumenti messi a disposizione della Caritas. E hanno fatto sparire quelli sporchi di sangue con le prove e le impronte“.

Dal Corso pestato e ucciso?

Quel giorno, il 12 ottobre 2022, Stefano Dal Corso aveva “aperto la porta dell’infermeriasostiene ancora il testimone, secondo quanto riporta La Repubblica – e assistito a un rapporto sessuale tra due operatori del carcere. Lo hanno cacciato via e ha fatto ritorno nella sua cella“. Poi “schiaffi, calci, pugni“, scrive La Repubblica citando il supertestimone che “prosegue la narrazione che termina con la morte di Stefano e con il tentativo di coprire l’omicidio“.

I magistrati di Oristano esamineranno le parole del presunto ufficiale della Penitenziaria, riferite dal giornale romano. “La procura accerterà la veridicità o meno di quanto dichiarato” ha affermato l’avvocatessa della famiglia Dal Corso, Armida Decina. “Ma tutto ciò spero possa porre un dubbio che porti a effettuare l’autopsia“.

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Marisa Dal Corso, sorella di Stefano, durante la conferenza stampa alla Camera dei deputati il 20 ottobre 2023. Foto Ansa/Alanews

Il parallelo col caso Cucchi

Lo scorso ottobre, al momento della riapertura dell’inchiesta giudiziaria, erano emersi altri particolari di questa vicenda che ricorda da vicino il caso di Stefano Cucchi. Ossia del geometra di 31 anni fermato a Roma dai carabinieri il 15 ottobre 2009 e massacrato di botte in caserma fino a morirne, per il rifiuto di sottoporsi al fotosegnalamento.

La sorella di Stefano Dal Corso aveva ricevuto una chiamata telefonica, registrata, nel cui audio si sente affermare: “Tu devi andare avanti. Devi fargli fare l’autopsia, assolutamente. Gliela devi far fare“. A parlare una persona ben informata rimasta anonima. Il detenuto romano si trovava nel carcere sardo per partecipare a un’udienza processuale e scontare una pena residua. È lì che l’uomo avrebbe subito una brutale aggressione, tanto da essere assassinato, secondo il testimone. Poi la messa in scena dell’impiccagione per depistare le indagini.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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