Prigionieri palestinesi a Gaza. Foto X @angeloinchina
La guerra a Gaza è sempre più violenta. Muoiono i miliziani di Hamas e i soldati di Israele. Ma soprattutto migliaia e migliaia di civili. Uomini, donne e bambini: neonati, ragazzi, anziani e malati. Nulla sembra riuscire a fermare un conflitto che sta minando alla radice tutto il Medio Oriente, da sempre una polveriera che periodicamente esplode in guerre regionali, fra Siria, Libano, Israele, Palestina e Iraq.
Secondo il World Food Programme (il Programma alimentare mondiale dell’ONU), metà della popolazione di Gaza sta morendo di fame mentre continuano i combattimenti tra Hamas e Israele. In alcune zone 9 persone su 10 hanno trascorso almeno un giorno e una notte interi senza nulla da mangiare. Il che significa che praticamente nessuno a Gaza è al sicuro né adeguatamente nutrito.
Prigionieri palestinesi a Gaza. Foto X @angeloinchina
Il vicedirettore del Programma alimentare mondiale (Pam) delle Nazioni Unite, Carl Skau, ha precisato che finora l’ONU è riuscita a far entrare a Gaza soltanto una piccola frazione delle forniture necessarie alla sopravvivenza dei 2 milioni di abitanti. Le condizioni esistenti nella Striscia hanno reso le consegne di aiuti umanitari “quasi impossibili“. A tutto ciò si aggiunge la minaccia costante e ogni giorno più forte di un allargamento del conflitto oltre i confini della Palestina. Dallo Yemen i ribelli sciiti Houthi filoiraniani fanno sapere che colpiranno ogni nave diretta in Israele attraverso il Mar Rosso, se Gaza “non riceverà il cibo e le medicine necessarie“.
Intanto il Qatar prosegue gli sforzi di mediazione per assicurare un nuovo cessate il fuoco. Obiettivo che la diplomazia del paese del Golfo aveva già raggiunto a fine novembre, dando vita allo scambio fra ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi. Il tutto dopo che gli Stati Uniti hanno bloccato con il veto in Consiglio di sicurezza la risoluzione dell’ONU che chiedeva il “cessate il fuoco umanitario immediato a Gaza” e definiva la situazione “catastrofica“. “Aggressivo, immorale e una palese violazione di tutti i valori e i principi umanitari“, è stato il commento del presidente palestinese Abu Mazen. Per il premier israeliano Benjamin Netanyahu, invece, “la posizione degli Usa è giusta. La guerra a Hamas non si ferma“.
“Stiamo correndo un serio rischio di collasso del sistema umanitario” a Gaza, dove “la situazione si sta rapidamente trasformando in una catastrofe. Con implicazioni potenzialmente irreversibili per i palestinesi nel loro complesso e per la pace e la sicurezza nella regione“. È quanto afferma il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Il capo delle Nazioni Unite ha deplorato la “paralisi” dell’ONU di fronte alla guerra tra Israele e Hamas e si è detto dispiaciuto che il Consiglio di sicurezza non abbia votato a favore di un cessate il fuoco.
Gli ha fatto eco Tedros Adhanom Ghebreyesus, il Segretario dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), agenzia dell’ONU. “La guerra tra Israele e Hamas sta avendo un impatto catastrofico sulla salute nella Striscia di Gaza” ha dichiarato Ghebreyesus. “L’impatto del conflitto sulla salute è catastrofico” e gli operatori sanitari stanno svolgendo “un lavoro impossibile in condizioni inimmaginabili” ha affermato all’apertura di una sessione speciale del comitato esecutivo dell’OMS per discutere le condizioni nei territori palestinesi.
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