Cop28, la Terra sull’orlo del baratro
Fino al 12 dicembre a Dubai. Obiettivo: rallentare subito il surriscaldamento terrestre, altrimenti a fine secolo il pianeta sarà in parte invivibile
Da giovedì 30 novembre è in corso a Dubai, la capitale degli Emirati Arabi Uniti nel Golfo Persico, la Cop28, annuale Conferenza dell’ONU sul clima. Per gli analisti è la più difficile e al tempo stesso la più necessaria. Durerà fino al 12 dicembre. Si chiama Cop28 perché è la 28ª edizione: vi partecipano i rappresentanti di 195 paesi di tutto mondo.
Dovranno illustrare i passi avanti rispetto agli obiettivi di lotta al cambiamento climatico indicati dagli Accordi di Parigi del 2015. In particolare è al centro dell’attenzione della Cop28 il livello dell’inarrestabile surriscaldamento terrestre. Secondo gli esperti e le intese intercorse fra paesi di ogni continente, non dovrà superare l’aumento di +1,5 gradi di temperatura media sulla Terra.
Cop28, incubo global warming
Ma si sa già che occorre virare immediatamente, con fortissima determinazione, verso drastiche misure di contenimenti delle emissioni inquinanti, come l’anidride carbonica e i gas serra. E serve abbandonare subito lo sfruttamento delle fonti fossili dell’energia: petrolio, carbone e metano. Altrimenti la temperatura media della Terra esploderà. Se dovessero proseguire imperterrite le politiche attuali degli Stati, alla fine di questo secolo la temperatura terrestre crescerà di +2,4/2,8 gradi. Il che sarebbe meglio delle previsioni di un decennio fa, quando l’incremento temuto era di +3,7 gradi. Ma si tratterebbe comunque di una catastrofe ambientale dalla quale il mondo non potrebbe tornare indietro.
I pericoli a cui andiamo incontro
Detto in parole povere: c’è la possibilità che nell’arco della fine di questo secolo si creino condizioni di progressiva invivibilità per gli esseri umani in diverse aree del nostro pianeta. C’è infatti il rischio che aumentino e si approfondiscano eventi come desertificazione, siccità, carenza di acqua. Ma anche aumento del livello dei mari a causa dello scioglimento dei ghiacci polari. E conseguenti inondazioni di intere fasce costiere; penetrazione dell’acqua salata nelle falde dei campi e conseguente impossibilità di coltivare i terreni.
A fronte di tutto questo, stando agli studi scientifici pubblicati finora, i paesi del mondo hanno fatto poco. Come se non bastasse, a ospitare la Cop28 sono gli Emirati Arabi Uniti: uno degli imperi dei petrodollari. E a presiedere fisicamente la Conferenza è Sultan al-Jaber, amministratore delegato della compagnia petrolifera Adnoc di Dubai. Una contraddizione stridente con le dichiarazioni del Segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, secondo cui i “i leader devono interrompere il ciclo mortale del riscaldamento del pianeta“. Perché “senza cambiare rotta, ci stiamo dirigendo verso un disastroso aumento della temperatura di 3 gradi centigradi entro la fine del secolo“.
Conta l’impegno di Cina e Stati Uniti
Per una buona riuscita della Cop28 si punta sugli inviati speciali per il clima di Usa – John Kerry – e della Cina – Xie Zhenhua. Sono invece assenti i rispettivi presidenti Joe Biden e Xi Jinping. Cina e Stati Uniti sono i maggiori produttori di gas serra, tra i fattori che incrementano il surriscaldamento terrestre. Sommati insieme Cina e Usa ne producono il 40%. Senza l’azione delle due superpotenze, “non si vincerà questa battaglia” ha affermato Kerry assicurando di aver deciso con l’omologo cinese di lavorare “per il successo” della Cop di Dubai.
Cop28, forfait di papa Francesco
Fra gli assenti alla Cop28 anche il Papa che ha dovuto rinunciare per motivi di salute. E che lo scorso ottobre ha pubblicato un nuovo documento per l’ambiente. Lo rappresenta il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin. Alla Conferenza l’intervento della Santa Sede tocca il tema della mitigazione. Cioè quello di rendere meno gravi gli impatti dei cambiamenti climatici, prevenendo o diminuendo l’emissione di gas serra. Gli altri argomenti chiave della Cop saranno anche il fondo Loss& damage per ristorare le perdite e i danni del clima nei paesi poveri e il fondo da 100 miliardi di dollari all’anno fino al 2025 a sostegno delle economie in via di sviluppo. Per l’Italia partecipano alla Cop28 la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e l’inviato speciale per il clima, Francesco Corvaro. Presenti a Dubai anche il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto e l’ad di ENI, Claudio Descalzi.
BREAKING: The UAE is committing $100 million to Loss and Damage, an important milestone in delivering for vulnerable communities and building resilience for people suffering the devastating impacts of climate change.
We encourage leaders to raise ambition and unlock the crucial… pic.twitter.com/1q2jopFuok— COP28 UAE (@COP28_UAE) November 30, 2023