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Gaza, guerra all’ospedale di Al-Shifa. L’ONU: “Il mondo non stia in silenzio”

Colloquio fra Biden e l'emiro del Qatar per tentare una mediazione risolutiva fra Israele e Hamas in vista di un cessate il fuoco

Dopo oltre un mese di bombardamenti ininterrotti, e a oltre 2 settimane dall’invasione di terra di Israele, a Gaza la situazione degli ospedali è drammatica. Il direttore dell’ospedale di Dar Al-Shifa, il nosocomio più importante della Striscia, avverte: “Siamo pronti a evacuare se Israele lo consente“. Negli ultimi raid sono stati uccisi 3 infermieri.

Sembrava che si fossero riaperte le trattative per il rilascio degli ostaggi, ma Hamas ha detto di aver sospeso tutto a causa degli attacchi all’ospedale. La struttura è sotto assedio perché ritenuta il quartier generale di Hamas. Tutti gli ospedali nel nord della Striscia di Gaza sarebbero fuori servizio secondo il viceministro della Sanità di Hamas, Youssef Abu Rish.

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L’ospedale Al-Shifa di Gaza sotto assedio. Foto X @alguneid

Gaza, stragi senza fine

Dall’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) arriva un appello alla comunità internazionale: “All’ospedale di Al-Shifa c’è una situazione terribile, il mondo non stia in silenzio“. Il direttore Tedros Adhanom Ghebreyesus ha dichiarato su X che Al Shifa è rimasto senza acqua per 3 giorni e “non funziona più come un ospedale“. “Tragicamente, il numero di pazienti deceduti è aumentato in modo significativo” ha scritto chiedendo il cessate il fuoco immediato.

Intanto il premier israeliano Netanyahu si dice contrario al ritorno dell’Autorità nazionale palestinese a Gaza, al posto di Hamas. E si apprende che fra gli ostaggi, prelevati con la forza il 7 ottobre quando i terroristi di Hamas hanno compiuto massacri e stragi di civili nei kibbutz e nei villaggi, ci sarebbe anche un bimbo americano di 3 anni.

Le stragi nella Striscia non cessano neppure un momento. Decine di persone sono morte e altre sono rimaste ferite nel bombardamento di una sede ONU a Gaza. Si tratta di uno stabile che i dipendenti delle Nazioni Unite avevano evacuato e che serviva a centinaia di sfollati palestinesi. Le forze di difesa israeliane dichiarano dal canto loro che diversi corridoi umanitari nel nord della Striscia saranno operativi anche il 13 novembre. L’obiettivo è consentire ai palestinesi di evacuare verso sud. In questo contesto si ripetono ormai quasi ogni giorno gli instancabili appelli di Papa Francesco: “Le armi non porteranno mai la pace“.

La situazione ad Al-Shifa

L’amministrazione palestinese della Striscia di Gaza, sotto il controllo dei miliziani di Hamas, ha affermato che nelle ultime ore è salito a 6 il numero dei neonati prematuri morti per assenza di cure nell’ospedale Al-Shifa. Ci sarebbero anche 9 pazienti in terapia intensiva che hanno perso la vita per lo stesso motivo. Vicino alle strutture del nosocomio sono in corso violenti combattimenti.

Secondo un bollettino delle Nazioni Unite, citato dalla Bbc, sono almeno 3 gli infermieri rimasti uccisi nell’ospedale Al-Shifa. Le Nazioni Unite sostengono inoltre che sono danneggiate dalle azioni belliche infrastrutture vitali dell’ospedale. Come la macchina per produrre ossigeno, i serbatori d’acqua e un pozzo. Ma anche l’unità cardiovascolare e il reparto maternità.

Gaza, gli Usa sperano nel Qatar

Sul fronte diplomatico internazionale, si registra un colloquio telefonico sui destini di Gaza fra il presidente americano Joe Biden e l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al-Thani. Quest’ultimo aveva già parlato con il segretario di Stato, Antony Blinken. Al centro dei colloqui la necessità di proteggere i civili innocenti a Gaza, garantire un flusso continuo di assistenza umanitaria e lavorare al rilascio di tutti gli ostaggi di Hamas. Lo riferisce la Casa Bianca in una nota.

Hamas voleva una guerra enorme

Secondo il Washington Post, con l’attacco dello scorso 7 ottobre, l’intenzione di Hamas non era solo di uccidere e catturare il maggior numero possibile di israeliani, come avvenuto. Ma anche di innescare una guerra di vaste proporzioni in tutto il Medio Oriente. Lo hanno rivelato al quotidiano statunitense funzionari di intelligence di 4 paesi occidentali e mediorientali. Dopo gli attacchi l’esercito israeliane ha rinvenuto mappe dettagliate, scorte di cibo per diversi giorni, munizioni ed esplosivi in grandi quantità.

Indizi, se non prove certe, che rivelano l’intenzione dei terroristi di sferrare un colpo di proporzioni storiche. E scatenare una reazione israeliana senza precedenti. E anche di andare avanti per giorni e giorni. Invece, al momento, gli alleati di Hamas, come l’organizzazione terroristica islamista Hezbollah in Libano, potente come l’esercito di uno Stato, non entrano in guerra. Così come non lo stanno facendo gli altri paesi arabi, diversi dei quali, come Egitto, Qatar, Giordania e Arabia Saudita cercano di mediare per ottenere almeno un cessate il fuoco umanitario che fermi le stragi negli ospedali e non solo.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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