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Elezioni Usa, perché Gavin Newsom potrebbe subentrare a Biden

Il Governatore della California ha 'solo' 56 anni e ha incontrato Xi Jinping. Vuole distensione con la Cina e lotta ai cambiamenti climatici

Fra un anno si volgeranno le elezioni presidenziali più importanti del mondo, quelle degli Usa, ed è bene tenere a mente il nome di Gavin Newsom. Ossia dell’attuale governatore della California. Alla fine potrebbe essere lui a correre per il Partito Democratico, e a sfidare i Repubblicani, al posto di Biden. 

Oltre oceano le grandi manovre sono cominciate e anche in Europa i leder politici, gli osservatori e gli analisti si chiedono chi sarà il prossimo inquilino della Casa Bianca. Come è noto, al momento la sfida sarà quella fra il presidente uscente, Joe Biden, e l’ex presidente Donald Trump.

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Il governatore della California, Gavin Newsom. Foto Ansa/Epa Allison Dinner

I guai di Trump

Ma a parti invertite rispetto a 4 anni prima. Nel 2020, infatti, era Trump il capo della Casa Bianca uscente e Biden lo sfidante alla presidenza degli Usa. Quest’ultimo vinse con discreto margine, totalizzando il maggior numero di suffragi mai ricevuti da un candidato alla presidenza. Ma Trump non perse di molto e mostrò che, di fatto, il paese era spaccato in due come una mela.

Poi c’è stato l’assalto al Congresso di migliaia di sostenitori di Trump, il giorno dell’epifania del 2021, per bloccare l’insediamento di Biden al potere, in nome del fatto che le elezioni che lo avevano portato alla vittoria su ‘The Donald‘ sarebbero state truccate. Un giorno buio per l’America e per le istituzioni democratiche di tutto il mondo, quel 6 gennaio 2021 a Washington. Vi furono 5 vittime, 13 feriti, devastazioni a Capitol Hill e arresti.

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Donald Trump. Foto Ansa/Epa Caroline Brehman

Da lì ripresero in grande stile, per così dire, i guai giudiziari di Trump, oggi di nuovo in corsa per la Casa Bianca alle elezioni del 2024. Il tycoon si trova ad affrontare numerose inchieste e processi. Quelli sull’accusa di aver favorito una sorta di tentato golpe il 6 gennaio 2021, e di aver trafugato dalla Casa Bianca documenti top secret, portati nella sua residenza di Mar-a-Lago in Florida. Ma anche quello in cui i giudici lo accusano di aver pagato con fondi pubblici la pornostar Stormy Daniels perché tacesse sulla loro relazione extraconiugale nel corso della campagna elettorale 2020. Oltre a ciò, lo scorso maggio un giudice civile di New York ha condannato Trump a un maxi risarcimento da 5 milioni di dollari a vantaggio della scrittrice Jean Carroll, per averla aggredita sessualmente nel 1996.

I guai di Biden

A fronte di un candidato potenzialmente così indebolito da vicende personali al limite dell’incommentabile non dovrebbe essere complicato per il presidente uscente, Joe Biden, sconfiggerlo a novembre 2024. E invece lo è. Biden è in basso nei sondaggi e mancano segnali che possa riprendersi.

Alle prese con la guerra della Russia in Ucraina e la guerra di Israele a Gaza rischia una ‘sindrome Jimmy Carter‘. Il presidente democratico che uscì sconfitto dopo un solo mandato, anche a causa della doppia crisi internazionale del 1979-1980: invasione dell’Afghanistan da parte dell’Unione sovietica e rivoluzione islamica di Khomeini in Iran, con la cattura di ostaggi americani e lo storico fallimento dell’operazione militare per liberarli.

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Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, distribuisce caramelle ai ‘dolcetti o scherzetti’ di Halloween 2023. Foto Ansa/Epa Bonnie Cash

Biden deve inoltre fare i conti con le rogne giudiziarie legate alla vita e alle ‘imprese’ del figlio Hunter. E lo zavorrano la sua età, 80 anni, e le sue precarie condizioni di salute, mentali e fisiche. Lo stesso Trump ha 77 anni, e dalle risposte ai sondaggisti l’età avanzata dei due rivali non piace perché non dà fiducia nel prossimo presidente. Dal punto di vista politico gli Usa sono diventati una gerontocrazia, come VelvetMag ha raccontato.

Newsom ‘studia’ da presidente

Ecco perché qualcosa si sta muovendo. Almeno all’interno del Partito Democratico. È della scorsa settimana il viaggio a Pechino, ufficialmente per parlare di cambiamenti climatici, del governatore della California, Gavin Newsom, un ‘giovane’ di 56 anni appena. Il presidente Xi Jinping in persona ha ricevuto un ‘semplice’ governatore statunitense: cosa che non avveniva da anni.

E che, a detta di Newsom, indica una volontà di “disgelo” nella relazioni Cina-Usa. Del resto “il divorzio non è un’opzione” quando si tratta delle due maggiori economie del mondo, ha sostenuto il governatore. In un’intervista a Christiane Amanpour della Cnn, Newsom ha affermato che “dobbiamo abbassare il riscaldamento. Dobbiamo gestire le nostre differenze strategiche. Dobbiamo riconciliare le nostre linee rosse“.

Discorsi da presidente in pectore, ammesso che Biden si convinca a fare un passo indietro. Il governatore della California non scopre le carte perché in questa fase la tattica è tutto. Alle elezioni mancano 12 mesi e potrebbero essere logoranti. Per Newsom non è il momento di uscire allo scoperto ma di mandare segnali in vista delle primarie. In primo luogo alla sinistra del partito, agli ambientalisti e ai progressisti. “Se venite con me“, sembra dire l’astro nascente della politica democratica, “Trump non tornerà presidente“. E questo, per una buona metà dei cittadini degli Usa, sarebbe più che sufficiente.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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