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Sgarbi silurato: “Non presiederà Miss Italia”

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Dopo lo scandalo del presunto mancato pagamento di 715mila euro al Fisco, si apprende che Vittorio Sgarbi non presiederà la giuria di Miss Italia. Il sottosegretario alla Cultura, al centro della polemiche per le consulenze retribuite durante il suo incarico al ministero, non sarà dunque a Salsomaggiore Terme dal 7 all’11 novembre prossimi.

Sono felice che le violente polemiche contro di me abbiano ottenuto il risultato di dimostrare la mia incompatibilità con Miss Italia” ha replicato il critico d’arte sul filo dell’ironia. “Faccio con onore il sottosegretario, ma per fare il presidente di Miss Italia occorre almeno essere ministro“.

Foto Twitter @SkyTG24

A spiegare l’esclusione di Sgarbi dalla storica competizione italiana per le reginette di bellezza, è stata Patrizia Mirigliani, patron del popolare concorso. Mirigliani ha esposto le sue convinzioni nel corso di una conferenza stampa alla Camera dei deputati il 27 ottobre. “Abbiamo contattato Sgarbi diversi giorni fa e al momento non possiamo confermarlo” ha diplomaticamente affermato Patrizia Mirigliani.

Lo abbiamo contattato per la sua capacità di interpretare e raccontare la bellezza, ma non abbiamo avuto alcuna notizia. Penso quindi che non sia con noi“. Più categorico Fabio Petrella, deputato di Fratelli d’Italia presente in conferenza stampa: “Per lui Miss Italia finisce qui“.

Sono sottosegretario in quanto Sgarbi

Tornando alle accuse che i magistrati della procura di Roma muovono al critico d’arte, in base alle quali Il Fatto Quotidiano ha svolto un’inchiesta, Sgarbi prova di nuovo a replicare. “Non devo difendermi perché le argomentazioni sono state presentate in un modo tale da indurre una forma di cupidigia. Che è semplicemente il compenso per quello che ho fatto per tutta la mia vita” ha sottolineato il sottosegretario ai microfoni di Piazza Pulita su La7, il 26 ottobre.

È quello che fa qualunque scrittore – ha aggiunto – qualunque conferenziere, qualunque uomo di teatro, cioè io racconto l’arte” . Il punto però non è questo, ma il fatto che, in base alla legge, esista una incompatibilità – a certe condizioni – per chi assume responsabilità di Governo, a esercitare il ruolo di conferenziere o presentatore di eventi dietro compenso. “Sono Sgarbi da più di 40 anni – ha insistito con Corrado Formiglinon sono sottosegretario perché qualcuno mi ha indicato. Nessun partito mi ha indicato, sono sottosegretario perché sono Sgarbi“.

Patrizia Mirigliani. Foto Twitter @Cinguetterai

Nell’interpretazione di Vittorio Sgarbi, “la legge dice che il conflitto d’interessi sorge quando chi adotta un atto di Governo o omette un atto dovuto compie questa scelta perché comporta un effetto specifico sulla sua sfera patrimoniale. Io non ho fatto nulla di tutto questo“. Il critico d’arte e sottosegretario sostiene di avere avuto il via libera dell’Antitrust per poter svolgere le sue attività retribuite in relazione all’arte e contemporaneamente svolgere l’attività di sottosegretario alla Cultura del Governo Meloni.

Un’altra grana per il Governo

C’è però un altro aspetto che potrebbe indurre la presidente del Consiglio a tentare di allontanare l’ingombrante uomo politico di Ferrara. Al di là della trasgressione o meno delle regole, l’inchiesta della procura di Roma a carico di Sgarbi pesa sull’immagine del Governo. Fra pochi mesi (giugno 2024) si svolgeranno le elezioni europee e per Giorgia Meloni è il primo vero test politico importante di ‘metà mandato’. Nella maggioranza le acque sono già piuttosto agitate in relazione alla legge di Bilancio e non mancano da tempo rumors di rimpasti in vista per l’esecutivo. In questo quadro Sgarbi potrebbe apparire di troppo sebbene abbia chiarito che non  intende dimettersi.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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