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Sgarbi, bufera politica sul sottosegretario indagato per debiti col Fisco

Scoop de "Il Fatto Quotidiano", secondo cui il ministro della Cultura, Sangiuliano, non vuole più saperne e ha avvisato la premier Meloni

Tempi difficili, politicamente parlando, per il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, che rischia il posto. Secondo il Fatto Quotidiano, Sgarbi è sotto inchiesta a Roma per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Si parla di debiti col Fisco per 715 mila euro.

Il suo superiore diretto, il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, lo scarica. In un’intervista rilasciata a Thomas Mackinson del Fatto Quotidiano, afferma: “Non sapevo nulla delle consulenze. Ho già avvertito Meloni. Del resto non l’ho voluto io. Cerco di tenerlo a distanza e di rimediare ai suoi guai“.

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Vittorio Sgarbi (a sin.) e il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Foto Ansa

Affermazioni molto pesanti che Sgarbi cerca di ridimensionare affermando di aver parlato al telefono con Sangiuliano, che in un messaggio gli ha poi fatto sapere che l’intervista “è inventata“. Dallo staff del ministro riferiscono tuttavia che non c’è stato alcun colloquiotelefonico, né via messaggio tra Sangiuliano e Sgarbi nelle ultime 48 ore.

Sgarbi e i 300mila euro

Vittorio Sgarbi afferma inoltre di essere in possesso di una lettera dell’Autorità Anticorruzione che giustifica le sue “attività divulgative“. Per le quali il sottosegretario avrebbe incassato 300mila euro dall’inizio dell’anno in consulenze, presentazioni e mostre. L’Anac – ma è sempre l’uomo politico a parlare – avrebbe asserito che “non c’è alcuna incompatibilità. Sono illazioni che nascono dalle denunce di un mio collaboratore con lettere anonime. Ma sono infondate. E comunque non prendo una lira dal Ministero per le missioni“.

Secondo il Fatto Quotidiano gli eventi a pagamento a cui Sgarbi ha partecipato dall’inizio del 2023 sono 28. I compensi sarebbero pari a 214mila euro. Cinque sono ancora da confermare e valgono altri 41 mila euro. Giampaolo Cicconi, legale del sottosegretario, fa dell’ironia pecoreccia: “Meraviglioso è pensare che vi sia incompatibilità tra la funzione di sottosegretario e quella di presidente della giuria di Miss Italia. È inopportuno per ragioni di prostata?

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Vittorio Sgarbi. Foto Ansa/Riccardo Antimiani

L’indagine di Roma

Per quanto riguarda l’indagine di Roma, l’accusa a carico di Sgarbi è di non aver pagato 715 mila euro all’Agenzia delle Entrate. Mentre la sua compagna Sabrina Colle avrebbe acquistato quadri al suo posto. In particolare si parla di un’opera di Vittorio Zecchin, artista di Murano. L’opera risale al 1913: Il giardino delle Fate. Secondo i magistrati capitolini nell’ottobre 2020, per una coincidenza nel momento in cui si candida a sindaco di Roma, Sgarbi partecipa all’asta della Casa Della Rocca e compra il quadro per 148mila euro. Ma a farlo materialmente è Sabrina Colle. Secondo i pm, tuttavia, il reale acquirente è il sottosegretario. I magistrati gli contestano la sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte come previsto dall’articolo 11 della legge 74 del 2000.

Il legale di Sgarbi

Il legale di Vittorio Sgarbi, Giampaolo Cicconi, spiega che “il sottosegretario ha proceduto alla rottamazione delle cartelle esattoriali, sta pagando tutte le rate. Molte di queste cartelle derivano da multe. Altre indagini della Procura di Roma sono finite in un nulla di fatto, come quella che riguardava i quadri di De Domicis: Sgarbi è stato prosciolto perché il fatto non sussiste”.

Più in generale, sulle vicende che Il Fatto Quotidiano ha raccontato, Sgarbi intende agire in giudizio. La ricostruzione del giornale diretto da Marco Travaglio, sostiene, non sarebbe altro che una “evidente campagna di delegittimazione“. “Ci penserà l’autorità giudiziaria – si legge in un comunicato – a ristabilire la verità, non potendo contare sulla correttezza professionale dell’estensore del pezzo”.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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