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Calcio scommesse, Barella: “Non c’entro nulla e querelo”

L'interista, tirato in ballo sul quotidiano "La Verità", si dice da sempre estraneo ai giochi d'azzardo e annuncia azioni legali

Nicolò Barella non ci sta e parte al contrattacco sul caso delle scommesse illegali. Il centrocampista dell’Inter e della Nazionale non ha gradito che il quotidiano La Verità diretto da Maurizio Belpietro abbia fatto il suo nome tirandolo in ballo nel giro di puntate online sulle partite. Così, tramite i social media, ha reso noto il suo disappunto e ha preannunciato azioni legali.

Sono stato zitto per troppo tempo, nonostante tutto quello che ho letto sul mio conto. Non mi sono mai piaciuti i giochi d’azzardo, figuriamoci le scommesse (per lo più sul mio lavoro). L’unica cosa che mi interessa è tutelare le mie figlie e la mia famiglia da questa m…. Per questo da oggi passerò per vie legali“. In un’altra storia Instagram Barella ha pubblicato una foto dell’articolo sgradito, commentando: “Da un giornale che si chiama La Verità ci si aspetterebbe più serietà. L’unica verità è che siete dei pagliacci“.

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Nicolò Barella durante un allenamento della Nazionale. Foto Ansa/Claudio Giovannini

Non è mancata l’ira di Federica Schievenin, moglie del calciatore dell’Inter. “Ora almeno scrivete qualcosa di vero, avvoltoi” le sue parole sempre rivolte al quotidiano La Verità. Ma cosa è successo? Tutto nasce da un articolo pubblicato sul giornale di Belpietro secondo il quale tra i nomi fatti dallo zio di Antonio Esposito, il presunto informatore di Fabrizio Corona sul giro di scommesse illegali nel mondo del calcio ci sarebbero anche quelli di Nicolò Barella, Emmanuel Gyasi (Empoli) e Erik Lamela (Siviglia).

Scommesse e ludopatia

Quello della ludopatia fra i giovani calciatori di Serie A, della Premier League in Inghilterra e della Nazionale guidata da Luciano Spalletti è un problema diffuso. Del quale soltanto adesso si stanno prendendo le misure. Come è noto, fra i coinvolti nel giro di scommesse online illegali che l’ex ‘re dei paparazzi’, Fabrizio Corona, ha svelato in rete, ci sono Nicolò Fagioli della Juventus, Sandro Tonali del Newcastle e Nicolò Zaniolo dell’Aston Villa.

Il primo ha già patteggiato una pena di alcuni mesi di stop all’attività agonistica di fronte alla procura della Figc, in base alle accuse dell’inchiesta dei pm di Torino. Gli altri due hanno dovuto abbandonare il ritiro della Nazionale a Coverciano, lo scorso 12 ottobre, raggiunti dagli investigatori che hanno sequestrato loro telefonini e dispositivi elettronici.

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Sandro Tonali a Coverciano. Foto Ansa/Claudio Giovannini

Perché si fanno scommesse

Gabriele Sani, direttore del dipartimento di psichiatria clinica e d’urgenza del Policlinico Gemelli di Roma, ha in cura Sandro Tonali. In un’intervista alla Gazzetta dello Sport ha dichiarato che “il ludopatico ha una sua ritualità, segue una sequenza scaramantica. Sandro scommetteva sul Milan vincente per questo. Faceva parte del suo rito portafortuna, si chiama ‘pensiero magico’“. Il centrocampista del Newcastle Utd e della Nazionale italiana ha in effetti ammesso di aver fatto scommesse su piattaforme illegali e sul Milan. “Era un incentivo a vincere” ha detto il giocatore durante la sua audizione spiegando la sua dipendenza dal gioco d’azzardo.

La patologia colpisce tutti, senza distinzioni” assicura il professor Sani. “Un giovane calciatore ha stress e responsabilità che derivano dalle pressioni esterne, dall’attenzione mediatica. Situazioni che possono generare angoscia e attivare un meccanismo disfunzionale per cui la cura diventa l’adrenalina delle scommesse” precisa Gabriele Sani. “Diventa un qualcosa di cui non poter più fare a meno. Un comportamento compulsivo, incontrollabile, in cui il guadagno eventuale non c’entra assolutamente niente“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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