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Meloni in Egitto al vertice per fermare la guerra fra Israele e Hamas

Da Gaza la testimonianza di suor Nabila, che assiste 500 persone in una chiesa. Fra essi anche 100 bambini

Il giorno dopo aver troncato platealmente, con un post sui social media, la sua relazione sentimentale col conduttore tv Andrea Giambruno, compagno e padre di sua figlia, Giorgia Meloni è al Cairo.

Partecipa a un summit internazionale che il presidente al Sisi, padre-padrone dell’Egitto, ha convocato a due settimane dall’attacco del gruppo terroristico palestinese Hamas contro Israele. E dalla rappresaglia di Tel Aviv, il cui esercito è sul punto di invadere Gaza.

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La premier al Cairo. Foto Twitter @ultimora_pol

Ad accogliere Meloni l’ambasciatore d’Italia in Egitto, Michele Quaroni, e il ministro del Commercio egiziano, Hazem al-Beblawi. C’è stato subito un breve scambio di battute, riporta l’agenzia di stampa Adnkronos, tra la presidente del Consiglio, l’omologo egiziano al Sisi e il Re di Giordania, Abd Allah II. I leader hanno poi posato per la tradizionale ‘foto di famiglia’, nel corso della quale Meloni ha avuto modo di salutare il presidente del governo spagnolo Pedro Sanchez. I leader hanno preso posto al grande tavolo circolare dell’Hotel St. Regis del Cairo con al centro il simbolo del vertice, una colomba di pace.

I temi del vertice

Al centro del summit internazionale per il Medio Oriente ci sono gli “sviluppi e il futuro della causa palestinese e del processo di pace” nel pieno della guerra tra Israele e Hamas. Sono una ventina, complessivamente, i paesi stranieri che l’Egitto ha formalmente invitato al vertice. Il summit si è articolato in due sessioni di lavoro al termine delle quali potrebbe essere diramata una dichiarazione congiunta. Dal Qatar alla Turchia, dall’Arabia Saudita agli Emirati Arabi Uniti.

I partecipanti oltre a Meloni

Per quanto riguarda i leader europei, oltre a Giorgia Meloni ha preso parte ai lavori il presidente del Governo spagnolo Pedro Sanchez in quanto presidente di turno dell’Unione europea. Ma anche il primo ministro della Grecia, Kyriakos Mitsotakis (Grecia) e Nikos Christodoulides, premier dell’Isola di Cipro. Per Germania, Francia e Regno Unito hanno partecipato al vertice i ministri degli Esteri.

Tra i partecipanti anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, e l’alto rappresentante della politica estera Ue, Josep Borrell. Atteso anche il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen. Mancheranno però le parti in conflitto: i rappresentanti di Israele e gli emissari di Hamas, che non rappresenta tutti i palestinesi ed è in conflitto con l’Autorità Nazionale.

Egitto mediatore?

I contatti in ogni guerra fra le due parti li tiene tradizionalmente proprio l’Egitto. Al Sisi si era già proposto come mediatore di pace, in forza proprio dei rapporti della sua intelligence con i miliziani di Gaza e il confine territoriale con la Striscia. Ma ha rifiutato sempre fermamente l’evacuazione nel deserto egiziano dei civili di Gaza. Ai quali, come è noto, Israele ha ordinato di sgomberare verso il sud della Striscia e il valico di Rafah. Ma il valico, faticosamente aperto dopo negoziati per far transitare verso la Striscia 20 camion di aiuti umanitari, è già stato richiuso.

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Il valico di Rafah, fra Egitto e Striscia di Gaza, temporaneamente aperto per il passaggio di aiuti umanitari. Foto Twitter @ROBZIK

La testimonianza di suor Nabila

A fronte dei governanti, Meloni inclusa, che si incontrano tra flash e sorrisi di circostanza, i palestinesi vivono l’inferno dei continui bombardamenti. E mentre Hamas libera i primi due ostaggi israeliani catturati nell’attacco del 7 ottobre  – sono circa 200 – da Gaza suor Nabila Saleh, parla al telefono col TgCom24. “Hanno colpito una casa di proprietà della Chiesa in cui erano rifugiati i cristiani che hanno perso le loro case. Diciassette persone sono ferite, gli altri sono ancora sotto le macerie“.

È un disastro – continua la religiosa – famiglie intere sono morte. Se ci bombardano moriamo tutti. Hanno cominciato con la chiesa ortodossa e adesso temiamo bombardamenti anche da noi. La gente ha paura e vive in sofferenza, non immaginate che cosa stiamo vivendo“. La religiosa, che nei giorni scorsi ha ricevuto la telefonata di Papa Francesco, si trova nella chiesa della Sacra Famiglia a Gaza. La struttura accoglie circa 500 persone, tra cui 100 bambini.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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