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Bilancio: manovra da 23 miliardi, 16 finanziati con indebitamento

Due terzi del costo della manovra saranno coperti in extra deficit perché le risorse nelle casse dello Stato sono sempre di meno

Il Consiglio dei ministri ha approvato la seconda manovra di bilancio del Governo Meloni, in carica dallo scorso autunno. Il totale provvisorio della Legge di Bilancio 2024 è di 23 miliardi di euro. A questi bisognerà però aggiungere risorse extra per misure indifferibili e interventi mirati. Fra le altre misure il provvedimento contempla l’avvio della nuova Irpef e il taglio del cuneo fiscale per favorire i redditi medio-bassi.

Potrebbe giungere anche la proroga della detassazione dei premi di produttività. Due terzi del costo della manovra saranno coperti in extra deficit. Quindi il Governo ha dovuto individuare nuove entrate o risparmi di spesa per 8 miliardi almeno. Del resto, come ha ricordato il premier Giorgia Meloni, le risorse sono poche. “Non si devono sperperare in cose che non hanno alcun senso, ma sono da concentrare nelle cose importanti che sono imprese, lavoro, redditi e famiglie“.

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La premier Meloni col ministro dell’Economia, Giorgetti. Foto Ansa.it

Manovra, taglio del cuneo fiscale

Primo pilastro della manovra finanziaria è il taglio del cuneo fiscale, cioè la riduzione delle imposte e contributi in busta paga di ogni lavoratore, al fine di aumentargli lo stipendio netto. L’esonero parziale sulla quota dei contributi previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti con redditi più bassi è iniziato nel 2022 con il Governo Draghi. Rivisto al rialzo con la Legge di Bilancio 2023 del Governo Meloni, è salito ulteriormente grazie al decreto lavoro del primo maggio scorso. Il taglio attualmente in vigore avrà una proroga di un altro anno ed è del 6% per i lavoratori con reddito fino a 35mila euro. E del 7% per chi ha un reddito non superiore a 25mila euro l’anno (1.923 euro al mese).

Le aliquote Irpef

L’altro pilastro della manovra è l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef, coperte con i quasi 16 miliardi di extra deficit. Per il 2024 gli scaglioni si riducono da 4 a 3, accorpando i primi due scaglioni con un’unica aliquota al 23%. Le nuove aliquote per scaglioni di reddito sono così determinate: fino a 28.000 euro, 23%; oltre 28.000 euro e fino a 50.000 euro, 35%; oltre 50.000 euro, 43%.

Inoltre si si amplia fino a 8.500 euro la soglia di no tax area prevista per i redditi di lavoro dipendente che diventa pari a quella già vigente a favore dei pensionati. Anche in questo caso l’obiettivo è favorire i redditi bassi e per questo rientrerà nell’aliquota del 23% (oggi riservata ai redditi fino a 15.000 euro) anche quella del 28% (oggi prevista da 15.001 a 28.000 euro). La riforma, sommata al taglio del cuneo, dovrebbe portare a un vantaggio in busta paga di circa 120 euro al mese.

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La sala del Consiglio dei ministri a Palazzo Chigi. Foto Twitter @Radio1Rai

La riforma dell’Irpef costerà 4,1 miliardi nel 2024. Lo si legge nella relazione tecnica della bozza in entrata al Cdm del decreto legislativo che accompagna la manovra. Si stima anche una variazione di gettitodi addizionali regionale e comunale rispettivamente di -28,2 e -10,8 milioni di euro, per una variazione totale di circa -4.149,9 milioni di euro“. “Si stima inoltre una variazione di Tfr di circa -52,6 milioni“. “Nella complessiva perdita di gettito Irpef di 4,1 miliardi euro, si stima una minore compartecipazione Irpef delle Regioni a Statuto Speciale/Province autonome di circa -382,2 milioni di euro“.

Pensioni, famiglie e partite Iva

Per ciò che riguarda il delicato tema delle pensioni in manovra si prevede la proroga della quota 103 e Ape social. Non ci saranno dunque rivoluzioni al capitolo previdenza e, se il pressing di Forza Italia andrà a segno, anche un nuovo mini-aumento per le pensioni minime. In un secondo step, con un ddl collegato, il resto delle misure.

Un gruzzoletto dovrebbe esserci anche per la famiglia, per agevolare le mamme lavoratrici e dare aiuti più corposi a chi ha tre figli. Questo capitolo potrà contare anche sui fondi non utilizzati per l’assegno unico. Altra novità riguarda da subito le partite Iva. Per le quali cambia il calendario degli adempimenti. Il tradizionale acconto di novembre scomparirà già quest’anno per circa 2,5 milioni di autonomi, piccoli artigiani e commercianti, selezionati in base a una soglia di fatturato. Da novembre 2024 la platea raddoppierà perché l’eliminazione riguarderà tutti.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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