Khaled el Qaisi, Israele prolunga la carcerazione senza motivo dell’italo-palestinese
Il ricercatore dell'Università La Sapienza di Roma è detenuto arbitrariamente dal 31 agosto e interrogato ogni giorno senza avvocato
Si aggrava il caso di Khaled el Qaisi, il giovane ricercatore italo-palestinese dell’Università La Sapienza di Roma. Il nostro connazionale è in carcere senza motivo ufficiale in Israele dallo scorso 31 agosto, nell’ambito di un’inchiesta su presunti fatti di terrorismo. Dopo aver allungato il periodo detentivo già lo scorso 7 settembre e di nuovo il 14 settembre, il 21 settembre le autorità giudiziarie hanno israeliane comminato al nostro connazionale altri 11 giorni di prigione.
Entro un massimo di 3 giorni a partire dal primo ottobre i magistrati dovranno presentare ufficialmente le accuse a carico di Khaled el Qaisi, il quale sarebbe sospettato di aver intrattenuto relazioni con palestinesi che lo Stato israeliano considera pericolosi. “Continuiamo a chiedere la sua scarcerazione immediata e senza condizioni!” scrive in un tweet Amnesty International. Khaled, traduttore e studente di Lingue e Civiltà Orientali all’Università La Sapienza di Roma, è tra i fondatori del Centro Documentazione Palestinese, associazione che mira a promuovere la cultura palestinese in Italia.
Khaled, interrogatori senza avvocato
El Qaisi rimarrà dunque in galera per tutto il mese di settembre senza che siano state formulate accuse a suo carico e in molti temono un nuovo caso Zaki. L’Egitto, però, è una dittatura, Israele, invece, non lo è. Perciò arresti arbitrari non dovrebbe accadere, sebbene invece accadano, soprattutto nei cosiddetti Territori Occupati della Cisgiordania a danno dei palestinesi. Khaled è recluso nella prigione di Petah Tikwa nella quale – sottolinea su Twitter il giornalista Josef Siher – le autorità lo hanno sottoposto a interrogatorio ogni giorno, senza che mai potesse avvalersi della presenza del suo difensore legale: l’avvocato Flavio Albertini Rossi. Soltanto un paio di volte il legale ha potuto comunicare col proprio assistito. Attualmente non ci sono notizie chiare sul suo stato di salute psico-fisico.
Non sa perché lo accusano
In un comunicato del 19 settembre, ripreso dal sito pagineesteri.it, la famiglia di Khaled el Qaisi ha affermato che “Khaled viene quotidianamente sottoposto a interrogatorio senza la presenza del suo difensore, è solo mentre affronta domande e pressioni poste dai poliziotti nella saletta di un carcere. Non gli è consentito conoscere gli atti che hanno determinato il suo arresto e la protrazione dello stesso. Non sa chi lo accusa, per quale ragione lo faccia, cosa affermi in proposito.”
“1.200 palestinesi ristretti arbitrariamente”
“Anche i motivi del suo arresto appaiono assolutamente generici e privi di specificità. Inoltre, l’arresto si fonda esclusivamente su meri sospetti e non su indizi gravi di colpevolezza. Ciò che rappresenta maggior ragione di inquietudine e preoccupazione è che, se l’autorità israeliana non riuscirà ad acquisire prove per istruire un processo entro 45 giorni dall’arresto, potrebbe trovarsi costretta a revocare la detenzione penale ma potrà anche decidere di sostituirla con quella amministrativa. Una condizione giuridica nella quale si trovano altri 1200 palestinesi ristretti in carcere senza un’accusa formale, senza alcuna prova e senza poter conoscere le ragioni del loro trattenimento“.
L’arresto di Khaled
Le forze dello Stato di Israele hanno arrestato il ricercatore italo-palestinese lo scorso 31 agosto al valico con la Giordania mentre tornava a casa insieme con la famiglia: la moglie Francesca Antinucci e il figlioletto di 4 anni. Il ricercatore non ha precedenti penali né è noto alla nostra intelligence. Il Console italiano lo ha visitato in carcere ma la Farnesina attende l’esito del procedimento, in modo di decidere il da farsi. Lo scorso 7 settembre il ricercatore italo-palestinese è riapparso al tribunale di Rishon Lezion, non lontano da Tel Aviv. La corte, per motivi ignoti, ha deciso prolungare la sua detenzione fino al 14 settembre. E la stessa cosa è accaduta quel giorno e poi ancora il 21 settembre.
La voce della famiglia
Drammatico il racconto dell’arresto in una lettera aperta dei giorni scorsi a firma della moglie Francesca Antinucci e della madre, Lucia Marchetti. “Khaled, che ha doppia cittadinanza, italiana e palestinese, attraversava con moglie e figlio il valico di frontiera di Allenby dopo aver trascorso le vacanze con la propria famiglia a Betlemme, in Palestina. Al controllo dei bagagli e dei documenti, dopo una lunga attesa, è stato ammanettato sotto lo sguardo incredulo del figlio di 4 anni, della moglie nonché di tutti i presenti che erano in attesa di poter riprendere il proprio percorso.
Alle richieste di delucidazioni della moglie non è seguita risposta alcuna, piuttosto le hanno fatto domande per poi allontanarla col proprio figlio verso il territorio giordano, senza telefono, senza contanti né contatti, in un paese straniero. Nel tardo pomeriggio la moglie e il bambino sono riusciti a raggiungere l’Ambasciata Italiana solo grazie alla umana generosità di alcune signore palestinesi.”