Cpr migranti, le Regioni non li vogliono: incontro a Roma con Piantedosi
Emilia e Toscana non vogliono saperne dei Centri per il rimpatrio, il Veneto è prudente, favorevoli Liguria e Calabria
Il Governo Meloni vuole un Centro di permanenza e rimpatrio (Cpr) dei migranti giunti illegalmente in Italia in ogni regione ma i governatori alzano le barricate. E tuttavia si profila adesso un confronto con Roma per gestire l’emergenza.
Dopo aver bocciato con forza l’ipotesi, il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, infatti annuncia: “Mi sono appena sentito con il ministro Piantedosi. Ci siamo detti che ci vedremo a breve. Probabilmente ci sono stati dei misunderstanding per quanto riguarda la richiesta di incontro“. “Con Piantedosi – prosegue Bonaccini – non ho alcuna necessità o voglia di litigare perché l’ho conosciuto qui. E lo ricordo come un ottimo prefetto di Bologna. Da parte mia c’è solo volontà di collaborazione“.
Emilia e Toscana sui Cpr
Sul piano di Roma per quanto riguarda i Cpr era infatti arrivata la bocciatura, oltre che da parte di Bonaccini, anche da altre autorità territoriali. Un no secco era venuto dalla Toscana di Eugenio Giani, e lo stesso Luca Zaia aveva precisato: “Nessuno mi ha detto nulla su questa iniziativa“. “Noi non ci rendiamo disponibili a nulla – aveva spiegato a Radio 24 Stefano Bonaccini – se stiamo parlando di parole al vento. Io sono abituato ad amministrare e a discutere di cose, che vuol dire mettersi a sedere e discutere di cosa si vuol fare“.
Poi era arrivata la stoccata all’esecutivo: “Questo è il Governo che parla di autonomia ed è il Governo che sta centralizzando tutte le decisioni a Roma, scavalcando gli enti locali. Quindi il Cpr in Emilia Romagna è, per me, parole vuote e al vento. Anche il presidente della Toscana, Eugenio Giani, stronca subito ogni ipotesi di Cpr. “Per quello che mi riguarda non darò l’ok” dichiara. “Non esprimerò mai la condivisione a nessun Cpr in Toscana. Si stanno prendendo in giro gli italiani, perché il problema dell’immigrazione, e noi dobbiamo affrontarlo, è come farli entrare e accoglierli, non buttarli fuori. Cosa c’entra il Cpr con la risposta ai flussi emergenziali così forti che arrivano oggi?“.
Cautela dal Veneto di Zaia
Più cautela dal governatore veneto Luca Zaia. “Su un Cpr in Veneto io non ho mai parlato con nessuno. Noi non siamo stati contattati” dice. “I numeri confermano la preoccupazione che avevo posto a inizio estate, che saremmo andati incontro al doppio di arrivi di migranti rispetto all’anno scorso“. Polemico sull’iniziativa anche Vincenzo De Luca, dalla Regione Campania, che sottolinea: “Non abbiamo capito ancora cosa voglia realizzare il governo, quindi siamo nell’impossibilità di esprimerci. Noi abbiamo già qui centri di accoglienza. Sono convinto sia un problema drammaticamente complesso, nel quale dovremmo fare uno sforzo per evitare demagogia e propagandismi, come quelli che abbiamo conosciuto da parte dell’attuale maggioranza”.
Liguria e Calabria favorevoli
Accanto alle voci critiche, fanno eccezione il presidente della Liguria, Giovanni Toti, e quello della Calabria, Roberto Occhiuto. “I Cpr – spiega Toti – hanno molto senso se aumentano gli accordi di rimpatrio. Sono importanti, ma lo sono tanto quanto saremo in grado di attivare accordi di reimmissione degli immigrati negli Stati d’origine“. Ok anche di Occhiuto: “Se il governo vorrà aprire uno di questi Centri in Calabria non mi opporrò, e mi auguro che anche nel resto del Paese nessuno si tiri indietro“.