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L’orsa Amarena uccisa in Abruzzo. La Regione: “Atto gravissimo, punire il colpevole”

Sui social media entusiasmano ancora le immagini amatoriali dell'animale coi suoi cuccioli che attraversava pacificamente i paesi del Parco Nazionale

La difficile convivenza fra l’uomo e gli orsi in Italia mostra tutta la sua drammatica realtà nel caso dell’orsa Amarena in Abruzzo. L’esemplare, divenuto esso stesso un simbolo del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è stato ucciso a fucilate la sera del 31 agosto alla periferia di San Benedetto dei Marsi, fuori dal Parco e dall’Area Contigua.

A dare la notizia è stato lo stesso ente parco sulla cui pagina Facebook è apparso l’annuncio della morte dell’orsa. Sul posto, a San Benedetto dei Marsi, sono intervenute le Guardie del Parco, vista l’area in cui Amarena era scesa coi suoi due cuccioli. È poi intervenuto il veterinario del Parco che però ha potuto accertare solo la morte dell’orso vista la gravità della ferita.

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L’orsa Amarena uccisa. Foto Facebook/Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise

Orsa Amarena, il governatore Marsilio

Le Guardie hanno identificato l’uomo che ha ucciso l’animale, il quale ha affermato di avere sparato dopo essersi spaventato perché Amarena era penetrata nella sua proprietà. “L’episodio è un fatto gravissimo, che arreca un danno enorme alla popolazione degli orsi che conta una sessantina di esemplari” affermano però dal Parco. Un fatto che “colpisce una delle femmine più prolifiche della storia del Parco. Ovviamente non esistono motivazioni di nessuna ragione per giustificare l’episodio. Amarena, pur arrecando danni ad attività agricole e zootecniche, sempre e comunque indennizzati dal Parco anche fuori dai confini dell’Area Contigua, non aveva mai creato alcun tipo di problema all’uomo“.

Da parte sua, il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, è durissimo. “La notizia dell’uccisione a colpi di fucile dell’orsa Amarena rappresenta un atto gravissimo nei confronti dell’intera Regione che lascia dolore e rabbia per un gesto incomprensibile“. “In tutti questi anni – sottolinea Marsilio – le comunità fuori e dentro ai parchi hanno sempre dimostrato di saper convivere con gli orsi senza mai interferire con le loro abitudini. Mai un orso ha rappresentato in Abruzzo un qualunque pericolo per l’uomo, neanche quando si è trovato a frequentare i centri abitati. L’atto violento compiuto nei confronti del plantigrado non ha alcuna giustificazione. Confidiamo nelle indagini che sono state avviate dalle forze dell’ordine e dai vertici del Parco, che hanno già individuato il responsabile, affinché la giustizia faccia il suo corso”.

“La Regione sarà parte civile”

Il presidente dell’Abruzzo aggiunge che è “pronto a costituire la Regione come parte civile contro questo delinquente per tutelare l’immagine e l’onorabilità della nostra gente. Invito le comunità locali e tutti i turisti a continuare ad osservare tutte le norme prescritte affinché gli animali presenti sul territorio possano vivere indisturbati nel loro habitat“. Molto duro anche il direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Luciano Sammarone. “Abbiamo detto e ridetto ‘siamo modello, l’Abruzzo è modello’ – ha dichiarato all’Ansa – non siamo modello di niente. Davanti agli omicidi che sentiamo al telegiornale, l’uccisione di un’orsa sembra niente a confronto, ma non è così. Chiediamoci quanti pollai abusivi ci sono nel territorio, con baracche e baracchini“.

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L’orsa Amarena e i suoi cuccioli attraversano la strada a San Sebastiano dei Marsi (L’Aquila), mentre le persone filmano la scena. Foto Ansa/Parco Nazionale Abruzzo

15 orsi uccisi in 13 anni

L’orsa era entrata in una recinzione. Per il resto non sappiamo nulla della dinamica dei fatti” aggiunge. “Io ho difficoltà a credere che si sia trattato di difesa. L’orsa Amarena non ha mai attaccato nessuno. Ma anche io non giudico e non mi esprimo fino a quando le indagini riveleranno che cosa è accaduto“. Dal 2010 ad oggi 15 orsi sono stati uccisi nel Centro Italia di cui 3 nel territorio dei parchi del centro Abruzzo. È il triste report che emerge nel giorno della morte violenta di Amarena. Gli esemplari, negli anni, sono morti principalmente da bocconi avvelenati, malattie trasmesse dal bestiame allevato, bracconaggio e da altre cause che ancora oggi restano sconosciute.

L’orsa Amarena è stata uccisa a fucilate. Stessa sorte toccò il 12 settembre 2014 a un altro orso bruno marsicano  – che come noto è una razza autoctona abruzzese – nel territorio comunale di Pettorano sul Gizio. Nel 2021 la Corte di Cassazione ha definitivamente condannato l’autore dell’uccisione al pagamento delle statuizioni civili. Il destino dell’orsa Amarena si incrocia con quello del suo cucciolo Juan Carrito, divenuto star dei social e simbolo dell’Abruzzo, investito e ucciso lo scorso gennaio sulla statale 17 nel territorio comunale di Castel Di Sangro. La morte di Amarena ha scosso particolarmente la comunità di Villalago (L’Aquila), che negli anni è stata modello di accoglienza per l’orsa e i suoi cuccioli. “La comunità di Villalago ti aveva accolto e protetto, te ed i tuoi cuccioli – si afferma in una nota del Comune – potendo con rispetto ammirare lo spettacolo della natura“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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