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Papa Francesco in Mongolia, all’altro capo del mondo “la Chiesa nascente”

Il Pontefice visita fino al 4 settembre un paese quasi sconosciuto, schiacciato fra Cina e Russia, con una minuscola comunità di credenti

Partito in volo da Roma Fiumicino alle 18:30 del 31 agosto, Papa Francesco è atteso in Mongolia. La capitale Ulaanbaatar è pronta ad abbracciare per la prima volta nella sua storia un Pontefice cattolico. Un paese grande 5 volte l’Italia, la Mongolia. Con appena 3,3 milioni di abitanti, dispersi su un territorio vastissimo. E in cui i cristiani cattolici sono una minoranza quasi invisibile: 1.500 persone. 

In questi giorni il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in un’intervista ai media vaticani, ha parlato dell’entusiasmo con cui la piccola comunità cattolica di questo paese asiatico si sta preparando ad accogliere il Papa. Nel suo 43° viaggio apostolico, Francesco sarà dal 31 agosto al 4 settembre ad Ulaanbaatar, capitale della Mongolia. Lo accoglierà il prefetto apostolico: il cardinale più giovane che ci sia, il cuneese Giorgio Marengo, 49 anni.

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Papa Francesco durante un’udienza con i leader buddisti della Mongolia e il cardinale Giorgio Marengo. Foto Vatican Media

Il senso del viaggio del Papa

La Mongolia confina con la Russia e la Cina e anche soltanto per questo motivo papa Francesco la considera strategica per le relazioni delle gerarchie ecclesiastiche cattoliche nel mondo orientale. In primo luogo perché prossima alla Cina, dove Bergoglio sta cercando di appianare i rapporti col regime comunista, per difendere e garantire più libertà alla comunità cattolica. Centrale, per comprendere il viaggio del Papa, è il motto “Sperare insieme” ha spiegato Parolin. “Una speranza – ha detto il segretario di Stato vaticano – che non è una vuota attesa, ma che si fonda, almeno per noi cristiani, sulle fede. Cioè sulla presenza di Dio nella nostra storia, e che nello stesso tempo si trasforma in impegno personale e collettivo.

Mongolia, paese da conoscere

La Mongolia è un paese per molti aspetti ancora tutto da scoprire per gli occidentali e il viaggio apostolico di Francesco offrirà un’occasione rara i questo senso. In Mongolia molti continuano come gli antenati a risiedere nelle montagne. Fra le attività principali della popolazione c’è l’allevamento di vacche, capre e yak, da cui si ricavano il latte per biscotti e yogurt. Ma anche carne e pelle per realizzare i gutal: gli stivali resistenti a ogni stagione, tradizionale calzatura anche per andare a cavallo.

Gli sbalzi climatici si fanno sentire in Mongolia: si arriva a 35 gradi d’estate e a 40 sotto zero d’inverno. I cambiamenti del clima, che affliggono tutto il mondo, non risparmiano neppure quel paese. Le forti escursioni termiche fra estate e inverno usurano l’asfalto e i cornicioni dei balconi, usati come frigoriferi naturali dove poggiare birre e carne comprati al mercato. Tutto ciò, unito ai venti implacabili delle steppe e alla progressiva desertificazione, ha causato però un’ingente perdita del bestiame e della vegetazione, negli ultimi anni, secondo quanto riporta Vatican News.

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Una religiosa con i bambini fuori dalla chiesa della Missione Nostra Madre della Misericordia vicino ad Arvaikheer, Mongolia. Foto Vatican News

E perciò è in corso in Mongolia da qualche tempo l’abbandono progressivo delle campagne. Negli ultimi anni molti pastori hanno scelto di trasferirsi in città, rivendicando il diritto concesso ad ogni mongolo di 18 anni di ottenere un pezzo di terra. Non tutti, però, sono nella condizione di acquistare appartamenti in muratura, o almeno non subito. Devono passare almeno una quindicina di anni prima di vendere gli animali e costruirsi un appartamento non è facile.

Un messaggio di pace

Papa Francesco incontrerà questa dura realtà in Mongolia. Una realtà fatta anche di povertà, di problemi legati all’alcolismo, sebbene la Mongolia sia un paese che lotta per crescere e svilupparsi. Domenica 3 settembre il Papa celebrerà la messa nell’ “Arena delle steppe“, mentre al mattino si terrà un incontro interreligioso, specie con i buddisti che rappresentano una componente molto importante della religiosità mongola. Il viaggio del Pontefice si concluderà il 4 settembre e non mancheranno appelli alla pace nel mondo. “Mi pare che sia la presenza stessa del Papa in Mongolia a costituire un invito alla pace” ha sottolineato il cardinale Parolin.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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