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Trump, l’arresto: 20 minuti di show in prima serata Tv (ma è tutto vero)

Il tycoon 'spara' la foto segnaletica su Twitter. Presto ci saranno gadget e magliette. La sua campagna elettorale non si ferma

L’arresto nella contea di Fulton, ad Atlanta (Georgia), il 24 agosto, dell’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è durato soltanto 20 minuti. Poi il tycoon in corsa per la rielezione alla Casa Bianca alle presidenziali del 2024 è tornato in libertà, previo pagamento di una cauzione di 200mila dollari. 

Un arresto che Trump ha cercato di trasformare in uno show facendo contrattare ai suoi avvocati un orario serale, in prime time televisivo, per la ‘consegna’ di se stesso ai giudici. Per lui le accuse sono di aver tentato di ribaltare in modo fraudolento l’esito del voto in Georgia, in occasione delle presidenziali 2020, insieme ad altre 18 persone. La Georgia, uno degli Stati chiave, in cui fino all’ultimo il conteggio delle schede era rimasto too close to call era fondamentale dal punto di vista di Trump per tentare di evitare la sua imminente sconfitta da parte di Joe Biden.

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A sin. la foto segnaletica dell’imputato Trump col timbro dello sceriffo della contea. Foto Ansa/Epa/Velvetmag

Trump, uno show perfetto

Le immagini della quarta incriminazione di Trump sono destinate a restare nella storia. La discesa al tramonto dal suo jet privato col pollice alzato ma il viso imbronciato. Il percorso con un gigantesco corteo di auto e moto di scorta degno di un presidente più che di un ex. Solo un pugno di fan lungo la strada, oltre a qualche residente del quartiere afroamericano che gli urlava volgarità e faceva gesti osceni.

E poi la consegna non in un tribunale, ma in un super carcere famigerato per il suo sovraffollamento, le sue violenze e le sue morti sospette. Infine l’umiliazione più grande, dopo la lettura dei 13 capi di imputazione, tra cui cospirazione e violazione della legge anti racket. Ovvero la foto segnaletica (con espressione truce e accigliata) che finora nessun ex presidente aveva mai dovuto subire.

La foto segnaletica? Sulle t-shirt

C’è stata anche la schedatura con il numero P01135809 e i connotati fisici: “Maschio bianco, alto 1,92 cm per 97 chili, capelli biondi o fragola, occhi blu“. Nessuno sconto, nessun trattamento speciale. Bensì la prassi riservata a tutti i criminali comuni e ai suoi correi. Ora però Donald Trump, giunto ad Atlanta dalla sua residenza di Bedminster dopo l’ennesimo cambio d’avvocato, intende vantare con orgoglio quella foto segnaletica col timbro dello sceriffo. La trasformerà in un’icona del suo martirio politico-giudiziario e in gadget elettorale (il primo saranno le t-shirt). Del resto aveva annunciato in pompa magna che lo avrebbero arrestato.

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La procuratrice Fani Willis ha incriminato Trump determinandone l’arresto. Foto Twitter @Victorshi2020

Ma intanto è risalito sul suo jet. Solo poche parole in pista prima di ripartire: “Non ho fatto nulla di sbagliato. È un giorno molto triste per l’America. Quello che è accaduto è una parodia della giustizia, un’interferenza elettorale. Non abbiamo mai visto nulla del genere in questo paese“. Prima di sbarcare invece aveva attaccato la “spregevole procuratrice della sinistra radicale Fani Willis, accusandola di perseguire ingiustamente lui e non la criminalità nella sua città.

Il 5 settembre Trump dovrà ripresentarsi per l’udienza in cui dovrà dichiararsi colpevole o meno. Il 23 ottobre comincerà invece il primo processo a uno dei 18 imputati incriminati insieme all’ex presidente. Il giudice della contea di Fulton, Scott McAfee, ha infatti accolto la richiesta di un dibattimento rapido avanzata da Kenneth Chesebro, uno degli avvocati accusati di aver orchestrato il piano per i falsi elettori di Trump in Georgia. La procuratrice aveva proposto la stessa data per tutti gli imputati ma il giudice ha spiegato che al momento accelererà solo quello per Chesebro. In tal caso sarà un processo pilota, un precedente per tutti gli altri correi.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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