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Ecuador e Guatemala, i candidati premiati alle elezioni presidenziali

Luisa González favorità per il ballottaggio a Quito. Bernardo Arévalo trionfa a Città del Guatemala

L’America latina fa i conti con le elezioni politiche presidenziali. Prove di democrazia fragile ma ostinata, in mezzo a minacce dei narcos, violenza e scorte armate ai candidati. E se in Guatemala il candidato della sinistra radicale, Bernardo Arévalo, 64 anni, ha vinto il secondo turno ed è diventato presidente, in Ecuador si è svolto il primo turno di ballottaggio.

Una domenica al cardiopalma, quella del 20 agosto. Ma di certo, con la maggior parte delle schede scrutinate è ormai chiaro che in Ecuador la corsa per il ruolo di presidente si combatterà fra Luisa González, 45 anni, e Daniel Noboa, 35 anni.

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Da sin., Luisa Gonzalez (Ecuador) e Bernardo Arévalo (Guatemala). Foto Ansa/Epa/VelvetMag

Ecuador, elezioni nel sangue

La leader del movimento Revolución Ciudadana è in testa con oltre il 33% delle preferenze. Se la vedrà al ballottaggio contro l’esponente dell’alleanza Adn, fermo al 24%. Definitivamente sconfitto il giornalista Cristian Zurita con circa il 16%. Quest’ultimo aveva sostituito in corsa Fernando Villavicencio, il candidato centrista delfino del presidente uscente dell’Ecuador, Guillermo Lasso, che alcuni sicari colombiani, probabilmente al soldo di bande di narcotrafficanti, hanno brutalmente assassinato in un agguato al termine di un comizio lo scorso 9 agosto. Al suo nome si devono aggiungere anche quelli di Agustin Intriago e Pedro Briones: altri due importanti politici assassinati nelle ultime 3 settimane prima delle elezioni in Ecuador.

Villavicencio, i narcos, la coca

Il paese è sotto shock per l’omicidio di Fernando Villavicencio, che nel corso della campagna elettorale aveva denunciato di aver ricevuto minacce di morte. Villavicencio sfidava dal palco, davanti ai suoi sostenitori, i narcotrafficanti, affermando che non temeva di non indossare il giubbotto antiproiettile mentre parlava ai suoi sostenitori. E che, una volta al Governo, non avrebbe dato tregua ai signori della droga.

Inoltre – e questo è un elemento che potrebbe spiegare perché i suoi sicari, arrestati dalla polizia, sono colombiani – aveva denunciato connivenze fra la sinistra al potere in Colombia e i narcos. Se la Colombia, il Perù e la Bolivia sono paesi in cui si produce la droga, l’Ecuador è un paese di lavorazione del ‘prodotto’. E di partenza di navi cariche di coca. Da 3 anni a questa parte, riporta Avvenire, la maggior parte della cocaina diretta in Europa parte dell’Ecuador.

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Il candidato alla presidenza dell’Ecuador Christian Zurita, in sostituzione dell’assassinato Fernando Villavicencio, arriva a votare con elmetto, giubbotto antiproeittile e scorta armata. Foto Ansa/Epa José Jacome

Le chances di Luisa González

Secondo gli analisti, l’affluenza storica per le elezioni presidenziali in Ecuador – pari all’82% degli aventi diritto – è una novità significativa. Perché è un segnale di forte volontà di riprendere in mano le redini del proprio paese da parte dei cittadini ecuadoriani. L’attuale favorita per il secondo turno del 15 ottobre, Luisa González, è la fedelissima dell’ex presidente progressista Rafael Correa. Avvocatessa, animalista è però contraria all’aborto anche nei casi di stupro. Ed è decisa a integrare nel suo esecutivo proprio Correa, accusato di corruzione e attualmente in esilio in Belgio. La candidata del movimento Revolución Ciudadana ha assicurato che la priorità del suo eventuale governo sarà combattere le “gravissime infiltrazioni del narcotraffico“. Se González vincerà le elezioni sarà la prima presidente dell’Ecuador.

Elezioni in Guatemala

Sorpresa confermata, invece, in Guatemala. Il candidato di sinistra Bernardo Arévalo ha vinto il secondo turno delle elezioni presidenziali col 59% dei voti contro il 36% della sua rivale, Sandra Torres. Sia Arévalo, 64 anni, che Torres, 67 anni, si dichiarano entrambi di Centrosinistra, ma il primo incarna le speranze di cambiamento, in particolare tra i giovani. La seconda è vista come rappresentante dell’establishment.

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L’accademico progressista Bernardo Arevalo de Leon. Foto Ansa/Epa Esteban Biba

Arévalo, figlio del primo presidente democraticamente eletto del Guatemala, Juan José Arévalo (1945-1951) aveva vinto a sorpresa il primo turno delle elezioni. Si considera il simbolo di un nuovo inizio in un paese attraversato da profonde diseguaglianze economiche e sociali. “Votare significa chiarire che è il popolo guatemalteco a governare questo paese, non i corrotti“, ha detto mentre i sondaggi davano la sua vittoria sempre più certa.

La travolgente ascesa di Bernardo Arévalo ha destato preoccupazione tra le élite economiche e politiche del Guatemala. Già lo scorso 12 luglio un giudice aveva ordinato la sospensione del suo partito Semilla per presunte irregolarità nella raccolta delle firme al momento della sua fondazione, 6 anni fa. La Corte costituzionale ha sospeso questa decisione, che la Corte suprema ha ribaltato due giorni prima delle elezioni.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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