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Opus Dei, papa Francesco cambia tutto

Il Pontefice azzera la Prelatura personale creata da Giovanni Paolo II, ne annulla l'extraterritorialità e la parifica agli altri enti ecclesiali

L’Opus Dei, potente organizzazione ecclesiale cattolica internazionale, promette una “sincera obbedienza filiale” nell’accogliere “le disposizioni del Santo Padre“. Con un nuovo Motu Proprio, infatti, Papa Francesco ha modificato alcune regole relative alle Prelature personali.

La Chiesa ora le assimila alle associazioni pubbliche clericali di diritto pontificio. Un ulteriore adeguamento alla costituzione apostolica Praedicate evangelium, che ha trasferito la competenza sulle Prelature personali al Dicastero per il Clero. Da tale apparato amministrativo del Vaticano dipendono anche le associazioni pubbliche clericali con facoltà di incardinare chierici.

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Papa Francesco riceve Fernando Ocariz Brana, Prelato dell’Opus Dei. Foto Vatican Media

La rivoluzione di Francesco

Si tratta di una rivoluzione, perché al momento l’unica Prelatura personale esistente è quella dell’Opus Dei, che 40 anni fa la Costituzione apostolica di Giovanni Paolo II Ut sit, aveva eretto come tale, quindi con uno status speciale, al di sopra delle altre. Con questa mossa l’Opus Dei perde di fatto lo status di extraterritorialità. Non è più una istituzione  a se stante e non la guiderà più un suo vescovo. Si tratta d’ora in avanti di un ente ecclesiale che Francesco ha parificato alle altre realtà strutturate della Chiesa cattolica con migliaia di seguaci.

La risposta dell’Opus Dei

Dall’Opus Dei, nella persona del suo Prelato, Fernando Ocáriz Brana, è arrivata una risposta all’iniziativa di papa Francesco, in cui si parla, come accennato, di “sincera obbedienza filiale” alle nuove regole. Nel testo, pubblicato sul sito ufficiale (per l’Italia www.opusdei. org/it), Ocáriz entra nel merito del documento pontificio, che interviene su due canoni del Codice di diritto canonico (295 e 296). “Le modifiche stabilite in questi canoni – scrive Ocáriz – si riferiscono alle norme generali sulle prelature personali. Nell’aggiunta circa i laici ragion d’essere dell’Opus Dei: cristiani comuni in mezzo al mondo, che cercano Dio nel lavoro professionale e nella vita ordinaria si esplicita che sono fedeli delle loro diocesi. Come qualsiasi altro cattolico. Nel caso dell’Opera, inoltre, sono membri di questa famiglia soprannaturale, in virtù di una specifica chiamata vocazionale.”

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Papa Francesco alla Giornata mondiale della Gioventù a Lisbona. Foto Twitter@OpusDei_Italia

Concetti familiari a chi vive il carisma di san Josemaría Escrivá impresso nell’Opus Dei da quando la fondò nel 1928. Per questo, sottolinea Avvenire, è in corso da alcuni mesi un intenso lavoro interno alla Prelatura per adeguare gli statuti, così come chiesto dalla Santa Sede, culminato nel congresso straordinario generale dello scorso aprile. Ora, dopo il nuovo intervento di Francesco su una materia assai complessa dal punto di vista del diritto canonico. Ocáriz rinnova “la richiesta di preghiere” perché “tale lavoro giunga felicemente in porto“. “Vorrei – ha aggiunto – che, per grazia di Dio, ci sentissimo, ogni giorno sempre di più, figli della Chiesa, fratelli e sorelle di una famiglia unita, che cercano di incarnare nella propria vita il messaggio ricevuto da san Josemaría”. ​Il nuovo motu proprio firmato da papa Francesco, e che riguarda l’Opus Dei, specifica che la Prelatura personale è “assimilata alle associazioni pubbliche clericali di diritto pontificio con facoltà di incardinare chierici” e che i suoi statuti possono essere “approvati o emanati dalla Sede Apostolica“. Il Prelato agisce “in quanto Moderatore, dotato delle facoltà di Ordinario“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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