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Ecuador nel caos, attentato contro un’altra candidata dopo l’assassinio di Villavicencio

A 48 ore dall'omicidio dell'aspirante presidente, Estefany Puente, che corre per un seggio all'Assemblea Nazionale, è scampata per miracolo alla morte

L’Ecuador, il paese sudamericano che si affaccia sull’Oceano Pacifico, incassato fra la Colombia a nord e il Perù a sud, rischia di precipitare nel caos della violenza dei narcotrafficanti. All’indomani dell’omicidio di Fernando Villavicencio, candidato alla presidenza del paese e delfino del presidente uscente Guillermo Lasso, una delle candidate all’Assemblea Nazionale, Estefany Puente, ha subìto un attacco a colpi d’arma da fuoco.

La donna è rimasta illesa per miracolo. Puente si trovava al Club de Leones, organizzazione che fornisce servizi sociali a Quevedo, città della provincia di Los Ra­os. Secondo il quotidiano El Universo, la candidata era nella sua auto, accompagnata dal padre e da un collaboratore, quando due sconosciuti l’hanno intercettata e hanno cominciato a sparare contro il parabrezza della macchina, dalla parte del guidatore. Dopodiché sono fuggiti.

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L’auto su cui viaggiava Estefany Puente crivellata di colpi su parabrezza. Foto Twitter @AlertaNews24

I colpi hanno sfiorato il braccio della donna. La polizia sta esaminando le telecamere di sicurezza e sta indagando sull’incidente per scoprire il movente dell’attentato. Nel frattempo La polizia dell’Ecuador ha arrestato 6 persone con l’accusa di essere coinvolte nell’uccisione di Fernando Villavicencio. Il politico candidato alle elezioni presidenziali, 59 anni, attivista e giornalista, era appena salito in auto al termine di un comizio a Quito, lo scorso 9 agosto, quando ignoti gli hanno scaricato addosso una serie di colpi di d’arma da fuoco.

Ecuador, il caso Villavicencio

Nel corso della sparatoria che ne è seguita, le forze dell’ordine hanno poi freddato l’uomo che ha assassinato Villavicencio. La polizia ecuadoriana ha detto che sia l’uomo che le altre 6 persone arrestate sono di nazionalità colombiana. Le indagini sull’omicidio sono ancora in corso e per il momento non si fanno ipotesi sul movente, sebbene l’ombra dei narcotrafficanti e dei cartelli della droga si stenda su questo attentato che ha scioccato l’Ecuador.

La polizia ha fatto sapere che gli arresti sono avvenuti giovedì 10 agosto durante alcune perquisizioni nei quartieri di Conocoto e San Bartolo, nelle periferie est e sud di Quito, la capitale dell’Ecuador. Le forze dell’ordine hanno ritrovato un fucile, una mitragliatrice, quattro pistole, tre granate e quattro scatole di munizioni. Non è chiaro quale ruolo abbiano avuto le 6 persone arrestate nell’omicidio di Villavicencio, ma secondo le autorità farebbero tutte parte di un’organizzazione criminale, come anche l’uomo che ha sparato.

I cartelli della droga

Ad ora non è chiaro di che organizzazione si tratti, e la polizia non ha comunicato maggiori dettagli al riguardo. Secondo quanto riporta ilpost.it, l’ipotesi principale avanzata nelle scorse ore è che siano stati gruppi di narcotrafficanti a volere l’assassinio di Fernando Villavicencio. Negli ultimi anni la criminalità organizzata sta diventando sempre più influente nel paese e lo stesso Villavicencio ha più volte condannato in campagna elettorale l’escalation di questo fenomeno. Per via del suo impegno contro il crimine organizzato il candidato alla presidenza aveva anche ricevuto minacce dalla gang criminale dei Choneros, attiva nella città costiera di Manta e legata al potente cartello messicano di Sinaloa.

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Fernando Villavicencio al suo comizio pochi minuti prima di essere colpito a morte, a Quito. Foto Ansa/Epa

I video sui social

Il giorno dopo l’attentato, il 10 agosto, a rivendicare l’omicidio di Villavicencio è stato un gruppo di uomini che in un video pubblicato sui social network ha sostenuto di far parte dei Los Lobos. Si tratta di una gang nata negli anni scorsi proprio dopo una scissione dai Choneros, e ora sono loro rivali. Poche ore dopo però, ricorda ilpost.it, era apparso sui social un nuovo video dove altri uomini avevano detto di essere i Los Lobos e avevano negato ogni coinvolgimento nell’omicidio. Le autorità dell’Ecuador per ora non hanno confermato che tale banda di criminali abbia effettivamente preso parte all’uccisione di Villavicencio.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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