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Reddito di cittadinanza, la ministra Calderone: “In 112mila vadano a lavorare”

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La fine del reddito di cittadinanza per 159mila nuclei familiari di tutta Italia accende lo scontro in Parlamento. E non si fermano le proteste a Napoli e in altre città. Delle 159mila famiglie che hanno ricevuto l’sms dell’Inps che annuncia la sospensione del reddito “112mila sono attivabili sul patto per il lavoro”

“Il 35% di questi mi risulta iscritto a una delle misure di politica attiva previste” ha spiegato il ministro del Lavoro, Marina Elvira Calderone, alla Camera dei deputati il 2 agosto. “Questo è l’obiettivo che il Governo non intende mancare e che è stato trascurato per anni da chi oggi, agitando gli animi, evoca disordini“. Calderone ha ribadito che i non attivabili al lavoro continueranno a percepire il reddito di cittadinanza.

La ministra del Lavoro, Elvira Calderone. Foto Ansa/Riccardo Antimiani

Reddito, Calderone alla Camera

Il limite temporale di 7 mesi previsto dalla legge di Bilancio – ha proseguito l’esponente dell’esecutivo – non si applica ai percettori di reddito di cittadinanza che prima della scadenza dei sette mesi sono stati presi in carico dai servizi sociali in quanto non attivabili al lavoro. Per questa platea i servizi sociali non oltre il 31 ottobre 2023 comunicano all’Inps tramite la piattaforma Gepi l’avvenuta presa in carico. In assenza di questa comunicazione l’erogazione è sospesa ma potrà essere riattivata“.

Calderone ha inoltre affermato la forte attenzione del Governo a “garantire sostegno continuo ai nuclei familiari più vulnerabili. Fino all’entrata in vigore del nuovo assegno di inclusione“. Quindi riguardo al reddito ha sottolineato che “non c’è incertezza normativa né abbandono dei nuclei familiari che lo percepivano né dei territori“. “Le misure che il Governo ha adottato risultano chiare e definite sin da subito. Senza che si possa sostenere la sussistenza di nessuna situazione di incertezza e abbandono dei nuclei familiari e delle persone che percepivano il reddito di cittadinanza” ha detto ancora.

Il Governo Meloni, per il tramite della ministra Calderone, ha quindi ribadito che dal primo settembre sarà operativo il Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl) e “dal primo gennaio 2024 l’Assegno di inclusione sociale sul quali è già partita la comunicazione“. La titolare del lavoro ha infine invitato ad “atteggiamenti responsabili almeno da quelle parti di forze di opposizione che hanno pubblicamente espresso non poche critiche sul reddito di cittadinanza di cui dovrebbero accogliere con favore il superamento“.

Il presidente del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte. Foto Ansa/Riccardo Antimiani

La rabbia di Giuseppe Conte

Parole che non placano le opposizioni. In primo luogo il Movimento Cinque Stelle, che il reddito di cittadinanza l’ha voluto più di tutti. “Avete insultato, chiamando ‘divanisti‘ e dicendo” ai percettori del reddito di cittadinanza “che non volevano lavorare” ha tuonato Giuseppe Conte. “Dopo 9 mesi possiamo dire che chi non vuole lavorare è questo Governo. Divanisti siete voi“.

Il leader del Movimento ha proseguito nel suo attacco al Governo, a difesa del reddito. “State lasciando sindaci, assistenti sociali, funzionari dell’Inps esposti a questo disastro sociale e siete gli unici responsabili“. “State spaccando consapevolmente il Paese, perché avete illuso queste persone di voler rimpiazzare il reddito di cittadinanza con corsi di formazione per poter lavorare“. Conte ha infine lanciato “un appello al Governo”. “Ripensateci, convocate un Consiglio ministri, fermate questo scempio – ha detto Conte – cerchiamo di gestire questa vicenda. Cercate di gestirla con maggiore attenzione e responsabilità. Mandate il nuovo sms a tutte queste persone e chiedete scusa“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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