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PNRR: l’Italia toglie 15,9 miliardi a Comuni, rischio alluvione e beni confiscati alla mafia

Il Governo Meloni rinuncia a 9 misure per l'impossibilità di realizzare tutti i progetti entro il 2026. Monito di Mattarella: "Attenti, non possiamo fallire"

Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei e il PNRR, ha portato nella cabina di regia di Palazzo Chigi la proposta del Governo per la rimodulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Una proposta che giungerà alla Commissione Ue per il via libera alle modifiche. Ma il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha invitato “tutti a mettersi alla stanga. Un eventuale insuccesso o risultato parziale” del PNRR “non sarebbe una sconfitta del Governo ma dell’Italia.” 

Dal PNRR originario, varato dal Governo Draghi nel 2021, escono 9 misure per un valore di 15,9 miliardi sui 191,5 che il Recovery fund europeo assegna all’Italia. Questi interventi, assicura Palazzo Chigi, si potranno comunque salvaguardare attraverso la copertura con altre fonti di finanziamento, come il Piano nazionale complementare al PNRR e i fondi delle politiche di coesione.

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Giorgia Meloni con il ministro per gli Affari europei, Raffaele Fitto. Foto Ansa/Riccardo Antimiani

PNRR, a cosa vuole rinunciare l’Italia

Le 9 misure per complessivi 15,9 miliardi che il Governo Meloni vuole stralciare dal PNRR riguardano varie questioni. Si tratta di interventi per la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni per 6 miliardi; progetti di rigenerazione urbana per 3,3 miliardi; piani urbani integrati per 2,5 miliardi; gestione del rischio di alluvione e del rischio idrogeologico per 1,287 miliardi; idrogeno in settori hard-to-abate da 1 miliardo. Ma anche servizi e infrastrutture sociali di comunità per 725 milioni, promozione di impianti innovativi per 675 milioni, valorizzazione dei beni confiscati alle mafie per 300 milioni, tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano per 110 milioni.

Ma perché rinunciare a progetti finanziati dall’Unione europea per i quali adesso occorrerà trovare altri fondi? In una sintesi delle modifiche del PNRR che il ministro Fitto ha portato in cabina di regia a Palazzo Chigi si legge che “per taluni interventi sono emerse criticità rilevanti che non consentono la conferma del finanziamento a valere sul Piano. In tale contesto il Governo attiva le misure necessarie per riprogrammare le risorse a favore di interventi coerenti e realizzabili nei tempi previsti. E, contemporaneamente, assicura il completo finanziamento degli interventi stralciati dal PNRR“.

Perché il PNRR è ‘troppo’ per l’Italia

In buona sostanza per il Governo Meloni ci sono vari problemi che rendono impossibile attare il PNRR entro il 2026 come da programma. Si tratta di ostacoli burocratici, inflazione, eccessiva frammentazione dei progetti e carenza di lavoratori qualificati nella pubblica amministrazione e nel settore privato. Tutti questi problemi stanno ostacolando l’utilizzo dei fondi Next Generation EU prima della scadenza del 2026. Ciò mette l’Italia a rischio di non essere all’altezza delle proiezioni iniziali secondo cui il PNRR aumenterebbe il Pil nazionale di 3,6 punti percentuali entro il 2026.

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Sergio Mattarella. Foto Ansa/Chigi Francesco Ammendola

Fondi stornati sul RepowerEu

Raffaele Fitto e Giorgia Meloni stanno quindi negoziando con la Commissione europea per ridisegnare il PNRR originario. L’obiettivo di Palazzo Chigi è di allentare alcuni obiettivi e traguardi necessari per ricevere ulteriori fondi, puntando al contempo a trasferire parte delle risorse del PNRR al nuovo fondo REPowerEU (REP), che si concentra sugli investimenti energetici. Il Repower, ha spiegato Raffaele Fitto, prevede 3 investimenti (reti, efficientamento e filiere produttive) e 6 riforme. “Complessivamente sono previsti interventi per 19 miliardi (…) che andranno a beneficio per il raggiungimento degli obiettivi in ambito energetico entro il 2026” è emerso dopo la cabina di regia sul PNRR.

Nuovo PNRR, la rabbia dei Comuni

E mentre sul nuovo PNRR la Ue accoglie “con favore l’accordo raggiunto nella Cabina di Regia italiana sul documento, incluso il nuovo capitolo RePowerEu“, i Comuni italiani sono in allarme. “Abbiamo appreso oggi che, nell’ambito della rimodulazione dei finanziamenti, si propone di spostare sul programma RePowerEu 13 miliardi di euro di fondi PNRR che erano stati assegnati ai Comuni” ha detto il il presidente dell’Anci Antonio Decaro. “Questo con l’impegno che altre fonti di finanziamento si dovranno trovare per le tre linee di intervento per le piccole e medie opere, per la rigenerazione urbana e per i Piani Urbani Integrati delle grandi città“. “È una notizia che ci colpisce molto. I Comuni chiedono garanzie.”

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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