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Becciu, il Promotore Diddi chiede 7 anni di carcere per il cardinale

Al centro della vicenda processuale in Vaticano c'è la compravendita-truffa con fondi della Segreteria di Stato del palazzo di Sloane Avenue a Londra

Solo pochi anni fa nessuno avrebbe mai pensato che un cardinale di alto rango della Chiesa cattolica, come Angelo Becciu, avrebbe rischiato di finire in carcere. E invece il 26 luglio il promotore di giustizia del Vaticano, Alessandro Diddi, ha chiesto al tribunale della città-Stato 7 anni e 3 mesi di reclusione per Becciu. In totale, in merito ai 10 imputati sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato, Diddi ha chiesto in tutto 73 anni, più pene interdittive e pecuniarie di vario tipo.

Per il cardinale Angelo Becciu, sottolinea il vaticanista della Stampa, Domenico Agasso, il pm ha chiesto 7 anni e 3 mesi di reclusione ma anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e 10.329 euro di multa. Disposta inoltre un confisca dei beni di Becciu per 14 milioni di euro.

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Il cardinale Angelo Becciu. Foto Ansa/Fabio Frustaci

Becciu si difende dalle accuse

Nel corso della sua requisitoria il Promotore Diddi non ha omesso di sottolineare come per le pene degli altri imputati i magistrati “si sono tenuti bassi“. Per Becciu invece no; si è tenuto conto anche della sua condotta processuale. Il processo, ora sospeso, riprenderà a settembre. La sentenza dovrebbe arrivare prima di Natale. Secondo i legali del cardinale Becciu, Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione, “le richieste del Promotore di Giustizia non tengono conto degli esiti del processo, che ha dimostrato l’assoluta innocenza del cardinale per l’operazione relativa al Palazzo di Londra e per ogni altra accusa.

Quanto alle richieste del Promotore, neanche un giorno sarebbe una pena giusta. Solo il riconoscimento dell’assoluta innocenza e l’assoluzione piena rispecchiano quanto accertato in modo chiarissimo.” “Sono vittima di una macchinazione ordita ai miei danni” ha dichiarato già in passato il cardinale Becciu. “Si è inventato di tutto sulla mia persona, esponendomi ad una gogna mediatica senza pari al cui gioco non mi sono prestato, soffrendo in silenzio, anche per il rispetto e la tutela della Chiesa, a cui ho dedicato la mia intera vita.

Sloane Avenue, una storia opaca

Sono stato descritto come un uomo corrotto. Avido di soldi. Sleale al Papa. Preoccupato solo per il benessere della mia famiglia” aveva detto ancora Becciu lo scorso maggio in Aula. “Hanno insinuato infamie sull’integrità della mia vita sacerdotale.” Il punto è che fra il 2014 e il 2018 alti funzionari della Santa Sede hanno investito complessivamente per l’edificio londinese di Sloane Avenue 350 milioni di euro.

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Il palazzo in 60 Sloane Avenue ora venduto dal Vaticano per 186 milioni di sterline

L’immobile, che adesso il Vaticano ha rivenduto incassando 186 milioni, era un antico magazzino di Harrods nell’esclusivo quartiere di Chelsea, a due passi dallo snodo della Tube di South Kensington. Eretto nel 1911, all’epoca serviva come deposito per il piùfamoso department store del mondo, che a tutt’oggi si affaccia sulla Brompton Road a Knightsbridge, tempio mondiale dello shopping e meta di 15 milioni di visitatori all’anno.

Ma l’acquisto del palazzo di Sloane Avenue nel cuore di Londra, si è rivelato un pessimo affare per il Vaticano. Finché papa Francesco non ha voluto vederci chiaro. Gendarmeria e magistratura vaticana hanno scoperchiato un ‘pozzo’ di corruzione attorno al mega investimento londinese. Dove – secondo le accuse – alti prelati come il cardinale Becciu, faccendieri e mediatori avrebbero lucrato in totale assenza di trasparenza. Ai danni del bilancio dello Stato vaticano e del rispetto dovuto alle offerte dei fedeli di tutto il mondo che affluiscono oltre le mura leonine.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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