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Giornalista rapito e ucciso in Messico, dove in 20 anni sono stati assassinati 150 cronisti

Luis Martín Sánchez Iñiguez è il terzo corrispondente del quotidiano La Jornada a pagare con la vita le sue inchieste

Il giornalista messicano Luis Martín Sánchez Iñiguez, 59 anni, corrispondente del quotidiano La Jornada dallo Stato nordoccidentale di Nayarit è stato assassinato. Scomparso da mercoledì 5 luglio, di lui non si avevano più notizie. Fino a che, domenica 9 luglio, le autorità di Nayarit hanno ritrovato il suo corpo. A dare la notizia lo stesso giornale di Città del Messico per il quale Sánchez Iñiguez lavorava.

Un corpo trovato nella località di Huachines, nel comune di Tepic, è risultato essere quello di Luis Martín Sánchez Iñiguez, 59 anni, corrispondente del quotidiano La Jornada scomparso da mercoledì.” Così si legge sul sito internet del quotidiano che nel dare la notizia cita le “autorità locali.” La sparizione del giornalista – spiega La Jornada – era emersa venerdì 7 luglio, grazie alla segnalazione della moglie Cecilia López presso la Procura generale dello Stato.

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Luis Martín Sánchez Iñiguez, 59 anni: il giornalista rapito e ucciso in Messico. Foto Twitter @lajornadaonline

Giornalista ucciso per il suo lavoro

La donna aveva denunciato che ignoti avevano prelevato con la forza Sánchez Iñiguez da casa sua. Avevano quindi costretto il giornalista a consegnare il suo computer, il suo cellulare e un hard disk. Tutti strumenti di lavoro, presumibilmente contenenti documentazione e informazioni per inchieste, reportage e servizi su temi delicati.

Organizzazioni umanitarie, comitati per la difesa dei diritti umani e associazioni giornalistiche hanno condannato l’omicidio di Luis Martín Sánchez Iñiguez. Secondo la locale Procura generale, il rapimento e l’assassinio del cronista de La Jornada lo si deve mettere in relazione con l’attività professionale della vittima. È probabile che il giornalista messicano abbia pagato con la vita le sue inchieste sulla piaga del narcotraffico in Messico. Una realtà che contribuisce a fare di questo grande paese del Centro America uno dei luoghi più pericolosi al mondo per molte persone, fra cui i giornalisti.

Luis Martín Sánchez Iñiguez è il terzo corrispondente de La Jornada assassinato negli ultimi anni, sottolinea il giornale online Diario Latina. Prima di lui avevano perso la vita Miroslava Brich a Chihuahua nel marzo 2015 (Nord del Messico) e Javier Valdés a Sinaloa (Nord-Ovest) nel maggio di quello stesso anno. Secondo Reporters Sans Frontières (RSF) il Messico è uno dei paesi più pericolosi al mondo per fare il giornalista. Più di 150 giornalisti sono stati uccisi in Messico dal 2000, secondo l’organizzazione. La maggior parte dei crimini contro i comunicatori rimangono impuniti.

Una strage senza fine

Lo scorso anno è stato tra i più letali di sempre per i lavoratori dei mass media messicani. Hanno pagato con la vita il loro lavoro ben 15 persone. A febbraio 2023, ignoti avevano accoltellato e picchiato a morte il fotografo José Ramiro Araujo nello Stato di confine settentrionale della Baja California. La polizia aveva quindi arrestato due giovani su una spiaggia vicino al luogo dell’aggressione. Persone che, secondo le forze dell’ordine, avevano un coltello e macchie di sangue sui vestiti. I due sospetti sono adesso sotto accusa per omicidio e rapina.

Meno di due settimane fa, lo scorso giugno, Hipólito Mora, un coltivatore di limoni che lottava contro i cartelli della droga messicani, è stato ucciso in un’imboscata più a sud, nello stato di Michoacán. Un video postato sui social media ha mostrato i rottami in fiamme di quello che è stato identificato come il veicolo di Mora.

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La prima pagina del quotidiano messicano La Jornada, per il quale lavorava il giornalista ucciso. Foto Twitter @lajornadaonline

Battaglia sull’autostrada

Sempre a fine giugno ignoti hanno lanciato esplosivi contro una stazione di polizia nello Stato meridionale del Chiapas. Il fatto è avvenuto in seguito al rapimento di 14 dipendenti della polizia su un’autostrada locale, in una battaglia tra miliziani armati dei ‘cartelli’ di bande criminali per il controllo del traffico di droga e immigrati nello Stato. Il Chiapas confina infatti con il Guatemala. Si tratta di episodi non direttamente collegati ai giornalisti ma che danno la misura della situazione di estrema violenza che gli abitanti di buona pare del Messico vivono ogni giorno.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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