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Oscurare il Sole per impedire il surriscaldamento terrestre

Anche Bill Gates partecipa al finanziamento di un progetto scientifico che prevede la creazione di nuvole artificiali

Dopo oltre 10 anni di ricerche, alcuni scienziati dell’Università statunitense di Harvard stanno continuando a lavorare su di un progetto che ha al centro il Sole. L’obiettivo è quello di rendere la luce solare meno forte al fine di attenuare il surriscaldamento globale della Terra.

Questo ambizioso proposito ha visto ‘salire a bordo’ del team di finanziatori anche il fondatore di Microsoft, Bill Gates, già nel 2017. Ma oggi vi è un’apertura della Casa Bianca in tal senso. Lo scorso 30 giugno, infatti, la presidenza degli Stati Uniti ha stilato un rapporto con l’obiettivo di valutare vantaggi e svantaggi di un ipotetico ‘oscuramento’ parziale della luce del Sole, come riporta Politico.

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Un grafico del StratoCruiser Stratospheric Controlled Perturbation Experiment (SCoPEx). Foto Twitter @Megachirottera

Sole oscurato da nuvole artificiali

Il sistema per ‘oscurare il Sole’ funziona alterando la composizione dell’atmosfera in maniera tale che questa sia più riflettente e rispedisca parte dei raggi solari indietro nello Spazio. In questo modo, dunque, si andrebbe a favorire una diminuzione – o comunque un rallentamento – del processo di surriscaldamento terrestre.

Come è noto, il surriscaldamento porta a un aumento della temperatura media della Terra. Se nell’arco dei prossimi anni questa dovesse crescere anche soltanto di mezzo grado in più, si genererebbe un disastro. Ossia un fenomeno capace di portare a una gravissima alterazione degli equilibri negli ecosistemi naturali. In primo luogo accelerando processi già in corso, come la desertificazione (del Sud Italia, ad esempio). Ma anche aumentando la frequenza dei cosiddetti eventi meteo estremi: siccità, nubifragi, trombe d’aria, alluvioni.

In sostanza l’obiettivo di SCoPEx (Stratospheric Controlled Perturbation Experiment), esperimento sulla perturbazione controllata stratosferica, è quello di creare nuvole artificiali. In modo che al suolo la temperatura sia più fresca. Il tutto attraverso una tecnica chiamata Stratospheric Aerosol Injection (Iniezione di Aerosol Stratosferico). Le nuvole artificiali ‘rimbalzerebbero’ la luce del Sole, attenuandone la forza e abbassando il livello di penetrazione del calore.

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Bill Gates

La geoingegneria del Sole

Come si legge su un documento dell’Etc Group, un’associazione che monitora l’impatto delle nuove tecnologie sulla biodiversità e i diritti umani, il sistema “prevede di spruzzare una soluzione di acqua, gesso e particelle di zolfo nell’atmosfera.” Il tutto, sottolinea il Corriere della Sera, “attraverso un pallone aerostatico ad alta quota.” Questa sostanza dovrebbe generare delle nuvole che andrebbero a bloccare la luce del sole nell’atmosfera superiore. La parte più controversa della geoingegneria del Sole sta però nel fatto che non si conoscono i potenziali effetti collaterali di un’azione di questo tipo sull’ambiente.

Secondo gli scienziati di Harvard che lavorano al progetto sul Sole, almeno nella fase sperimentale, “le quantità rilasciate saranno molto piccole.” Non saranno, cioè, paragonabili, a quelle che ogni giorno aerei e altri velivoli immettono in atmosfera. Ma un punto importante è che c’è consapevolezza dei rischi a cui si andrebbe incontro. E infatti ciò che si propone con lo SCoPEx è “ridurre l’incertezza su questioni scientifiche specifiche. Effettuando misurazioni quantitative di alcune delle microfisiche dell’aerosol e della chimica atmosferica. Necessarie per stimare i rischi e i benefici della geoingegneria solare.” In altre parole: l’obiettivo è studiare le potenzialità – positive e negative – di questo ‘tamponamento‘ della luce del Sole rispetto al cambiamento climatico.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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