Il Brasile cerca spazio a livello internazionale e non manca chi, sembra anche lo stesso presidente Lula, vorrebbe sposare la causa di Julian Assange. Un modo per esprimere la visione dei diritti civili e politici nel dopo Bolsonaro. Una parentesi che si è conclusa non soltanto con la sconfitta del capo dello Stato uscente alle presidenziali. Ma anche con l’interdizione, avvenuta in questi giorni, di Bolsonaro dai pubblici uffici per i prossimi 8 anni. 

Brasilia, dunque, volta pagina a tutti gli effetti. Sebbene la popolazione sia profondamente spaccata e i nostalgici bolsonaristi costituiscano quasi il 50% dei brasiliani. E lo fa anche, appunto, tramite una lettera aperta a Lula, firmata da quasi 3mila fra ex ministri, intellettuali, leader politici, sindacalisti e ricercatori.

Papa Francesco ha ricevuto in udienza Stella Moris, moglie di Julian Assange. Foto Twitter @Stella_Assange

L’appello a Lula

Un appello in cui si chiede a Lula di negoziare con la Gran Bretagna la concessione dell’asilo politico in Brasile per il giornalista e attivista australiano Julian Assange. Come è noto il fondatore di WikiLeaks rischia di finire condannato a 175 anni di carcere se Londra lo estradasse negli Stati Uniti. Cosa ormai probabile.

Il gruppo, sottolinea il quotidiano O Globo, chiede al capo dello Stato di promuovere uno “sforzo internazionale” a favore di Assange, accusato di aver pubblicato illegalmente documenti top secret delle forze armate americane. File segreti che hanno permesso di conoscere, fra l’altro, episodi di violenza, abusi e violazioni dei diritti umani da parte di militari Usa in varie parti del mondo. “Concretamente – si dice nel documento firmato da 2.897 personalità brasiliane – proponiamo di promuovere uno sforzo internazionale insieme ad altri paesi. A partire dai Brics e dal G20. Per ottenere l’accettazione di questo asilo politico da parte del governo britannico.”

Nell’appello si afferma che se Lula accettasse di avviare una simile iniziativa con Londra, riceverebbe il sostegno di “personalità di fama mondiale come Papa Francesco, l’attore Leonardo Di Caprio, la cantante Anitta, il Premio Nobel per la Pace, Adolfo Pérez Esquivel, il compositore e scrittore Chico Buarque de Holanda. E giornalisti vincitori del Premio Pulitzer come Seymour Hersh.

La moglie di Assange dal Papa

All’appello è seguita (per una coincidenza?), nella mattinata di venerdì 30 giugno, l’udienza privata che Papa Francesco ha concesso alla moglie di Julian Assange, Stella Moris, e ai due bambini della coppia, Gabriel e Max. Assange, 53 anni, è rinchiuso da 4 anni nel carcere londinese di massima sicurezza di Belmarsh per aver reso pubblici, nel 2010, documenti top secret sui crimini di guerra statunitensi in Iraq e Afghanistan. “Questa mattina Papa Francesco ha concesso a me e ai nostri figli un’udienza privata. Siamo sopraffatti dall’emozione” ha scritto in un tweet Stella Moris, avvocata sudafricana specializzata in diritti umani.

Julian Assange in una foto di alcuni anni fa. Foto Twitter @Assange_Italia

Il caso Assange

Dopo aver trascorso 7 anni rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, che gli aveva concesso asilo politico, Assange era stato arrestato nel 2019: da allora si trova in carcere. Nel gennaio 2021 una giudice inglese aveva negato l’estradizione, sostenendo che, a causa delle sue precarie condizioni mentali, il giornalista sarebbe stato a rischio di suicidio se condannato e detenuto in una prigione di massima sicurezza.

La pronuncia è stata però ribaltata dopo l’appello delle autorità statunitensi che hanno fornito assicurazioni, inclusa la promessa di trasferire Assange in Australia per fargli scontare qualsiasi pena a cui dovesse essere condannato. Nel giugno 2022 l’allora ministra degli interni britannica Priti Patel aveva dato il nullaosta alla consegna. Nei giorni scorsi l’Alta corte di Londra ha rigettato un nuovo ricorso, avvicinando ancora di più il momento dell’estradizione. Ma resta l’ultimo appello: alla Corte Europea dei Diritti Umani.