Ancora poche ore, poi, da sabato 1 luglio, in Russia l’omosessualità e tutti gli orientamenti sessuali che le autorità non considerano ‘corretti’, diverranno oggetto di cure ospedaliere. Come se fossero gravi patologie. A riportare la notizia è il quotidiano The Moscow Times

Nei dispensari e policlinici neuropsichiatrici del paese appariranno gli uffici dei sessuologi, in cui i medici aiuteranno le persone “che soffrono di disturbi mentali associati allo sviluppo e all’orientamento sessuale“. Ci si riferisce a un’ordinanza del ministero della Salute russo del 14 novembre 2022. Ne scrive Cherta, afferma il Moscow Times, sul suo canale Telegram.

Per l’ONU l’omosessualità è una variazione naturale del comportamento, per la Russia è una malattia mentale. Foto The Moscow Times

C’è anche l’uso della forza

Il testo del documento afferma che un sessuologo dovrebbe aiutare i pazienti alle prese con presunti disturbi dello sviluppo e dell’orientamento sessuale, dell’identità di genere e delle preferenze sessuali. Insomma, tutti i russi che non si riconoscono in un’identità chiaramente eterosessuale e in abitudini sessuali ‘normali’ e anzi commettano presunte “violazioni del comportamento sessuale“. L’ordinanza sanitaria enumera inoltre il caso dei pazienti con “disarmonia familiare-sessuale, disfunzione sessuale“.

Nell’ambito del lavoro che la Russia putiniana affida ai sessuologi non manca la possibilità di applicare non meglio precisate “misure coercitive di natura medica“. Azioni di forza, pare di capire, forse simili al Trattamento Sanitario Obbligatorio, a prescindere dal consenso del ‘paziente’, da sviluppare insieme a uno psichiatra. Ipotizziamo dunque che la persona sottoposta alle presunte ‘cure’ perché omosessuale si ribelli. E non intenda minimamente sottostare a ciò chi gli viene imposto. Scatterebbe, secondo quanto risulta dal testo dell’ordinanza, l’uso della forza per sottoporla a trattamenti.

I sessuologi nella Russia di Putin

L’aiuto di un tale specialista [sessuologo] è necessario se una persona vuole sbarazzarsi della frigidità, dell’impotenza. O di tali violazioni del comportamento sessuale” si afferma ancor nel documento del ministero. Per violazioni del comportamento sessuale la Russia intende “feticismo, masochismo, sadismo, esibizionismo e anche con tali, per dirla in parole povere, non preferenze standard, come autoerotismo, omosessualità, bestialità”. Queste parole le scrive, secondo il The Moscow Times, l’editore ufficiale delle leggi federali Parliamentskaya Gazeta.

Una manifestazione a favore dei diritti degli omosessuali, con un’effige di Putin. Foto Twitter @lastampa.it

Ma l’omosessualità non è una malattia

Allo stesso tempo, secondo gli estensori dell’ordinanza in base alla quale dal 1 luglio l’omosessualità si curerà negli ospedali come una malattia, la formulazione nel testo di legge coincide con la classificazione internazionale delle malattie. Una classificazione che la Russia ha adottato nel 1997. Secondo questa formulazione l’omosessualità non è un disturbo mentale, afferma Ksenia Mikhailova, avvocatessa del gruppo Vykhod LGBT.

Tutto ciò appare una contraddizione, specie alla luce del fatto che ogni 17 maggio si celebra la Giornata Internazionale contro l’omofobia, bifobia e transfobia. Il 17 maggio 1990 è una data storica perché, per la prima volta, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), istituto specializzato delle Nazioni Unite per la salute, ha cancellato l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali. La definizione dell’OMS è che l’omosessualità altro non sia che “una variante naturale del comportamento umano.

Se in Occidente tale definizione è fondamentale al fine di superare le discriminazioni che si basano sull’orientamento sessuale, in Russia i funzionari dello Stato putiniano pensano l’opposto. L’omosessualità per loro va curata come una patologia. E dal 1 luglio – in mezzo ai venti di golpe anti Putin che ancora aleggiano dopo la “protesta” dei mercenari Wagner di Yevgeny Prigozhin – lo sarà.