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Richard Gere, la polemica: “Sui milionari in America e i migranti in Grecia due pesi e due misure”

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Ancora una volta Richard Gere non la manda a dire: “Il valore della vita umana dipende oggi più che mai da dove vieni e da quanti soldi hai.” Così ha risposto in video collegamento alle domande degli studenti nel corso della master class al Filming Italy Sardegna Festival. Una rassegna che si è svolta a Santa Margherita di Pula (Cagliari).

Gere è di nuovo entrato a gamba tesa sulle polemiche roventi di questi giorni. Polemiche legate alla morte di circa 600 migranti, fra cui 100 bambini, nel Mediterraneo, al largo della Grecia e alla tragedia del sommergibile Titan che viaggiava verso il relitto del Titanic.

Richard Gere alla master class, via zoom, del Filming Sardegna Festival

Gere e le due tragedie di questi giorni

Penso che siamo tutti assolutamente uguali. Ma quando ho sentito dai media dell’orribile evento che ha visto centinaia di persone perdere la vita in Grecia su una barca nel Mediterraneo, e la diversa attenzione con cui tutti si concentravano sulle 5 persone disperse in un sottomarino nei mari del Titanic, ho capito ancora una volta quanto sia cinico il mondo” ha detto l’attore.

Tutti i Paesi mobilitavano i loro mezzi di soccorso per queste 5 persone e nessun soccorso invece per la tragedia in Grecia“. L’impegno civile e politico dell’attore, oggi 73enne, è ben noto. Da tanti anni Richard Gere è inoltre un buddhista praticante, e ha accresciuto in questi ultimi tempi la sua attività rivolta a sostenere i diritti umani e i temi importanti per il progresso civile della società. “Per fare l’attore ci vuole coraggio” ha detto ai ragazzi assiepati a sentirlo in Sardegna. E a chi vuole fare questo mestiere elargisce lo stesso consiglio che ha dato a suo figlio di 23 anni: “Cercate di fare quello che vi rende felici e liberi. Seguite il vostro istinto e sfidatevi“.

Richard Gere nel 2019 a bordo di una nave della ong Open Arms carica di migranti e diretta a Lampedusa

Lo scontro del 2019

In Italia è facile ricordare la dura polemica frontale di Richard Gere contro l’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, nell’estate del 2019, durante il Governo Conte I, sostenuto dalla maggioranza M5S-Lega. “Se il vostro ministro spendesse del tempo con quelle persone, ascoltasse le loro storie, i loro traumi familiari, cambierebbe la sua visione” aveva detto al Corriere della Sera il 19 agosto riferendosi ai migranti che Salvini non voleva far sbarcare sulle nostre coste, chiudendo i porti.

Gere: “Salvini? Un Baby Trump

Su Twitter Salvini aveva bollato senza appello l’attore americano con l’appellativo di “buonista milionario.” Ai primi d’agosto Gere era salito a bordo di una nave della ong Open Arms che trasportava i migranti verso Lampedusa. E aveva preso a spada tratta le difese dei naufraghi e di chi li soccorre. Si era scagliato contro Salvini e il suo decreto ‘sicurezza bis’ trasformato in legge. Una normativa che l’attore hollywoodiano aveva definito, nella sostanza, incredibile e disumana. “Lui fa di un’emergenza umana un caso politico. Ma è cattiva politica” le parole di Richard Gere al Corriere. “Il mondo ha gli stessi problemi. Noi abbiamo rifugiati da molti Paesi dell’America centrale. Il ministro dell’Interno ha la stessa mentalità del presidente Trump. Infatti io Salvini lo chiamo Baby Trump. Usa la stessa ignoranza in senso radicale, fanno leva su paura e odio.”

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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