Inquinamento da Pfas nella rete idrica: la situazione negli Usa e in Italia
In Veneto mozione consigliare per raccomandare alle donne incinte di non bere dal rubinetto di casa
Torna nel dibattito pubblico il tema dell’inquinamento da Pfas, le sostanze di origine chimica che a volte possono finire negli acquedotti e nel cibo. In America il colosso chimico e manifatturiero 3M dovrà pagare oltre 10 miliardi di dollari a città, contee e villaggi del paese. Obiettivo: verificare la presenza, ed eventualmente ripulire dai Pfas, le forniture idriche pubbliche.
In Italia il problema è grave soprattutto in Veneto e in Lombardia. Ma andiamo con ordine. Negli Usa l’azienda 3M avrebbe contaminato l’acqua potabile delle zone dove operava con i cosiddetti prodotti ‘chimici per sempre’: i Pfas, appunto. Si tratta delle sostanze perfluoroalchiliche utilizzate in tutto: dalla schiuma antincendio ai rivestimenti antiaderenti.
Usa, la 3M e i Pfas
La compagnia statunitense sta affrontando circa 4mila azioni legali da parte di Stati ed enti locali per la contaminazione da Pfas. Non ha ammesso alcuna responsabilità. Ha affermato che l’accordo da 10 miliardi riguarda la bonifica per i fornitori di acqua che hanno rilevato le sostanze chimiche in questione “a qualsiasi livello, o potrebbero farlo in futuro“.
Cosa sono, cosa provocano
I Pfas sono definiti inquinanti eterni, e da ormai più di 70 anni sono diffusi in tutto il mondo. Si utilizzano nelle industrie per rendere resistenti ai grassi e all’acqua tessuti quali carta e rivestimenti per i contenitori di alimenti. Ma anche per detergenti e pellicole fotografiche. Sebbene manchino ancora dati certi sugli effettivi rischi per la salute, la presenza di Pfas nell’ambiente risulta tossica per gli esseri viventi, uomo compreso. Secondo la Fondazione Veronesi, i Pfas possono causare effetti devastanti come la restrizione della crescita fetale di un bambino, o ancora la comparsa di tumori, diabete, ipertensione negli adulti. Così come aumento del colesterolo, colite ulcerosa, malattie della tiroide e infertilità.
I Pfas si trovano ormai dappertutto: dalle pentole antiaderenti, a indumenti e scarpe impermeabili. Fino ad alcuni imballaggi alimentari, pesticidi e acque del rubinetto. Sono di pochi anni fa le notizie circa la contaminazione dell’acqua destinata al consumo giornaliero in Veneto e Lombardia. “Purtroppo i Pfas possono penetrare nelle acque sotterranee” spiega al sito Fondazioneveronesi.it il professor Emilio Benfenati dell’Istituto Negri di Milano. “Se non ben gestiti durante i processi di lavorazione industriale, finiscono per accumularsi anche nelle piante.” Aumenta così il rischio di ingresso nella catena alimentare, attraverso ciò che mangiamo e beviamo. “L’uomo può assorbire i Pfas nel sangue. La conseguenze sono tuttora oggetto di numerosi studi scientifici per il loro impatto sulla salute.”
Veneto, la lotta ai Pfas
In questi giorni in Veneto, all’ultima seduta del Consiglio Regionale, i consiglieri hanno votato all’unanimità una mozione di Cristina Guarda, di Europa Verde. Il testo impegna la giunta a adottare tutte le precauzioni necessarie in merito a mamme, bambini e donne incinte. Il tema è l’acqua e la contaminazione da Pfas. Nelle zone coinvolte dall’inquinamento da anni esistono filtri per depurare l’acqua. Nuovi acquedotti sono stati realizzati, o sono in fase di realizzazione. Studi della Regione hanno fatto emergere rischi legati soprattutto alle donne in gravidanza: sviluppo di patologie gestazionali e neonatali.
La mozione chiede di dare attenzione a questi aspetti. E innanzitutto raccomandare alle mamme di non usare acqua da rubinetto per scopi alimentari. L’obiettivo è inoltre quello lanciare una campagna di informazione per i cittadini, un monitoraggio medico per le donne incinte e una sperimentazione clinica per abbattere i Pfas in chi voglia avere un figlio.