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Ucraina, ucciso a Bakhmut un giornalista francese

Arman Soldin, 32 anni, nato a Sarajevo, è stato colpito da un razzo russo vicino a Bakhmut. Aveva lavorato a Roma nel 2015

Non si ferma in Ucraina la strage dei giornalisti, locali e stranieri, che ogni giorno rischiano la vita. Nei pressi di Bakhmut è morto il 9 maggio Arman Soldin, 32 anni, giornalista dell’agenzia di stampa francese Agence France-Presse.

Soldin è morto a causa di un bombardamento. Lo ha annunciato la stessa Agence France-Presse, agenzia di stampa francese fra le più autorevoli e rispettate al mondo.

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Arman Soldin, 32 anni, ucciso in Ucraina dai russi, vicino a Bakhmut. Foto Twitter @afpfr

Arman cronista e uomo eccellente

Secondo una prima ricostruzione dei fatti Soldin è stato ferito mortalmente nel pomeriggio del 9 maggio durante un attacco russo con razzi Grad. Lo hanno confermato gli stessi colleghi della France Presse che lo accompagnavano. Il bombardamento è avvenuto verso le 16.30 ora locale (le 15.30 in Italia) nei dintorni di Chasiv Yar, località vicino a Bakhmut, che le forse russe prendono quotidianamente di mira. Il team di Afp seguiva un gruppo di soldati ucraini. Arman Soldin sarebbe stato colpito in pieno da un razzo partito da un lanciatore Grad. I colleghi che erano con lui sono rimasti illesi.

L’Agenzia è devastata dalla perdita di Arman“, ha detto il presidente di France Presse Fabrice Fries. “La sua morte ci mette in guardia dai rischi e dai pericoli che corrono i giornalisti che stanno coprendo la guerra in Ucraina“.

Nato a Sarajevo, ma di nazionalità francese, Soldin ha iniziato a lavorare nel 2015 negli uffici di Afp a Roma, poi si è trasferito a Londra. Era stato scelto nel team in partenza per l’Ucraina sin dall’inizio del conflitto, il 24 febbraio 2022. Da settembre si era stabilito in Ucraina ed era coordinatore del team televisivo, spostandosi in continuazione tra Est e Sud del paese.

I giornalisti uccisi in Ucraina

Sono in tutto 11 i giornalisti uccisi nel corso della guerra, secondo Reporters sans Frontieres e il Comitato per la protezione dei giornalisti. L’ultimo prima di Soldin era stato l’ucraino Bogdan Bitik, ucciso due settimane fa, il 26 aprile, mentre si trovava insieme al giornalista di Repubblica Corrado Zunino nei pressi del ponte di Kherson, nel sud dell’Ucraina. “Il lavoro di Arman inglobava tutto quello che ci rende fieri dei nostri giornalisti in Ucraina“, ha detto il direttore del notiziario Afp Phil Chetwynd in un comunicato. “Era un giornalista pieno di energia, coraggioso ed entusiasta, pronto sempre a lavorare nei posti e nelle situazioni più difficili“, ha aggiunto il direttore della Afp Europa Christine Buhagiar.

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Putin parla alla folla sulla piazza Rossa di Mosca. Foto Twitter @MarcoFattorini

La parata di Mosca

La morte di Arman Soldin è avvenuta nelle stesse ore in cui gli invasori dell’Ucraina celebravano a Mosca l’anniversario della vittoria nella Seconda Guerra Mondiale. Putin ha parlato dalla piazza Rossa non tanto contro l’Ucraina, quanto direttamente contro l’Occidente. “Contro la Russia è stata scatenata una vera guerra, ma abbiamo sconfitto il terrorismo” ha detto il presidente russo. L’Occidente “provoca conflitti sanguinosi, semina i semi della “russofobia” e pretende di “dettare le sue regole a tutte le nazioni“. “La Russia vuole vedere un futuro pacifico, libero e stabile, e qualsiasi ideologia di superiorità è criminale e mortale“. Poi ha chiuso il discorso inneggiando alla “vittoria“.

Dall’Ucraina arrivano lugubri notizie di incessanti bombardamenti delle forze russe. I sistemi di difesa aerea di Kiev si sono attivati per respingere gli attacchi alla capitale del paese. Anche perché a Kiev è stata presente, il 9 maggio, la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen che ha festeggiato la giornata dell’Europa con Volodymyr Zelensky. “Qui sono difesi i valori dell’Ue” ha dichiarato Von der Leyen. “Ci serve una nuova vittoria” ha detto invece il presidente ucraino.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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