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Covid, l’emergenza mondiale è terminata

In tre anni 20 milioni di morti. Ghrebreyesus: "Perse vite che non dovevano essere perse, non faremo mai più gli stessi errori"

Il 5 maggio 2023 resterà un data storica: la pandemia di Covid ufficialmente non esiste più come tale. Il Comitato tecnico dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità, “ha raccomandato la fine dello stato di emergenza ed io ho accettato l’indicazione“. Lo ha detto il direttore generale Adhanom Tedros Ghrebreyesus.

Lo stato di emergenza sanitaria internazionale era stato dichiarato il 30 gennaio 2020. “Questo è un momento da celebrare – ha detto Ghebreyesus – ma è anche un momento per riflettere. Deve restare l’idea della potenziale minaccia di altre pandemie.”

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I vaccini sono stati uno strumento fondamentale per far finire l’emergenza pandemica nel mondo. Foto Ansa/Epa David Borrat

Dal Covid alle prossime pandemie

Ora abbiamo strumenti e tecnologie per prepararci meglio alle prossime pandemie, e riconoscerle prima” ha dichiarato il capo dell’Oms, agenzia internazionale che fa parte delle Nazioni Unite. “Ma globalmente una mancanza di coordinamento potrebbe inficiare tali strumenti. Sono state perse vite che non dovevano essere perse, promettiamo ai nostri figli e nipoti che non faremo mai più gli stessi errori“.

Dall’inizio della pandemia, fuori dalla Cina – ha aggiunto il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità – c’erano circa 100 casi di Covid-19 e non vi erano morti dichiarati. In tre anni da quel momento il mondo si è capovolto. Circa 7 milioni di morti sono stati riportati dall’Oms, ma noi sappiano che la stima è di molte volte maggiore, pari almeno a 20 milioni di morti“.

“Il virus è qui per rimanere”

Da molti mesi il Comitato di emergenza e l’Oms analizzano attentamente i dati considerando che sarebbe stato il momento giusto per abbassare il livello di allarme sul Covid. “Per più di un anno, la pandemia ha avuto una tendenza al ribasso, con l’aumento dell’immunità della popolazione a causa di vaccinazioni e delle infezioni, la diminuzione della mortalità e l’allentamento della pressione sui sistemi sanitari” ha spiegato Tedros Ghrebreyesus. “Questa tendenza ha permesso alla maggior parte dei paesi di tornare alla vita come la conoscevamo prima”.

Mentre noi parliamo – ha osservato Ghebreyesus – migliaia di persone nel mondo stanno lottando per le loro vite nelle terapie intensive e milioni continuano a vivere con gli effetti debilitanti della condizione post-Covid. Il virus è qui per rimanere. Sta ancora uccidendo e sta ancora cambiando”.

Il Covid? “Più di una crisi sanitaria

Il Covid è stato molto di più di una crisi sanitaria. “Ha causato sconvolgimenti economici, cancellando trilioni dal Pil e spingendo milioni di persone nella povertà. Ha causato sconvolgimento sociali, con chiusura delle frontiere e milioni di persone colpite da isolamento, depressione e ansia.”

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Il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Tedros Adhanom Ghebreyesus. Foto Ansa/Epa Martial Trezzini

Nel periodo che va dal 3 al 30 aprile di quest’anno sono stati quasi 2,8 milioni i nuovi casi di Covid e oltre 17mila decessi, registrati nel globo, con un calo rispettivamente del 17% e del 30% rispetto ai 28 giorni precedenti (dal 6 marzo al 2 aprile 2023). Il quadro è eterogeneo a livello regionale – ha sottolineato l’Oms – con aumenti dei casi segnalati e dei decessi osservati nelle regioni del Sud-est asiatico. Ma anche del Mediterraneo orientale e del Pacifico occidentale e diminuzioni in altre regioni. Al 30 aprile 2023, sono stati segnalati a livello globale oltre 765 milioni di casi confermati e oltre 6,9 ​​milioni di decessi.

Il commento dell’Istituto Spallanzani

Sono contento che l’Oms abbia fatto questo passo avanti di coraggio. Un gesto simbolicamente importante: la pandemia era di fatto finita, ma questo simbolicamente dà più coraggio alle persone perché sancisce che siamo stati bravi a combattere il Covid e a vincere.” Commenta così Francesco Vaia, direttore generale dell’Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani, presso cui si era a suo tempo vaccinato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Adesso guardiamo avanti, ci sono ancora cose da fare: soprattutto bisogna prepararsi affinché non si torni mai più indietro.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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