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Non esiste la libertà di stampa senza la liberazione di Assange

Il fondatore di WikiLeaks rischia 175 anni di carcere per aver sfidato l'impero globale degli USA

Oggi Giornata internazionale per la libertà di stampa è fondamentale per la sopravvivenza stessa delle nostre democrazie ricordare un vero guardiano e martire in nome della libertà: Julian Assange. Per chi non lo conoscesse è stato il fondatore di Wikileaks, un portale di informazione che ha raccolto per decenni documenti top secret, garantendo l’anonimato delle proprie fonti. E che ha scoperchiato importanti segreti riguardo l’apparato di potere globale dell’amministrazione USA. 

Svelandone massacri ai danni dei civili nella guerra in Afghanistan, e le torture nella prigione di Guantanamo senza alcun rispetto dei diritti umani. Ma non solo. Assange è divenuto una vera e propria spina nel fianco. Una minaccia ed un “individuo pericoloso” perché capace di disvelare i metodi di azione dei potenti, specie in caso di azioni spesso extraterritoriali USA. Che chiedono oggi la sua estradizione dalla prigione di massima sicurezza di Belmarsh a Londra. Dove Assange è rinchiuso dal 2019, in gravi condizioni di salute. Ora rischia in America una condanna di 175 anni. La sua unica “colpa” sarebbe quella di aver vissuto e combattuto in nome della libertà di stampa.

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Julian Assange/ FOTO ANSA/ OLIVIER MATTHYS

Assange e i segreti USA sulla guerra in Afghanistan e in Iraq 

Tutti noi occidentali diamo per scontata la piena tutela della libertà di stampa. Orgogliosi difronte alle neodittature contemporanee ci vantiamo oggi della libertà d’espressione dei nostri artisti, dei media, rispetto all’oppressione culturale presente nei regimi anti-democratici di Russia e Cina, solo per fare due esempi. Ma la storia di Julian Assange ci racconta un’altra realtà e dovrebbe invitarci a riflettere. Perché lascia intendere che la libertà di stampa nelle nostre democrazie è tutelata a certe condizioni: fuorché non sveli o intacchi seriamente il centro del potere. Assange ha svelato il lato oscuro del dominio globale USA, raccontando verità scomode e i suoi ingranaggi. E innescando per questo la furia delle autorità americane. 

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Manifestazione per liberare Assange/ FOTO ANSA

WikiLeaks ha pubblicato centinaia di migliaia di documenti segreti del Pentagono, della CIA e della NSA, che hanno fatto emergere massacri di civili, torture, scandali e pressioni politiche. Svelando un apparato di potere onnipervasivo e a volte violento, che non ha molto da invidiare ai regimi anti-democratici odierni. Dagli archivi di Guantanamo nel 2007, il carcere inaugurato dall’amministrazione Bush nel 2002. Zeppi di dettagli sui prigionieri e sui metodi di tortura utilizzati quotidianamente, nell’ambito di un programma di procedure per il trattamento di persone “sospettate” di essere terroristi. Fino alla guerra in Iraq e Afghanistan. Dove i documenti elencano dettagliatamente: dalle attrezzature militari utilizzate dall’esercito USA , alle informazioni sugli obiettivi militari e civili uccisi, nonché abusi e torture sui prigionieri di guerra. Senza contare le strategie propagandistiche portate avanti per orientare e influenzare l’opinione pubblica di Francia e Germania nei confronti della guerra in Afghanistan.  

La libertà di stampa: contrappeso essenziale contro l’abuso di potere

Tra il 2012 e il 2013 oltre 5 milioni di e-mail sono trapelate dall’intelligence statunitense. I Global Intelligence Files pubblicati da Assange hanno rilasciato numerosi documenti in cui abbiamo appreso alcuni dettagli della rete interna ed esterna di sorveglianza di massa degli Stati Uniti con la NSA come protagonista. Lasciando intendere l’intimo legame che esiste tra l’intelligence americana e alcune aziende che funzionano come organizzazioni non governative al servizio delle loro élite. Tra cui Facebook. Tutto con uno scopo: accumulare dati e difendere il proprio ruolo geopolitico. Che una superpotenza difenda la propria supremazia con ogni mezzo possibile non è cosa nuova. Come cercare di insabbiare i propri errori per salvare se stessa e mantenere il potere. Ma cercare la verità e denunciare gli abusi di questo potere, è un diritto invalicabile.

Julian Assange/ FOTO ANSA/ OLIVIER MATTHYS

Perché il vero problema sono sempre i crimini commessi e non il fatto che vengano svelati. La tattica usata dalle democrazie è attica: la macchina del fango. Attaccare con accuse infondate, risvolti personali, facendoli apparire come nemici dello Stato. Ma Assange non è che un uomo libero che ha osato sfidare “l’impero” globale dei nostri giorni. Lo ha sfidato creando un contrappeso importantissimo ed essenziale nelle nostre democrazie: un’informazione libera. Che giudica, critica, condanna e informa, per amore della verità. Se Assange venisse estradato, la libertà di stampa non sarà più un diritto o un valore, ma carta straccia. E tutti noi daremmo prova a Russia e Cina di una profonda ipocrisia.       

Chiara Cavaliere

Attualità, Spettacolo e Approfondimenti

Siciliana trapiantata nella Capitale, dopo la maturità classica ha coltivato la passione per le scienze umane laureandosi in Scienze Politiche alla Luiss Guido Carli. Senza mai abbandonare il sogno della recitazione per cui ha collaborato con le più importanti produzioni cinematografiche italiane tra cui Lux Vide, Lotus e Italian International Film.
Si occupa di attualità e degli approfondimenti culturali e sociali di MAG Life, con incursioni video. Parla fluentemente inglese e spagnolo; la scrittura è la sua forma di attivismo sociale. Il suo mito? Oriana Fallaci.

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