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Cuba senza benzina: salta la parata del Primo Maggio. Ma arriva l’inviato della Russia

Vacilla il ventennale accordo di baratto col Venezuela. E L'Avana cerca una sponda nella Russia di Putin

A Cuba il Primo Maggio, la Giornata Internazionale dei Lavoratori, sarà da dimenticare. Per i cubani ma soprattutto per le autorità del regime post castrista. Non ci sarà infatti il tradizionale corteo con milioni di persone in marcia attraverso la Piazza della Rivoluzione dell’Avana.

La piazza sarà vuota dopo che il Partito Comunista Cubano ha annullato i festeggiamenti a causa della penuria di benzina che sta paralizzando l’economia dell’isola. A riportare la notizia è il quotidiano inglese The Guardian.

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Lunghe code di automobilisti a Cuba per rifornirsi di benzina. Foto Twitter @GenteNoticias

I rapporti fra L’Avana e Mosca

In queste ore, tuttavia, il presidente cubano Manuel Diaz-Canel ha ricevuto Vyacheslav Volodin, presidente della Duma (la Camera bassa) della Federazione Russa. “Continuiamo a consolidare i già storici rapporti con quella nazione fraterna” ha scritto il capo di Cuba su Twitter parlando della Russia di Putin.

Mosca sta cercando di allargare al massimo le sue relazioni internazionali per non rimanere del tutto isolata a causa della guerra che ha scatenato contro Kiev. E con Cuba i rapporti sono stati stretti fin dai tempi di Fidel Castro, malgrado che all’ONU L’Avana si sia astenutanon votando quindi a sostegno di Mosca – nelle più importanti risoluzioni di condanna dell’invasione dell’Ucraina.

Manca il petrolio

L’incontro è avvenuto in un contesto sociale molto pesante per Cuba. Da settimane molti automobilisti dormono in auto fuori dai distributori di benzina nell’attesa di potersi rifornire. Le code alle pompe si estendono per chilometri e durano giorni interi. Miguel Díaz-Canel ha affermato che l’isola caraibica riceve solo i due terzi del petrolio di cui ha bisogno. E che il deficit di carburante è dovuto al mancato rispetto degli accordi contrattuali da parte delle nazioni fornitrici.

Cuba e il baratto con Caracas

Secondo Jorge Piñon, il direttore del programma per l’energia e l’ambiente dell’America Latina e dei Caraibi dell’Università del Texas, l’allusione di Díaz-Canel era al Venezuela. Le due nazioni socialiste dell’America Latina hanno un accordo di baratto dall’anno 2000. Tale intesa consiste nel fatto che Cuba invia al Venezuela medici, insegnanti e – presumibilmente – agenti del controspionaggio. In cambio ottiene cospicue spedizioni di petrolio greggio.

Questo scambio, sottolinea il Guardian, è ora messo a dura prova. “Negli ultimi due decenni il Venezuela ha perso quelle entrate non vendendo quel petrolio sul mercato internazionale“, ha detto Piñon, riporta il quotidiano inglese. “Penso che siano arrivati ​​​​a un punto in cui non possono più continuare a fornire petrolio senza contanti ai cubani“.

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Una stazione di servizio chiusa a L’Avana. Foto Ansa/Epa Yander Zamora

A questo punto – dopo le conseguenze della pandemia di Covid e una forte crisi economica che già nel 2021 aveva portato l’isola sull’orlo della rivoltaCuba fatica ad acquistare carburante. Ma non solo. Lo Stato non riesce a comprare sul mercato internazionale neppure i diluenti che si potrebbero usare per raffinare il greggio ad alto contenuto di zolfo per trasformarlo in benzina.

La Cuba di oggi

William LeoGrande, professore di governo all’Università americana di Washington, ha affermato che l’affluenza alla parata del Primo Maggio a Cuba si è gradualmente ridotta nel corso degli anni. E questo a causa del fatto che l’enorme entusiasmo e la speranza per i cambiamenti sociali che la rivoluzione cubana di Fidel Castro aveva portato presso gran parte della popolazione negli Anni Sessanta e Settanta è stato sostituito dalla delusione per le difficoltà sempre più grandi a partire dagli Anni Novanta.

Ovvero nel periodo seguente la caduta dell’Unione Sovietica e il tramonto del comunismo mondiale come alternativa globale al capitalismo americano ed europeo. La stessa Cina, del resto, ancora oggi il maggiore paese comunista, nonché superpotenza nucleare in ascesa, ha trasformato la propria struttura politica, sociale ed economica. E lo ha fatto andando nella direzione di un moderno capitalismo di Stato sotto il ferreo controllo di Pechino. Cuba è stretta dalla povertà, dalle sanzioni degli Stati Uniti e dall’assenza di un grande protettore internazionale. A soffrire tra l’incudine del regime e il martello degli Stati Uniti, sono, ancora una volta, i cubani.

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Fidel Castro (1926-2016). Foto Twitter @DiazCanelB

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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