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Festa del 25 Aprile, l’Anpi contro la Russa

Pagliarulo: "Nel giorno della Liberazione il presidente del Senato avrebbe potuto visitare Marzabotto o Stazzema, non Praga"

Per il 78° 25 Aprile, festa della Liberazione dal nazifascismo, il presidente dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia), Gianfranco Pagliarulo, contesta il presidente del Senato, Ignazio La Russa. 

Mi ha colpito – ha detto all’Ansa – che La Russa si recherà a Praga a rendere omaggio a Jan Palach. Che è sicuramente un eroe della libertà ma ci sono altri 364 giorni all’anno per farlo“.

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Al centro il presidente dell’ANPI, Gianfranco Pagliarulo. Foto Ansa/Mourad Balti Touati

“Questo 25 Aprile surreale” 

Nel Paese dove c’è stato l’eccidio delle Fosse Ardeatine o l’eccidio di Marzabotto o di Sant’Anna di Stazzema sarebbe stato più logico portare un fiore lì” ha concluso polemicamente Pagliarulo. Il presidente dell’Anpi ha inteso rispondere alla notizia emersa qualche giorno fa second cui La Russa si recherà, proprio il 25 aprile, a commemorare Jan Palach in Piazza San Venceslao a Praga.

Palach, 20 anni, si uccide dandosi fuoco il 16 gennaio 1969 come estrema forma di protesta contro l’invasione sovietica della Cecoslovacchia, avvenuta nell’agosto 1968. “Siamo in una situazione surreale dove il presidente del Senato ha detto quello che ha detto prima su Via Rasella e poi sulla Costituzione” ha dichiarato all’Ansa Pagliarulo. “A questo si aggiungono le non dichiarazioni sul fascismo della premier Giorgia Meloni da quando si è insediata. Nell’anniversario della marcia su Roma non ha detto una parola e ha proseguito nel suo silenzio sui temi del fascismo“.

Il presidente dell’Anpi auspica che, grazie all’occasione del 25 Aprile, in Fratelli d’Italia, il partito della premier, e nei suoi esponenti nel Governo “si compia una chiara e irreversibile dissociazione dalla storia e dalla cultura politica del Ventennio. Una storia che ha provocato enormi danni all’Italia“. Secondo Pagliarulo “è evidente che c’è una riserva” a parlare di questi temi da parte dei dirigenti di Fratelli d’Italia. I quali provengono da una storia politica legata indirettamente o direttamente al Movimento sociale italiano. Vale a dire al partito politico che per mezzo secolo, dal 1946 al 1995, ereditò e portò avanti ciò che era rimasto del fascismo post bellico.

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Il Presidente del Senato Ignazio La Russa. Foto Ansa/Giuseppe Lami

La Russa: “Io accanto a Mattarella

Come già ha fatto sapere, il presidente del Senato Ignazio La Russa il 25 aprile si recherà al campo di concentramento nazista di Terezin a circa 60 chilometri da Praga. Al mattino sarà però all’Altare della Patria poi partirà alla volta Repubblica Ceca per partecipare alla riunione dei Presidenti dei Parlamenti dei Paesi Membri dell’Unione europea. Alle 15 sarà alla commemorazione, con la deposizione di una corona di fiori, al Monumento di Jan Palach in Piazza San Venceslao a Praga.

Il 21 aprile, in un colloquio con Repubblica, La Russa aveva affermato che nella Costituzione non c’è alcun riferimento all’antifascismo. “Ho letto l’articolo di Repubblica con richiamo in prima pagina dal titolo ‘L’antifascismo non è nella Costituzione” ha dichiarato il presidente del Senato in un comunicato stampa il 21 aprile. “Ringrazio il giornalista che ha lecitamente trasformato in ‘colloquio’ un veloce scambio di parole avvenuto alla buvette del Senato e ripreso in maniera corretta e testuale dall’agenzia di stampa Ansa.

Mi preme però sottolineare che, come riportato anche dalla stessa agenzia, il mio riferimento non era all’antifascismo ma all’assenza in Costituzione della parola ‘antifascismo’, essendo i valori della Resistenza, a cui mi sono esplicitamente richiamato, espressi in positivo nella prima parte della Costituzione. Con tale dovuta e necessaria correzione, ritengo venga meno qualsiasi interpretazione contraria al mio pensiero. Il 25 Aprile ho modificato gli impegni internazionali assunti da tempo e sarò all’Altare della Patria a fianco del presidente della Repubblica“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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