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Emanuela Orlandi, colloquio-fiume del fratello Pietro in Vaticano

Il promotore di giustizia lo ha ascoltato per 7 ore in qualità di testimone. È la prima volta che accade, a 40 anni dalla scomparsa della ragazza

Passo in avanti storico sul caso di Emanuela Orlandi, quello avvenuto ieri martedì 11 aprile. Assieme all’avvocata Laura Sgrò, Pietro – il fratello della 15enne scomparsa a Roma 40 anni fa il 22 giugno 1983 – ha incontrato in Vaticano il promotore di giustizia Alessandro Diddi. Alla fine dello scorso anno il procuratore della Città del Vaticano ha avviato l’inchiesta sulla sparizione di Emanuela, figlia di un commesso della Prefettura della casa pontificia.

Quello di Pietro Orlandi col promotore di giustizia è stato un lungo colloquio, durato oltre 7 ore, fortemente auspicato dalla famiglia. Il giallo della scomparsa e della morte presunta – perché non c’è incontrovertibile certezza su questo – di Emanuela è ormai uno dei maggiori casi irrisolti della storia del nostro Paese.

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Pietro Orlandi, fratello di Emanuela. Foto Ansa/Riccardo Antimiani

La verità? È in Vaticano

Una tragedia immane, che riguarda anche il caso di Mirella Gregori e forse, indirettamente, di altre giovani. Sulla quale il fratello della Emanuela Orlandi ha sempre sostenuto che Oltretevere c’è ancora chi conosce la verità. Perché se “Emanuela sta in cielo” come papa Francesco rivelò a Pietro Orlandi all’inizio del suo pontificato, la verità su cosa sia realmente accaduto sta in Vaticano, per la famiglia, come per molti analisti e studiosi del caso.

Già prima del colloquio col procuratore Diddi Pietro Orlandi si era detto “fiducioso” sull’incontro che, come ha spiegato più volte, attendeva da due anni. “Il grande giorno è arrivato ora vediamo come va“, aveva detto ai giornalisti in attesa, aggiungendo apprezzamenti molto positivi sulle dichiarazioni rilasciate da Diddi in un’intervista al Corriere della Sera. “Abbiamo depositato una memoria, il pm sta facendo il suo lavoro. Credo che siano in una fase di approfondimento di questa memoria e della documentazione rilasciata in precedenza“, ha detto in serata l’avvocata Laura Sgrò, legale degli Orlandi.

Caso Orlandi, i dossier del Vaticano

Sgrò ha riferito che Pietro Orlandi ha incontrato Diddi in qualità di “testimone, “per questo la mia presenza non è prevista“. Ha quindi aggiunto che si augura che dall’attività di indagine del pm vaticano ora “saltino fuori i dossier“. “L’augurio nostro – ha proseguito l’avvocata – è che finalmente si possa fare luce su questa vicenda. E che si possa davvero scrivere una pagina di storia. Questo lo dico anche da cittadina perché oggi ho letto della volontà del promotore di  collaborare anche con la giustizia italiana e questa è storia. Sarebbe la prima volta nella storia italiana in cui il Vaticano e l’Italia, avvalendosi del Concordato, davvero in uno scambio reciproco possano mettere a disposizione l’uno dell’altro gli elementi che hanno a disposizione. Per Emanuela, per questa famiglia nonostante siano passati 40 anni“.

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Il promotore di giustizia del Vaticano, Alessandro Diddi. Foto Ansa/Vatican Media

Fiducia nelle “carte impolverate

Questa mattina abbiamo letto pure che (il procuratore Diddi, n.d.r.) avrebbe trovato delle carte impolverate” ha poi sottolineato Laura Sgrò. “E questa cosa è bella visto che fino a questo momento il Vaticano ha sempre detto di non avere fascicoli e incartamenti quindi siamo fiduciosi nelle carte impolverate“.

Alla domanda su che indagini potrebbe fare il pm vaticano, la legale ha risposto: “Sicuramente ha a disposizione degli archivi cui noi non abbiamo mai avuto accesso. Quindi l’augurio è che questi ventilati dossier di cui si parla da molti anni di fatto possano saltare fuori“. “Di fatto ci sono delle persone ancora vive che possono dare il loro contributo. Anche questo è molto importante. Certo è vero che il pm vaticano ha giurisdizione soltanto in questo fazzoletto di terra cui la procura di Roma non è mai riuscita ad accedere“, ha concluso l’avvocato Sgrò.

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Laura Sgrò, l’avvocata della famiglia Orlandi. Foto Ansa/Giuseppe Lami

Se il promotore farà come ci auguriamo al meglio il suo lavoro e metterà le sue risultanze anche a disposizione della Commissione di inchiesta che il Senato ancora non ha calendarizzato, questa volta un passetto avanti si farà“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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