MondoNewsPrimo piano

Russia, attentato a Tatarsky: chi è la donna arrestata

Darya Trepova, 26 anni, avrebbe 'donato' al blogger critico con il modo di condurre la guerra in Ucraina una statuetta carica di esplosivo

A poche ore dall’attentato che in Russia ha ucciso il blogger nazionalista, ma critico verso il Cremlino, Vladlen Tatarsky, le forze di sicurezza hanno arrestato una ventenne di San Pietroburgo.

Il nome della donna è Darya Trepova; ha 26 anni. La polizia sospetta che si tratti della ragazza che ha consegnato a Tatarsky la statuetta imbottita di tritolo che ha causato l’esplosione letale in un bar caffè di San Pietroburgo il 2 aprile. Sul sito del ministero degli Interni della Russia è apparso un video dell’interrogatorio dell’arrestata.

vladlen tatarsky darya trepova russia
Da sin., Vladlen Tatarsky e Darya Trepova, la 26enne accusata dell’attentato al blogger nazionalista russo. Foto Ansa/Epa

La presunta attentatrice

La giovane ammette di aver consegnato una statuetta esplosiva al blogger 40enne. Alla domanda sul motivo del suo arresto, Trepova ha risposto “direi per essere stata sulla scena dell’omicidio di Vladlen Tatarsky. Ho portato lì questa statuetta, che è esplosa“. Nata a San Pietroburgo il 16 febbraio 1997, Trepova si trovava in un appartamento da poco preso in affitto nel quartiere Pushkinsky di San Pietroburgo quando le forze di sicurezza l’hanno bloccata.

Lo sostiene il sito di notizie locali Fontanka, secondo cui la presunta attentatrice proveniva da Mosca. Stando a Shot e 112, altri due siti web di notizie di San Pietroburgo, l’appartamento della Trepova si trova a soli 5 minuti a piedi dal locale in cui Tatarsky ha perso la vita. Secondo Shot, la 26enne sarebbe inoltre tornata a casa sua dopo l’attacco per cambiarsi gli abiti. Sembra che la polizia abbia fermato anche la madre e la sorella della presunta killer. Ma fonti del ministero degli Interni precisano che le familiari di Trepova “non sono detenute“. “Stiamo conducendo interrogatori – aggiungono – sulla base dei risultati di questi, assumeremo una decisione sulla loro posizione“.

Tatarsky, nazionalista ma ‘scomodo’

Subito dopo l’attentato i media russi aveva riportato che a uccidere Tatarsky, il cui vero nome era Maksym Fomin, sarebbe stato un ordigno nascosto in una statuetta. Una donna, presentatasi come un’artista di nome Nastya, l’aveva donata al blogger poco prima dello scoppio. Secondo le prime informazioni che gli inquirenti hanno fornito, l’attentatrice, o chi ha confezionato la bomba, avrebbe utilizzato almeno 200 grammi di esplosivo.

russia tatarsky locale san pietroburgo
L’esterno del locale di San Pietroburgo dove è avvenuto l’attentato che ha ucciso il blogger Tatarsky e ferito 32 persone di cui 10 in modo grave. Foto Ansa/Epa Anatoly Maltsev

Fomin-Tatarsky, seguito su Telegram da oltre 560mila persone, era noto per le sue posizioni filo-Putin e per l’appoggio totale all’invasione dell’Ucraina ed era apparso come ospite del gruppo pro-guerra chiamato Cyber Front Z. Al tempo stesso, però, non aveva lesinato dure critiche sui social media al modo in cui i comandanti russi conducevano la guerra, chiedendo riforme radicali nell’esercito.

“Avvertimento a Prigozhin”

Le autorità della Russia hanno aperto un’inchiesta per omicidio. L’esplosione è stata molto potente: è salito a 32 il numero delle persone rimaste ferite. Fra queste 10 si trovano in gravi condizioni e vi è anche un ragazzo di 14 anni. L’esplosione ha devastato il locale, distruggendo anche le vetrate. Secondo informazioni riportate da Anton Gerashenko, consigliere del ministero dell’Interno ucraino, il locale sarebbe stato riconducibile in passato a Yevgheny Prigozhin, capo dei mercenari del gruppo Wagner.

Gli analisti dell’American Institute for the Study of War (ISW) sostengono che l’uccisione del blogger Tatarsky si può intendere come monito al capo del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin. “L’uccisione di Fomin in un bar legato a Wagner a San Pietroburgo potrebbe rivelare ulteriori fratture nel Cremlino e nella sua cerchia ristretta“, si legge in un report. L’assassinio di Fomin – sottolinea l’Isw – potrebbe essere la prova che la tolleranza di Vladimir Putin per i blogger militari si sta “generalmente indebolendo“. Ma potrebbe anche essere il risultato della “vicinanza di Fomin a Prigozhin“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

Pulsante per tornare all'inizio