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Credit Suisse, contraccolpo in Arabia: via il capo della Saudi National Bank

A meno di un mese dalle improvvide dichiarazioni sull'indisponibilità a rifinanziare, Ammar Al Khudairy rassegna le dimissioni

La fine di 167 anni di storia del Credit Suisse fa ‘rotolare’ teste in Arabia Saudita. Acquistata ‘a saldi’ dalla rivale Ubs su mandato della Banca centrale svizzera per evitare un tracollo economico-finanziario di livello europeo, la banca è divenuta un incubo. Non solo per clienti e investitori. Si è infatti dimesso Ammar Al Khudairy, il presidente della Saudi National Bank, la maggiore azionista del Credit.

A Riyad non hanno preso bene le operazioni di ‘salvataggio’ della storica istituzione bancaria svizzera, ormai sotto tutela e destinata a un profondo ridimensionamento. Ma per il momento le mosse saudite si concentrano sull’istituto di credito arabo il cui capo si era lanciato in dichiarazioni improvvide che hanno innescato una valanga.

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Il presidente della Saudi National Bank, Ammar Al Khudairy, 60 anni. Foto Twitter @blnnetwork1

Saudi National, cambio in corsa

Saudi National Bank non sarà disponibile a un rifinanziamento del Credit” se vi fosse stata un’altra richiesta di liquidità aggiuntiva, aveva dichiarato all’inizio di marzo Ammar Al Khudairy. In men che non si dica, a fronte di una situazione finanziaria già molto pesante per il Credit, si era scatenato il panico fra azionisti e obbligazionisti della banca. Prima ancora che fra gli investitori sui mercati finanziari di tutto il mondo.

Così adesso, con una successione tutta interna, che evidentemente mira a voltare subito pagina dopo l”incidente’, il presidente della Saudi National Bank ha rassegnato le dimissioni. Lo sostituirà l’amministratore delegato, Saeed Mohammed Al Ghamdi, secondo l’agenzia di stampa Bloomberg. Talal Ahmed Al Khereiji assumerà la carica di amministratore delegato. Aveva già ricoperto il ruolo di vicepresidente  della Saudi National Bank dopo esserne stato responsabile del mercato wholesale.

Chi è Al Khudairy

Il saudita Al Khudairy era diventato presidente della Saudi National Bank nel 2021, al momento in cui per l’istituto saudita si profilavano ‘belle speranze’. Ovvero dopo la nascita della banca tramite fusione di National Commercial Bank e Samba Financial Group. Appena due anni più tardi, l’addio all’incarico per non meglio precisati “motivi personali“. Nato nel 1963, Al Khudairy ha il tipico profilo dell’uomo di finanza del mercato del Golfo, sottolinea il Sole24Ore. Prima della breve parentesi alla testa di Saudi National Bank aveva già avendo guidato diverse delle principali istituzioni finanziarie saudite. È stato anche presidente di Goldman Sachs e Morgan Stanley sul mercato domestico. E e ha fondato la società finanziaria Amwal AlKhaleej and Amwal Capital Partners, con sedi a Riyadh e Dubai.

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Nicola Siegrist, presidente della Gioventù socialista svizzera (Juso), parla alle persone che protestano in occasione dell’acquisizione di Credit Suisse da parte di Ubs, a Zurigo. Foto Ansa/Epa Ennio Leanza

La realtà attuale del Credit

La crisi di Credit Suisse, dunque, rimonta indietro nel tempo. Ma ha trovato nelle dichiarazioni del dimissionario capo della Saudi National la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Così, subito il tracollo, Credit ha azzerato obbligazioni emesse per un valore di 16 miliardi di franchi svizzeri. E gli azionisti hanno visto ridursi notevolmente il valore del loro investimento: nella fusione ‘carta contro carta’ con Ubs, il nuovo ‘proprietario’, riceveranno ancora meno. Per non parlare dei lavoratori, dato che si prevede un taglio di 10mila dipendenti e una riduzione dei costi per svariati miliardi. E al di là del fatto che sarà l’amministratore delegato di Ubs, Ralph Hamers, il Ceo della nuova maxi ‘entità’ finanziaria svizzera.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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