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Torna l’ora legale (eppure si era deciso di abolirla)

Lancette avanti di un'ora dal 26 marzo al 29 ottobre. Si risparmiano energia e soldi ma "ne va di mezzo la salute"

Dalla notte di domenica 26 marzo torna l’ora legale: lancette dell’orologio avanti di un’ora. Nei sette mesi in cui sarà in vigore, l’ora legale consentirà all’Italia di risparmiare circa 220 milioni di euro, grazie a un minor consumo di energia elettrica pari a circa 410 milioni di kilowatt.

Questo risparmio genererà, inoltre, un rilevante beneficio all’ambiente. Gli esperti lo quantificano nella riduzione di circa 200mila tonnellate di emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. A fare i conti è Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale. Dal 2004 al 2022 il nostro Paese ha risparmiato circa 2 miliardi di euro e 10,9 miliardi di kilowatt di elettricità, stando ai calcoli della società.

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Dalle 2 del mattino di domenica 26 marzo lancette spostate avanti di un’ora. Foto Twitter @sole24ore

I dati di Terna

L’ora legale sarà in vigore, come detto, da domenica 26 marzo, quando alle due di notte bisognerà spostare le lancette avanti di sessanta minuti. E terminerà il 29 ottobre, con il ritorno all’ora solare. Dunque spostando di nuovo l’orologio indietro. I circa 410 milioni di kilowatt di minori consumi di elettricità equivalgono al fabbisogno medio annuo di oltre 150mila famiglie. Dal 2004 al 2022, secondo l’analisi della società guidata da Stefano Donnarumma, il minor consumo di energia elettrica per l’Italia dovuto all’ora legale è stato complessivamente di circa 10,9 miliardi di kilowatt.

Il cambio dell’ora

In realtà, a fronte di questi dati per il nostro Paese (ma il risparmio economico ed elettrico vale per tutte le nazioni che aderiscono al cambio orario) la Commissione europea ha presentato una proposta per abolire il cambio dell’ora – da solare a legale – nel settembre del 2018. Quasi 5 anni fa. A seguito di una consultazione pubblica a livello continentale, la netta maggioranza dei 4,6 milioni di partecipanti aveva chiesto la fine della pratica. Il Parlamento europeo ha poi approvato la proposta nel 2019. Tuttavia al momento nulla è cambiato.

Ora legale, la storia

L’ora legale (Daylight Saving Time – Dst) è apparsa per la prima volta in Europa nel 1916, ricorda Euronews, durante gli anni della Prima Guerra Mondiale. Non se ne fece più nulla dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma negli Anni Settanta le autorità rilanciarono la pratica del cambio dell’ora a causa della crisi petrolifera. L’obiettivo era il solito: ridurre la necessità di luce artificiale e quindi il consumo di energia. Da allora, però, diversi studi hanno dimostrato che l’impatto del cambio orario sul consumo di energia si può considerare complessivamente trascurabile, grazie ai progressi della tecnologia.

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Stefano Donnarumma, amministratore delegato di Terna. Foto Twitter @lamescolanza

I problemi per la salute

Al contrario, sembrano emergere prove che il cambiamento da ora solare a ora legale e viceversa abbia effetti negativi sulla salute umana. Statisticamente si verificano, ad esempio, più attacchi di cuoremalattie digestive e immunitarie durante i giorni successivi al passaggio al nuovo orario. Si registra inoltre un lieve aumento di incidenti stradali.

È soprattutto la salute a preoccupare. Gli effetti a lungo termine del cambio dell’ora includono depressione, rallentamento del metabolismo, aumento di peso e cefalea. Questo perché il nostro ‘orologio sociale, cioè il modo in cui si scandiscono le nostre giornata, risulta sempre meno allineato con il nostro ‘orologio biologico’. La luce naturale e non quella ‘legale’, presiede al corretto funzionamento del corpo e della psiche.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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