Trump, l’ora della verità: l’ex presidente rischia l’arresto
New York blindata per le possibili reazioni all'eventuale incriminazione del tycoon nel caso Stormy Daniels
Sale l’attesa in tutta l’America per la possibile incriminazione di Donald Trump circa il silenzio che avrebbe ‘comprato’ alla pornostar Stormy Daniels perché tacesse sulla loro relazione nel corso della campagna elettorale del 2016.
A New York il sindaco, Eric Adams, si dice “fiducioso” nel fatto che la città sia pronta a ogni protesta collegata alla decisione della Corte che arriverà nelle prossime ore. La scorsa settimana lo stesso Trump aveva preannunciato il proprio arresto per la giornata di oggi, 21 marzo, invitando i sostenitori a manifestare. “Stiamo monitorando i commenti sui social media, la polizia sta svolgendo il suo normale ruolo nel garantire che non vi siano azioni inappropriate in città“, ha detto il sindaco democratico.
Trump e Stormy Daniels
Trump potrebbe dunque ricevere una formale incriminazione e addirittura essere arrestato, sebbene ciò appaia meno probabile. In ogni caso sarebbe la prima volta per un ex-presidente americano che si è ricandidato alle prossime elezioni del 2024. Sotto la lente della magistratura statunitense c’è l’inchiesta newyorkese sul caso Stormy Daniels: la pornostar che avrebbe avuto rapporti sessuali con il tycoon sin dal 2009.
Una relazione emersa nel 2016 nel corso della campagna elettorale per le presidenziali poi vinte Trump. E che l’allora candidato repubblicano avrebbe tentato di nascondere in tutti i modi per mutare il corso della competizione contro Hillary Clinton, tramite il pagamento di una considerevole somma a Stormy Daniels. Per queste ragioni la procura accusa Trump di estorsione e cospirazione.
Attacco al pm: “Condiziona le presidenziali“
Stando alla Cnn, gli investigatori hanno un grande volume di prove sostanziali relative a una possibile cospirazione all’interno e all’esterno dello Stato da parte di Trump. Comprese registrazioni di telefonate, e-mail, sms, documenti e testimonianze davanti a un gran giurì speciale. Da parte sua Trump ha attaccato ancora una volta su Truth, il suo social media il procuratore distrettuale di Manhattan Alvin Bragg, che potrebbe incriminarlo. Per il tycoon, il magistrato “interferisce nelle elezioni presidenziali (quelle del 2024 alle quali l’ex presidente si è ricandidato contro il favore di molti repubblicani, n.d.r.) e vìola la legge“.
L’assalto al Congresso del 2021
Dopo l’appello di venerdì scorso a manifestare e “a riprendersi il Paese” che ‘The Donald’ ha rivolto ai suoi sostenitori, alcune decine di supporter si sono radunati davanti alla residenza di Trump in Florida, a Mar-a-Lago, con cartelli e striscioni. La memoria va all’assalto da parte di migliaia di persone al Congresso americano a Washington, il 6 gennaio 2021. Lo sfondamento delle barriere, la razzia dentro Capitol Hill e i morti di quel giorno sono rimasti segno indelebile di cosa può accadere negli Usa finché il magnate rappresenterà una sorta di ‘alternativa‘ assoluta ai partiti politici tradizionali e alle loro cerimonie del potere.
McCarthy contro Trump
Donald Trump è sotto inchiesta da parte del Congresso per i fatti di Capitol Hill. Ecco perché la sua incriminazione, o il suo arresto, in relazione al caso Stormy Daniels, potrebbero creare ancora il caos e forti contestazioni negli Stati Uniti. Per questo, probabilmente, pur avendo criticato l’inchiesta e promesso un’indagine della Camera, lo speaker repubblicano Kevin McCarthy si è detto contrario alla violenza e alle proteste sollecitate via social dal tycoon. “Non penso che le persone debbano protestare, no“, ha detto ad una conferenza stampa. “Nessuno dovrebbe farsi del male…Vogliamo calma là fuori, nessuna violenza” ha aggiunto.