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Macron, appello ai francesi sulla riforma delle pensioni

Il 22 marzo il presidente in Tv. Aziende, sanità e trasporti pronti al blocco "fino al ritiro" della legge che alza l'età pensionabile da 62 a 64 anni entro il 2030

La Francia sta attraversando un periodo di forte tensione e il presidente Emmanuel Macron parlerà alla nazione il 22 marzo. Si rivolgerà ai francesi rispondendo in diretta tv alle domande dei giornalisti di TF1 e France 2, alle 13, in seguito all’adozione da parte del Parlamento della sua contestatissima riforma delle pensioni.

Dopo mesi di cortei, manifestazioni e barricate nelle piazze per dire no alla riforma che innalza progressivamente l’età pensionistica da 62 a 64 anni, Macron ha imposto il progetto di legge. E lo ha fatto a termini di Costituzione, utilizzando l’articolo 49.3 della Costituzione che ha consentito al Governo di Elisabeth Borne di evitare il dibattito parlamentare.

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Il presidente francese Emmanuel Macron. Foto Ansa/Epa Michel Euler

Macron prepara il “contrattacco

Fra le proteste delle opposizioni di destra e di sinistra all’Assemblea nazionale, e gli scontri per le strade fra i manifestanti e la polizia, la riforma delle pensioni è passata col voto di fiducia. Per soli 9 voti le forze centriste di maggioranza hanno respinto la mozione di censura unitaria di tutti i parlamentari di opposizione. In vista del discorso in Tv del 22 marzo, Macron procede nelle consultazioni dei massimi rappresentanti dello Stato e del Governo: la premier Elisabeth Borne, i presidenti di Assemblée Nationale e Senato, Yaël Braun-Pivet e Gérard Larcher, e i parlamentari della maggioranza.

Cortei, proteste e arresti

Ma le manifestazioni di protesta contro la riforma pensionistica di Macron non si fermano. Sarebbero almeno 142 le persone che la polizia ha fermato nella capitale il 20 marzo, a seguito della rabbia popolare esplosa in tutta la Francia dopo la notizia del ‘salvataggio’ del Governo dalle mozioni di censura. Secondo l’emittente Tf1 sono stati quasi 2mila gli agenti impegnati a mantenere l’ordine a Parigi. Nella stessa giornata del 20 marzo manifestazioni sono avvenute in molte città, fra cui Parigi, Strasburgo e Tolosa.

A Digione circa 200 persone hanno sfilato in corteo, alcune col volto coperto e incappucciate, gridando “odiamo la polizia“. Due i fermi. “Decine di persone sono state arrestate in modo violento. Esigiamo la fine immediata degli arresti“, ha protestato il leader della sinistra radicale, Jean-Luc Mélenchon. A Lione, circa 500 manifestanti, molti dei quali giovani, si sono radunati intorno alle 20:30 del 20 marzo in Place Guichard, riporta l’Ansa. E hanno attaccato la polizia lanciando oggetti, prima di disperdersi in diversi gruppi in diversi quartieri. I manifestanti erano diverse centinaia anche a Lille davanti alla prefettura, dove hanno fischiato e lanciato slogan di protesta quando hanno saputo della bocciatura della mozione di sfiducia. “Sta per esplodere“, cantavano, “Luigi XVI l’abbiamo decapitato, Macron ricominceremo“.

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Un cartello con la scritta “Macron teppista del secolo” mentre migliaia di persone partecipano a una manifestazione contro la riforma del sistema pensionistico a Parigi, il 15 marzo 2023. Foto Ansa/Epa Yoan

Cosa può succedere ora

La situazione sociale e civile della Francia rischia adesso di precipitare. Il paese è sull’orlo del blocco. Le raffinerie chiudono, gli studenti sono pronti a tornare in piazza in ogni momento. I trasporti, la nettezza urbana, la sanità, tutti i settori sono pronti a dare battaglia “fino al ritiro” della riforma di Macron.

Sul piano politico, 9 voti potrebbero non bastare a garantire il Governo di Elisabeth Borne. Il presidente Macron potrebbe sacrificare la sua fedelissima e sostituirla in corsa. La sinistra radicale ha già presentato un ricorso al Consiglio costituzionale sulla legge di riforma delle pensioni. Si propone inoltre di intraprendere il difficile percorso del cosiddetto “referendum di iniziativa condivisache prevede l’iniziativa di un quinto dei parlamentari e di un decimo degli elettori. Si tratta di circa 4,5 milioni di firme, difficili da raggiungere. Tuttavia Emmanuel Macron è ai minimi della popolarità in Francia: al 28%, come ai tempi dei “gilet gialli“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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