NewsPrimo piano

Naufragio a Lampedusa, strage sfiorata. Condizioni disumane nel centro di accoglienza

Passano poche ore dal Consiglio dei ministri tenutosi in Calabria, che in Sicilia si rischia una nuova tragedia. Gli sbarchi stanno proseguendo senza sosta

A meno di due settimane dal naufragio dei migranti di fronte a Cutro, in Calabria, una barca con 42 persone è affondata al largo di Lampedusa, nella notte del 10 marzo. Questa volta la strage non c’è stata: un peschereccio tunisino è intervenuto a trarre in salvo i naufraghi. Poi è arrivata anche la Guardia costiera italiana.

Si è sfiorata la tragedia; non ci sarebbero dispersi. Molti migranti naufraghi erano in forte stato di ipotermia, semi congelati a causa delle acque gelide in cui sono sprofondati.

lampedusa soccorsi migranti
Soccorsi di migranti in mare a Lampedusa. Foto Ansa/Guardia Costiera

Da giorni sull’isola di Lampedusa gli sbarchi di migranti che giungono da alcuni dei Paesi più poveri del mondo – Africa subsahariana, Siria, Pakistan, Iraq, Afghanistan – si susseguono senza sosta. Da vent’anni almeno la Sicilia e la Calabria, ma anche il sud della Sardegna, costituiscono il punto di sbarco di migliaia di persone in fuga da miseria, guerre, persecuzioni, fame e condizioni di vita inimmaginabili. Molti di questi migranti poi transitano attraverso l’Italia e continuano il proprio viaggio alla ricerca di una vita migliore giungendo in Germania, Francia, Paesi Bassi, Inghilterra, Svezia. Paesi dove alcuni di loro hanno parenti e familiari.

Centri di accoglienza al collasso

A Lampedusa la struttura di prima accoglienza dei migranti – il cosiddetto hotspot – è al collasso. Sono oltre 2.500 gli ospiti a fronte di una capienza di poco inferiore ai 400 posti. Vuol dire che le persone sono in numero 6 volte superiore a quanto possibile.

Il centro dove le autorità italiane ammassano i migranti a Lampedusa non è accessibile. Se non agli operatori della cooperativa Badia Grande che lo gestisce per conto della prefettura di Agrigento, alle forze dell’ordine. E al limitato personale delle organizzazioni internazionali presenti sull’isola. È quasi impossibile sapere cosa succeda al suo interno. Tuttavia, varie testimonianze indicano come la situazione sia drammatica.

lampedusa migranti hotspot
Una foto da ilPost.it che documenta il degrado in cui le persone vivono nell’hotspot di Lampedusa a febbraio 2023

Hotspot Lampedusa, 3 morti in 4 mesi

Come riferisce ilPost.it, Sami Aidoudi, operatore legale del progetto In Limine di ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione), ha raccolto alcune testimonianze delle persone ospitate. Si tratta di racconti relative a quanto accaduto all’hotspot di Lampedusa lo scorso mese di febbraio. “Molta gente dorme all’aria aperta e il cibo non è garantito per tutti” ha spiegato Aidoudi. “È impossibile accertarsi che la propria richiesta di asilo sia stata registrata. E tutti si lamentano del medico in servizio: ha sempre la porta chiusa e prescrive solo paracetamolo per qualsiasi malessere” ha raccontato Aidoudi.

Sabato 18 febbraio 2023, secondo il racconto dell’operatore, una donna ivoriana di circa 30 anni si è accasciata dentro l’hotspot ed è morta, per cause non chiare. Il giorno prima l’avevano visitata al poliambulatorio dell’isola ma le analisi risultavano ufficialmente nella norma perciò l’avevano riportata nell’hotspot. In 4 mesi sono 3 le persone morte al centro di prima accoglienza di Lampedusa. A dicembre era capitato a una neonata di pochi mesi, a metà gennaio a un 30enne del Bangladesh.

Squadra multata

Ma al di là di Lampedusa, sull’accoglienza ai migranti non c’è un clima migliore al Nord. L’Eco di Bergamo rivela come una squadra dilettantistica bergamasca, l’Atlethic Brighela, molto attiva nel sociale, abbia ‘osato’ esporre uno striscione per sensibilizzare verso la tragedia delle morti in mare è sia stata multata. Domenica scorsa, ad avvio partita, i giocatori si sono schierati a centrocampo con l’arbitro e gli avversari padroni di casa, il River Negrone, in una partita del Girone B. Applausi e foto di rito con pensiero al dramma di Cutro e uno striscione recante la scritta Cimitero Mediterraneo, basta morti in mare. Il Giudice sportivo della Delegazione di Bergamo ha squalificato il capitano e i dirigenti. La loro colpa? Aver esposto ugualmente lo striscione nonostante l’arbitro avesse detto no, pur senza impedire fisicamente la cosa.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

Pulsante per tornare all'inizio