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Siccità in pieno inverno, autobotti in Piemonte. Siamo come ad agosto

In Val Padana diversi agricoltori cambiano colture: orso e colza al posto del riso per adattarsi alla crescente aridità

Dopo la siccità invernale ed estiva del 2022 l’Italia è di nuovo sotto assedio. A metà febbraio 2023, con temperature anomale sopra la media, a fasi alterne da settimane, la siccità domina il nostro Paese.

In Val Padana, fra Vercellese e Lomellina, diversi agricoltori hanno già avviato da tempo il cambio delle colture, passando, ad esempio, dal riso alla colza e all’orzo, che necessitano di meno acqua. Ma rendono anche molto di meno. A causa della crisi idrica in Piemonte 7 comuni si riforniscono con le autobotti e altre 70 amministrazioni comunali sono in allerta, come se fossimo in piena estate.

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La portata del fiume Po a Torino, diminuita drasticamente. Foto Ansa/Tino Romano

Siccità e acqua potabile

Aridità e carenza d’acqua non si stanno facendo sentire solo sui campi. L’Italia sta già entrando – in pieno inverno – in una fase di emergenza per l’uso dell’acqua potabile. In alcuni comuni del Piemonte si è deciso l’invio di autobotti. La sete d’acqua del febbraio 2023 richiama quella dell’agosto 2022, solo che siamo appunto in inverno. Non piove e non nevica abbastanza. I grandi laghi del Nord sono mezzi vuoti, con il livello del Garda, il maggiore e il più importante, ai minimi storici.

Venezia a secco

Il fiume Po, il più importante del nostro Paese, è in sofferenza. L’acqua sembra farsi strada a fatica tra i sabbioni a nord di Voghera (Pavia), nelle immagine del satellite europeo Sentinel-2 di Copernicus. Il segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale del Po, Alessandro Bratti, esprime “preoccupazione per la prossima stagione irrigua“. Anche Venezia soffre per la bassa marea, con canali interni ridotti a stradine melmose, barche ormeggiate in secca, le antiche fondamenta dei palazzi a vista, anche lungo il Canal Grande.

Siccità, campi e bestiame

L’anno scorso l’agricoltura, che dà lavoro a 3,5 milioni di persone in Italia, ha subito 6 miliardi di danni per mancata produzione, secondo Coldiretti. Quest’anno la Pianura Padana, dove c’è il 30% dell’agricoltura nazionale, e dove si concentra il 50% degli allevamenti di bestiame, è seriamente a rischio di un tracollo della produzione. La crisi idrica ha inoltre ridotto la produzione di energia idroelettrica rinnovabile. Nel 2022 c’è stato un calo del -37,7% rispetto al 2021 mentre a dicembre scorso è stato registrato un -18,6% rispetto a dicembre 2021, secondo il Rapporto mensile sul Sistema Elettrico di Terna.

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Canali in secca a Venezia a causa della siccità. Foto Twitter @citypat1

Acquedotti colabrodo

L’Anbi (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue) da tempo dice di avere “pronte soluzioni subito appaltabili, per aumentare la resilienza dei territori“. Il riferimento è ai “primi 223 progetti del Piano Laghetti, oltre al Piano Invasi e al Piano per l’Efficientamento della Rete Idraulica“. Come è noto, le reti degli acquedotti italiani perdono in media il 30-40% dell’acqua che trasportano, che va dispersa.

“Sulla siccità Governo assente”

Ma la risposta del Governo è stata insufficiente, lamentano i rappresentanti di categoria. “Non c’è stata proprio, invece, nell’ottobre scorso dal Ministero per il Sud“, ricorda il direttore generale dell’Anbi, Massimo Gargano. “Al bando da 1,9 miliardi del Fondo di sviluppo e coesione per interventi idrici e irrigui a cui hanno partecipato enti gestori e il mondo dei consorzi. Denaro non speso che sarebbe pronto per finanziare interventi“. All’Ansa Gargano ha dichiarato che serve “con urgenza un piano idrico nazionale. Con un quadro degli interventi, regole e risorse. E l’istituzione di un’Agenzia unica per le decisioni, con poteri di coordinamento“. Oggi, ha concluso, “il tema acqua è trattato da tre ministeri Infrastrutture, Ambiente e Agricoltura“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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