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Primarie PD: Bonaccini favorito su Schlein ma la tensione è alle stelle

In 130mila hanno già votato nei circoli. Domenica 26 febbraio la sfida ai gazebo fra il governatore emiliano e la sua ex vicepresidente

A poco più di una settimana dalle primarie ai gazebo fra i due candidati che si contendono il ruolo di segretario nazionale, nel PD si respira un clima di polemica su tutto. A cominciare dal giudizio su Giorgia Meloni e l’operato del Governo.   

Con i risultati delle elezioni regionali in Lazio e Lombardia alle spalle – non del tutto negativi, a dire il vero – la partita per la guida del Nazareno si è accesa sul giudizio dato da Stefano Bonaccini.

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Elly Schlein e Stefano Bonaccini. Foto Ansa/Matteo Corner

Anche il tema Meloni alle primarie

Il presidente dell’Emilia-Romagna e candidato dei moderati in corsa alle primarie per la guida del PD contro Elly Schlein, la candidata di sinistra, ha stupito più d’uno nel suo partito per il suo giudizio sul lavoro di Giorgia Meloni. Nel corso di un’intervista, il 16 febbraio, ha parlato della Presidente del Consiglio come di “non di una fascista, ma di una persona certamente capace“. E ha invitato tutti alla “misura nelle critiche“. Questo dopo che il segretario uscente del PD, Enrico Letta, intervistato dal New York Times, aveva parlato di un buon comportamento di Meloni sul bilancio e sull’Ue, malgrado un giudizio negativo su tutto il resto dei primi 100 giorni di Governo della destra.

Stefano Bonaccini ed Elly Schlein aspettano nel corrente fine settimana gli ultimi voti nei circoli di Lombardia e Lazio. Un fatto che aprirà la strada al rush finale dell’ultima settimana, al termine della quale, domenica 26 febbraio, tutti, militanti e simpatizzanti, potranno recarsi ai gazebo per votare alle primarie. La scelta da operare sarà quella fra il governatore dell’Emilia-Romagna e la sua ex vicepresidente, dopo che il voto dei circoli ha bocciato le candidature di Gianni Cuperlo e della ex ministra Paola De Micheli.

La guerra dei sondaggi

In attesa delle primarie ai gazebo gli iscritti e i militanti del Partito Democratico si sono recati in almeno 130mila a votare nei circoli. Il voto di domenica 26 è però il più atteso e quello definitivo. Anche perché tra i due principali contendenti è guerra di sondaggi. Al termine del percorso congressuale partirà la nuova storia del PD. Per Elly Schlein il tema alleanza non è in discussione. L’idea è di un campo progressista in grado di vincere. Per Bonaccini non esiste alleanza che non abbia come perno i dem. “Noi da soli non bastiamo“, ha decretato, “ma senza di noi sarà impossibile costruire un’alternativa alla destra“.

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Il segretario uscente del Partito Democratico, Enrico Letta. Foto Ansa/Riccardo Antimiani

Primarie, i dati dal 2007 a oggi

La prima volta delle primarie per il Partito Democratico fu nel 2007. Si misero in fila 3.554.169 italiani. Ad affermarsi fu Walter Veltroni con il 75,8% dei voti. Secondo giro, era il 2009, la partecipazione si fermò a quota 3.067.821 votanti per incoronare Pier Luigi Bersani con il 53,2%. Nel 2013 iniziò il ‘regno’ di Matteo Renzi, l’unico sino a oggi a centrare il bis. Alle primarie votarono 2.814.881 elettori eleggendo il segretario con il 67,5%. Nel 2017 la seconda volta dell’ex sindaco di Firenze, con 1.838.938 votanti a un 69,1% per Renzi. Le ultime primarie sono state quelle del 2019 che hanno incoronato Nicola Zingaretti segretario, scelto da 1.600.000 partecipanti.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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