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Il Parlamento Ue chiede i caccia per l’Ucraina. La Russia attacca sul sabotaggio del Nord Stream

Mosca chiede la convocazione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU e dopo lo scoop di Seymour Hersh torna ad accusare gli Stati Uniti

A un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, e alla vigilia dell’annuale Conferenza internazionale sulla sicurezza di Monaco di Baviera, a cui parteciperanno anche Cina e Usa, il Parlamento europeo chiede il rapido invio di armi pesanti a Kiev.

Il 16 febbraio l’Eurocamera ha approvato una risoluzione con la quale chiede agli Stati membri dell’Unione di fornire all’Ucraina “aiuti militari per tutto il tempo necessario“. Nel testo si invita la Commissione europea a “prendere in seria considerazione la fornitura di aerei da combattimento, elicotteri, sistemi missilistici e un aumento delle munizioni“.

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Un uomo in bicicletta per le strade di Bakhmut, nel Donetsk, Ucraina orientale. È lì la linea del fronte dove i russi da settimane stanno cercando di sfondare le difese ucraine. Foto Ansa/Epa Oleg Petrasyuk

L’Ucraina e l’adesione alla Ue

Guerra a oltranza, quindi. A fronte dell’offensiva russa in corso nel Donbass, e di un quasi certo intensificarsi di essa nell’arco delle prossime settimane, l’Unione europea abbraccia sempre più strettamente la causa dell’Ucraina. Il via libera alla risoluzione del Parlamento europeo è arrivato con con 444 voti favorevoli, 26 no e 37 astensioni. Tramite la risoluzione si chiede di utilizzare i beni russi congelati dall’Unione per ricostruire l’Ucraina. Ma anche per rafforzare le sanzioni contro Mosca e i suoi alleati e avviare già quest’anno, a guerra in corso, i negoziati di adesione alla Ue da parte di Kiev.

Allarmi e bombardamenti

L’esercito dell’Ucraina ha abbattuto la notte scorsa 16 missili sui 30 lanciati dai russi durante l’ennesimo attacco su larga scala delle forze di Mosca. Nella notte del 16 febbraio la Russia ha colpito obiettivi nel Nord e nell’Ovest del Paese, oltre che nelle regioni di Dnipropetrovsk e Kirovohrad. Lo ha riferito su Telegram il capo di gabinetto del presidente Volodymyr Zelensky, Andriy Yermak. L’Aeronautica militare ha riferito che sono partiti altri 32 missili dal Mar Nero, dal Mar Caspio e dalla frontiera di Kursk. Inoltre, due missili guidati X-59 sono stati lanciati da due aerei tattici Su-35 dall’area occupata di Melitopol, nella regione di Zaporizhzhia.

Una nuova allerta aerea ha interessato quindi nella notte l’intera Ucraina, con esplosioni avvertite a Kremenchuk nell’oblast di Poltava, nell’Ucraina centrale. Il governatore dell’oblast di Leopoli, Maksym Kozytskyi, ha esortato i residenti a rimanere nei rifugi e ha riferito che le forze russe hanno colpito “infrastrutture critiche“. A Pokrovsk, nell’oblast ucraino di Donetsk, si contano 3 morti e 11 feriti in seguito all’attacco missilistico del 15 febbraio. Una persona è stata uccisa e altre 7 sono rimaste ferite invece a Pavlograd, nella regione di Dnipropetrovsk.

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Il capo dei mercenari russi, molto vicino a Putin, Yevgeny Prigozhin. Foto Twitter @venik44

Prigozhin e la resistenza ucraina

Se l’Ucraina appare sempre più in difficoltà, gli invasori russi non sembrano ottimisti sugli esiti della guerra a breve. Secondo Yevgeny Prigozhin, il fondatore del Wagner – il gruppo di mercenari russi, molti dei quali ex detenuti e criminali – la mancata avanzata di Mosca nel Donetsk è colpa della burocrazia. “La lentezza dei progressi russi è dovuta alla mostruosa burocrazia militare. Non prenderemo Bakhmut, l’epicentro dei combattimenti nell’Ucraina orientale, prima di marzo o aprile” ha dichiarato in un video su Telegram.

La Russia ha intanto chiesto una riunione del Consiglio di sicurezza dell’ONU sul sabotaggio, nel 2022, del gasdotto Nord Stream che la collegava alla Germania. Secondo un’inchiesta del giornalista statunitense Seymour Hersh, più volte Premio Pulitzer, sarebbero gli Usa, con l’aiuto della Norvegia, i responsabili di quanto accaduto. “È stato un atto terroristico” degli Stati Uniti contro la Russia e contro la Germania, per far sì che “Berlino non abbia più un ruolo“, sostiene il Cremlino.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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