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Fiori distrutti a Sanremo, Blanco sotto inchiesta per danneggiamento

Rischia fino a tre anni, salvo aggravanti. L'indagine della procura di Imperia a seguito di un esposto del Codacons

Lo show del cantante Blanco a Sanremo, quando alla prima serata del festival ha distrutto a calci il ‘giardino di rose’ allestito sul palco dell’Ariston, finisce in tribunale.

La procura di Imperia ha messo sotto inchiesta l’artista con l’accusa di danneggiamento. Sotto la lente dei magistrati la devastazione procurata alla scenografia. Un reato, quello di danneggiamento, per il quale, in teoria, si rischia una condanna fino a tre anni di carcere.

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Banco devasta la coreografia del fiori sul palco del festival di Sanremo il 7 febbraio 2023. Foto Ansa/Ettore Ferrari

Blanco e i calci ai fiori

Nel corso del festival, Blanco si esibiva sul palco per presentare il suo nuovo singolo quando –  per un problema audio, ha poi lamentato l’artista – ha dato in escandescenze sferrando calci alla composizione floreale. Amadeus, conduttore del Festival di Sanremo, era subito intervenuto invitando il cantante a calmarsi “e sistemiamo, se vuoi dopo puoi tornare a cantare“. Alla fine Blanco non ha più cantato, ma la distruzione e i calci della scenografia dei fiori, i quali sono il simbolo stesso della città di Sanremo, sono diventati un caso nazionale.

Scomodata anche la Digos

E hanno suscitato polemiche e risentimenti, oltre che i fischi da parte del pubblico del Teatro Ariston al cantante. Blanco ha poi cercato di correre ai ripari con un post sui social media in cui mostrava il testo di un’improvvisata canzonetta per chiedere scusa. La sua esibizione prevedeva che dovesse rotolarsi tra le rose e non distruggerle, a quanto sembra. Ma in attesa di chiarire la vicenda, e che la Rai spieghi quali fossero gli accordi, la magistratura ligure ha aperto un fascicolo. Gli accertamenti nascono dopo la segnalazione che l’associazione dei consumatori Codacons ha fatto sul caso. Addirittura la stessa Digos aveva compiuto alcuni approfondimenti sulla faccenda, la sera stessa dell’esibizione, il 7 febbraio.

Cosa è successo il 7 febbraio

Il reato di danneggiamento, ricorda il Fatto Quotidiano, è punito con una condanna fino a 3 anni di carcere. Nel caso di Blanco potrebbero esserci delle aggravanti. Ovvero quella dei futili motivi e quella dell’aver reso inutilizzabili, avendoli distrutti, elementi fondamentali nel corso di una manifestazione aperta al pubblico. Dunque in teoria, in base a un’eventuale condanna, la pena può arrivare fino a 5 anni.

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Amadeus con Blanco dopo l’esibizione del cantante e i fischi del pubblico. Foto Ansa/Ettore Ferrari

Nel corso della sua esibizione durante la prima serata del Festival di Sanremo, dopo la mezzanotte, Blanco aveva cominciato a dare in escandescenze. “Non sentivo in cuffia, non potevo cantare. Ma almeno mi sono divertito, la musica è anche questo” aveva poi affermato dopo essere stato sonoramente fischiato. Il tutto fra lo stupore dei padroni di casa Amadeus e Gianni Morandi, quest’ultimo apparso sul palco con una scopa per ripulire il palco dai danni di Blanco.

Amadeus su Blanco

Quanto è avvenuto con Blanco non era assolutamente previsto. Non era una gag”, le parole del direttore artistico della kermesse il giorno seguente in conferenza stampa. Così Amadeus aveva tentato di fermare sul nascere i retroscena che parlavano di vicenda costruita a tavolino prima dello spettacolo, per citare il video del suo ultimo singolo e creare scalpore.

Sapevo che l’esibizione avrebbe previsto alcune cose, tra cui qualche calcio ai fiori perché quella canzone ha una storia e quell’elemento ne fa parte. Mi avevano detto che avrebbe potuto rotolarsi sul palco, fare qualcosa con la batteria, insomma sapevo che qualcosa sarebbe potuto succedere” aveva aggiunto Amadeus. Per poi spiegare che Blanco si era spinto oltre. Convincere i conduttori del Festival è stato facile, ora però il cantante dovrà persuadere anche i magistrati di Imperia.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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