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Le auto a benzina e diesel non si venderanno più

Il Parlamento europeo vara l'accordo Ue sullo stop ai veicoli inquinanti a partire dal 2035

Adesso è definitivo: stop alle immatricolazioni di auto e veicoli inquinanti, cioè a benzina o diesel, in tutta l’Unione europea dal 2035. È arrivato il via libera dell’Eurocamera all’accordo fra i 27 che la Ue aveva raggiunto lo scorso novembre.

L’Assemblea Plenaria del Parlamento europeo ha approvato la normativa il 14 febbraio, con 340 voti favorevoli, 279 contrari e 21 astenuti.

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Le auto a benzina e a motore diesel sono destinate e non essere più immatricolate in Europa. Foto Ansa/Epa Stephanie Lecocq

Auto e inquinamento

Nelle prossime ore la Commissione europea presenterà la proposta di regolamento sui nuovi standard di emissione di anidride carbonica (Co2) per i mezzi pesanti, oltre che per le auto. Gli autobus cittadini a zero dovranno essere a zero emissioni dal 2030, mentre un taglio del 90% delle emissioni sarà necessario alle flotte degli altri mezzi pesanti nuovi al 2040. Sono questi i cardini principali salvo modifiche dell’ultima ora. Secondo il testo, visionato dall’Ansa, i mezzi pesanti nuovi dovranno ridurre le emissioni di Co2 in modo progressivo del 65% al 2035 e del 90% al 2040.

Per stimolare una più rapida diffusione degli autobus a zero emissioni nelle città, inoltre, “l’esecutivo Ue propone anche di rendere tutti i nuovi autobus urbani a zero emissioni a partire dal 2030“. Secondo la nota, la questa proposta “avrà anche un impatto positivo sulla transizione energetica, riducendo la domanda di combustibili fossili importati e aumentando il risparmio energetico e l’efficienza nel settore dei trasporti dell’Ue“. Non solo le auto, dunque. L’Unione si propone di incidere fortemente anche sul settore dei trasporti di merci.

Il RePowerEu e i PNRR

E dal Parlamento europeo è giunto il 14 febbraio il via libero definitivo anche al programma RePowerEu. Al di là del progetto anti inquinamento per auto e mezzi vari, qui si tratta di un capitolo integrativo dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza nazionali (PNRR). L’ok della Plenaria è arrivato con 535 voti favorevoli, 63 contrari e 53 astensioni e dà piena efficacia all’accordo raggiunto in Consiglio a dicembre. Il capitolo RePower è stato inoltre inserito nelle linee guida per la revisione del PNRR. Gli Stati membri hanno tempo fino al 30 aprile per presentare alla Commissione le proposte di modifica dei singoli piani nazionali.

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La presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Foto Ansa/Julien Warnand

Auto, polemiche in Italia

Dopo la decisione del Parlamento europeo di ‘vidimare’, per così dire, l’accordo europeo sull’inquinamento da auto e mezzi di trasporto pubblici e pesanti, in Italia non sono mancate le reazioni dei politici. Attacca il leader della Lega, Matteo Salvini: “Decisione folle e sconcertante, contro le industrie e i lavoratori italiani ed europei, a tutto vantaggio delle imprese e degli interessi cinesi. Ideologia, ignoranza o malafede?“. In un post su Instagram nel quale riporta una foto-composizione con la scritta “Auto a benzina e diesel: stop alla vendita dal 2035” e le immagini dei leader di PD, M5S e Terzo Polo.

Per ciò che riguarda auto e furgoni, fra due anni, dal 2025, saranno in vigore le norme sull’Euro7. I veicoli pesanti avranno una data traslata di ulteriori due anni: al primo luglio 2027. Non ci saranno nuovi limiti per il biossido di carbonio, la Co2, perché in base al programma europeo Fit for 55 questo tipo di emissioni dovrebbe sparire del tutto dalle nuove auto entro il famigerato 2035. Ma sull’Euro 7 i costruttori lamentano maggiori costi per loro e pochi benefici per l’ambiente. Le associazioni dei consumatori temono invece che le nuove norme confondano gli automobilisti.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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