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Per il Papa in Congo un milione di persone: “Basta guerre, basta con lo sfruttamento dell’Africa”

Nessun altro leader è in grado di far chiudere negozi, uffici e scuole a un paese di 100 milioni di abitanti perché tutti possano ascoltarlo

Sono state più di un milione, forse 1,5 milioni, le persone alla messa che Papa Francesco ha celebrato il 1 febbraio sulla spianata dell’aeroporto di Ndolo, a Kinshasa, capitale del Congo.

A migliaia hanno dormito fuori dai cancelli, sul grande prato antistante, prima dell’inizio del rito religioso e per incontrare il Pontefice. Imponenti anche le misure di sicurezza.

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Papa Francesco a Kinshasa, capitale del Congo. Foto Ansa/Circo Fusco

Il Papa chiede la pace

Per questo appuntamento, nella Repubblica Democratica del Congo è stato proclamato un giorno di festa. Le scuole erano chiuse, come anche molte attività lavorative, per consentire a tutti quelli che lo desideravano di partecipare, o comunque di seguire, l’evento con il Papa.

Nell’omelia, papa Francesco ha sottolineato che i cristiani devono essere “missionari di pace“. “È una scelta” ha detto il Pontefice. “È fare posto a tutti nel cuore, è credere che le differenze etniche, regionali, sociali e religiose vengono dopo e non sono ostacoli. E che gli altri sono fratelli e sorelle, membri della stessa comunità umana. Ognuno è destinatario della pace portata nel mondo da Gesù“.

“Chi fa violenze non può dirsi cristiano” 

Per il Papa occorre “credere che noi cristiani siamo chiamati a collaborare con tutti, a spezzare il circolo della violenza, a smontare le trame dell’odio. Sì, i cristiani, mandati da Cristo, sono chiamati per definizione a essere coscienza di pace del mondo“. Una persona non può dirsi cristiana e commettere violenze, ha rimarcato il Papa. E così ha lanciato un appello a cessare guerre e conflitti in un paese, la Repubblica Democratica del Congo, dove il 90% degli abitanti sono cristiani.

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Bambini e ragazzi congolesi festeggiano papa Francesco a Kinshasa. In Congo l’età media della popolazione è di 19 anni. Foto Twitter @VaticanNews

Carissimi, sia oggi il momento di grazia per accogliere e vivere il perdono di Gesù! Sia il momento giusto per te, che porti un fardello pesante sul cuore e hai bisogno che sia tolto per tornare a respirare. E sia il momento propizio per te, che in questo Paese ti dici cristiano – ha sottolineato il Pontefice nell’omelia – ma commetti violenze; a te il Signore dice: ‘Deponi le armi, abbraccia la misericordia‘. E a tutti i feriti e gli oppressi di questo popolo dice: ‘Non temete di mettere le vostre ferite nelle mie, le vostre piaghe nelle mie piaghe‘”.

“Un’amnistia del cuore”

Il Papa ha chiesto quindi ai congolesi di “perdonare“. “C’è sempre la possibilità di essere perdonati e ricominciare, e pure la forza di perdonare sé stessi, gli altri e la storia! Cristo questo desidera: ungerci con il suo perdono per darci la pace e il coraggio di perdonare a nostra volta, il coraggio di compiere una grande amnistia del cuore“, ha detto. “Quanto bene ci fa ripulire il cuore dalla rabbia, dai rimorsi, da ogni rancore e livore“, ha aggiunto il Pontefice.

Nel secondo giorno della sua visita apostolica in Congo (nel fine settimana sarà in Sud Sudan), il Papa ha incontrato alcune vittime delle violenze e dei conflitti, giunte a Kinshasa dalla regione del Kivu, dove due anni fa fu assassinato l’ambasciatore italiano, Luca Attanasio. Sempre in Nunziatura papa Francesco ha visto anche i rappresentanti delle associazioni caritative che operano nel Paese.

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Il Pontefice ha incontrato alcune vittime di guerre e conflitti che insanguinano il Congo. Foto Twitter @VaticanNews

Appello del Papa contro lo sfruttamento

Da Kinshasa Francesco aveva lanciato un forte appello il 31 gennaio, appena arrivato in Congo. “Giù le mani dalla Repubblica Democratica del Congo, giù le mani dall’Africa! Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare. È tragico che questi luoghi, e più in generale il Continente africano, soffrano ancora varie forme di sfruttamento. Dopo quello politico, si è scatenato infatti un colonialismo economico, altrettanto schiavizzante. Così questo paese, ampiamente depredato, non riesce a beneficiare a sufficienza delle sue immense risorse. Si è giunti al paradosso che i frutti della sua terra lo rendono ‘straniero’ ai suoi abitanti. Il veleno dell’avidità ha reso i suoi diamanti insanguinati“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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