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Ucraina: i russi bombardano Kharkiv, Kiev chiede i caccia bombardieri

Tra i Paesi NATO sale il timore che il prolungamento della guerra favorisca Mosca e ora mandare i jet non è più un tabù

Dopo gli annunci sull’invio di carri armati occidentali in Ucraina a supporto di Kiev la Russia intensifica i bombardamenti. A Kharkiv colpito un edificio residenziale, i danni sarebbero ingenti.

Il governatore della regione di Kharkiv, Oleh Synyehubov, ha scritto su Telegram che “un missile nemico ha colpito un edificio residenziale nel centro della città. Era probabilmente un missile S-300. Tutti i servizi di emergenza stanno lavorando sul posto“.

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I soccorritori ripuliscono le macerie degli edifici residenziali danneggiati nel distretto settentrionale di Saltivka a Kharkiv. Foto Ansa/Epa Sergey Kozlov

Il quarto piano dell’edificio è completamente distrutto, riporta l’agenzia di stampa Ukrinform, aggiungendo che “secondo i residenti locali, almeno due feriti sono stati portati fuori dall’edificio“. Ma secondo quanto scrive su Telegram il capo dell’amministrazione statale regionale di Kharkiv, in 3 sono rimasti feriti, e una di queste persone è poi morta per le ferite. “Le operazioni di soccorso continuano“, aggiunge.

L’Ucraina vuole i caccia

Kiev rafforza intanto il pressing sugli alleati per ricevere armi ancora più potenti e affrontare al meglio le grandi battaglie della primavera, quando il terreno non sarà più gelato. La prima richiesta di Volodymyr Zelensky è quella di missili a lungo raggio, ma il vero obiettivo sono i caccia bombardieri.

E a Washington, ora, la questione inizia ad essere presa in considerazione. Invece in Europa, sulla sponda tedesca, si tenta di riaccendere una fiammella di dialogo. Il cancelliere Olaf Scholz ha sottolineato di voler parlare ancora con Vladimir Putin. E il Cremlino sembra aver apprezzato. Zelensky, nel messaggio serale alla nazione, ha ringraziato gli alleati, inclusa l’Italia, per gli ultimi “risultati significativi ottenuti nel campo della difesa“. E ha auspicato che questo “slancio” si mantenga in due direzioni: “accelerare” con le forniture di armi già concordate e “valutare” l’invio di “nuove tipologie“.

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Un F16 americano ad Amendola (Foggia). Foto Ansa/Giuseppe Lami

Missili a lungo raggio

Il leader dell’Ucraina ha in mente innanzitutto i “missili a lungo raggio“. Perché i lanciarazzi americani Himars fin qui utilizzati “hanno una gittata di 80 chilometri e non possono raggiungere molte delle aree occupate“. Invece, con una dotazione di “Atacms da 300 chilometri” di raggio, si metterebbe sotto pressione l’artiglieria russa posta lontano dal fronte, che finora ha potuto colpire indisturbata le città, ha sottolineato Zelensky.

Gli F16 in Ucraina?

Oltre agli Atacms, Kiev proverà a ottenere qualcosa che all’inizio della guerra sembrava un tabù per gli occidentali, e cioè i jet da combattimento. Una ventina, tra F16 statunitensi, i francesi Rafale o gli svedesi Gripen, sono i desiderata dell’aeronautica per svecchiare la flotta di epoca sovietica. Su questo tipo di forniture aeree la novità è che gli americani non chiudono la porta.

Anzi, secondo Politico, al Pentagono c’è un gruppo di funzionari militari che sta facendo pressione in questa direzione. Inoltre, rileva il Wall Street Journal, sembra crescere tra i funzionari dei Paesi NATO il timore che una guerra lunga possa fare il gioco di Mosca. Da qui l’urgenza di armare il più possibile Kiev.

Berlino teme un’escalation

Di jet all’Ucraina non vuole per il momento sentire parlare Berlino. Mettere questo tema sul tavolo “non sarebbe ritenuto serio dall’opinione pubblica“, ha affermato Scholz, reduce dal sofferto sì all’invio dei tank Leopard, su pressione degli alleati. Il cancelliere tedesco resta impegnato per “evitare un’escalation” che porti a una “guerra tra NATO e Russia“. Per questo, ha annunciato, “parlerò di nuovo con Putin al telefono. Spetta a lui ritirare le truppe dall’Ucraina e fermare questa terribile guerra insensata“. Sibillina la replica del Cremlino, ma non di chiusura: “Non sono in programma conversazioni concordate“. Ma “Putin è stato e rimane aperto ai contatti“, ha detto Dmitry Peskov.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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